(ASI) “Patria socialista y victoria! Viviremos y venceremos!”. Era il 28 luglio 2011 quando il comandante Hugo Rafael Chavez Frias, con voce tonante, affacciato al balcone di palazzo di Miraflores, a Caracas,
lanciava questo nuovo slogan alla folla che si era radunata per festeggiare con lui il suo 57esimo compleanno [1]. Un messaggio che doveva essere di speranza. Di vittoria della vita sulla morte. Quella morte che da alcune settimane non aveva più soltanto le sembianze del capitalismo imperialista [2], ma anche quelle, se vogliamo ancor più infide, del cancro che gli era stato diagnosticato. Alcuni giorni fa Chavez di anni ne avrebbe compiuti 60. La malattia non gli ha infatti permesso di raggiungere questo ulteriore traguardo. Ma il suo erede Nicolas Maduro, la sua gente e tutti i popoli latinoamericani hanno voluto ugualmente celebrarne il compleanno e ricordare quello straordinario uomo che è stato. Dalla Cuba di Raul e Fidel Castro, al Brasile di Dilma Roussef, passando per l’Argentina di Cristina Fernandez, l’Ecuador di Rafael Correa, il Nicaragua di Daniel Ortega, l’Uruguay di José Mujica, El Salvador di Mauricio Funes, fino alla Bolivia di Evo Morales si è alzato forte l’omaggio al rivoluzionario, guida ed esempio della riscossa latinoamericana e del socialismo del XXI secolo. Nella Repubblica bolivariana, che proprio in questi giorni vede lo svolgersi del III congresso del Partito socialista unito del Venezuela, dalle grandi città che si affacciano sul mar dei Caraibi ai piccoli villaggi a sud del fiume Orinoco si sono tenute manifestazioni ed eventi in suo onore.
Chavez e il suo messaggio sono oggi più vivi che mai e continuano a infiammare i cuori e le menti di milioni di uomini e donne in tutto il mondo. Il Venezuela bolivariano continua nella sua strada contro il capitalismo e l’imperialismo e appena poche settimane fa ha ricevuto la visita del presidente russo Vladimir Putin e di quello cinese Xi Jinping. Un mondo multipolare è sempre più realtà. Evidentemente, della frase “Patria socialista y victoria! Viviremos y venceremos!” non è rimasto solo un vuoto slogan. Chavez ha infatti indicato la via vincente per chiunque desideri una società basata sulla giustizia sociale e sul lavoro, sulla pace, sulla libertà e l’autodeterminazione dei popoli: la patria socialista. Due concetti tra loro inscindibili e che si contrappongono inevitabilmente con quelli di capitalismo e imperialismo. Non può dirsi patriota o socialista chi sfrutta la propria gente, chi devasta la propria terra, chi impoverisce il proprio popolo e chi mette davanti l’interesse individuale a quello della comunità. Con quale coerenza può poi dirsi patriota o socialista chi muove guerra o si ritiene superiore agli altri popoli? Le patrie e le comunità sono oggi anche i principali baluardi contro un imperialismo e una borghesia cosmopolita che vuole uniformare le culture, annientare le tradizioni e omologare i pensieri. La Patria è socialista e antimperialista o non è. Chavez lo aveva capito già molti anni fa e oggi sempre più popoli raccolgono la sua bandiera vincente.
Nicola Torrini - Agenzia Stampa Italia
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