(ASI) "Di fronte alle esigenze dell'esistenza, la tentazione porta a tirarsi indietro, magari in nome della prudenza e del realismo, fuggendo così' la responsabilità' di fare fino in fondo la propria parte".
Queste le parole del Papa durante la veglia di preghiera in piazza San Pietro in preparazione alla 14° assemblea generale ordinaria del sinodo dei vescovi.
Un anno fa i padri sinodali insieme al Papa hanno chiesto un confronto sulla cellula fondamentale della società:la famiglia. Questa, ha ricordato il pontefice, e' luce anche se fioca nel buio del mondo. Lo stesso Cristo si è incarnato in una semplice famiglia ed è proprio da Nazareth che bisogna ripartire per ritrovare la strada.
La piazza ha visto nella notte di sabato novantamila persone per dar voce ad una metànoia, che non colpisce solo la Chiesa, ma tutta la società umana. Il buio della piazza è stato rotto da mille e mille lumini, segno che la speranza sulle sorti della famiglia umana non si spegnerà' così facilmente.
La solenne apertura e' stata l'Eucarestia di domenica, celebrata alle 10, nella basilica vaticana.
Le preghiere sono state fatte in varie lingue: dal cinese all'arabo, dall'inglese allo swahili.
Un vero ecumenismo di popoli e lingue.
I padri sinodali sono 270, 74 i cardinali, 181 i vescovi, i religiosi 13, i parroci 2, fra cui il perugino Don Saulo, 18 le coppie di sposi ed infine gli esperti, in numero di 24.
Grande fermento, dove i responsabili dei vari movimenti hanno voluto dire la propria.
Carron di comunione e liberazione ha commentato:"Gli sposi sono condannati a essere consumati da una pretesa dalla quale non riescono a liberarsi se non incontrano ciò a cui il segno rimanda".
Truffelli, dell'Azione Cattolica ha affermato che:"In ogni nucleo familiare si trova una traccia di bene".
Maria Voce ha ribadito che:"È proprio la famiglia che deve mostrare la tenerezza del Padre".
Lo stesso cardinale Bagnasco, Presidente dei vescovi italiani, salutando il Papa, ha spiegato che come pastori, tutti i vescovi si sentono "in prima linea nella promozione della cellula fondamentale della Chiesa e della società".
L'omelia domenicale ha ribadito i valori fondamentali della nostra fede, l'indissolubilità del vincolo coniugale, senza dimenticare l'umanità ferita, le coppie lacerate.
In un mondo globalizzato, le case sono sempre più lussuose, i divertimenti sempre più accattivanti ma nascondono tanta solitudine e poco calore familiare. La famiglia troppo spesso produce "tanta libertà ma poca autonomia".
Dio, afferma il Papa, ha creato l'uomo per la felicità e l'amore duraturo, fedele, stabile, fertile, "ma le società più avanzate mietono basse natalità, alte percentuali di aborto, di divorzio, di suicidi, di inquinamento ambientale e sociale".
Queste lacerazioni umane e sociali producono solitudini devastanti ed è proprio l'amore tra l'uomo e la donna a cancellarle e a vivificarle con l'amore vicendevole e fecondo.
La parola "per sempre" crea paure, delusioni, scoraggiamenti, invece Gesù benedice proprio questo sempre. Il Pontefice ribadisce che "l'obiettivo della vita coniugale non è vivere per sempre ma amarsi per sempre", il matrimonio infatti non è una utopia adolescenziale, ma sete d'infinito.
La Chiesa non deve però puntare il dito e giudicare le coppie ferite, ma accoglierle con misericordia.
"Porte aperte a chi chiede aiuto e bussa. L'errore ed il male devono essere combattuti e condannati, ma l'uomo che cade e sbaglia deve essere compreso ed amato", così il Papa cita San Giovanni Paolo II.
Ilaria Delicati - Agenzia Stampa Italia
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