(ASI) Per quanto riguarda i presidenti degli Stati Uniti, abbiamo una lunga serie di candidati, cha hanno partecipato e/o vinto le elezioni ogni quattro anni e che facevano parte del CFR. Nel 1952 e nel 1956, il membro del CFR Adlai Stevenson sfidò Eisenhower. Nel 1960, fu la volta di una sfida tra membri del CFR, Nixon contro Kennedy.
Nel 1964, l’ala conservatrice del Partito Repubblicano sconvolse l’establishment, candidando il suo esponente, Barry Goldwater, contro quello appoggiato da Nelson Rockefeller, Johnson; Rockefeller, insieme all’ala del CFR, dipinse Goldwater, come un “pericoloso radicale, che vorrebbe abolire la Sicurezza Sociale e sganciare la bomba atomica su Hanoi, e in generale lo definirono una reincarnazione di Mussolini, il dittatore fascista”; Goldwater venne umiliato e Johnson vinse alla grande. Nel 1968, vi fu ancora una volta una sfida all’interno del CFR: Nixon contro il democratico Hurbert Humphrey. Nel 1972, di nuovo due membri del CFR: il presidente Nixon contro lo sfidante democratico George McGovern. Nel 1976, il presidente repubblicano Gerald Ford, del CFR, contro lo sfidante, del CFR e della Trilateral Commission (TC), Carter. Nle 1980, il presidente Carter venne sconfitto da Ronald Reagan, che, pur non essendo un membro del CFR, ne aveva uno come vicepresidente: George H.W. Bush; Reagan, dopo essere diventato presidente, posizionò nel suo staff 313 membri del CFR. Per curiosità: anche il terzo candidato, l’indipendente John Anderson era un membro del CFR. Nel 1984, il presidente Reagan si scontrò con il democratico Walter Mondale, membro del CFR. Nel 1988, George H.W. Bush, ex boss della CIA e membro del CFR, fu sfidato dal poco conosciuto Governatore del Massachussets, Michael Dukakis, membro anche lui del CFR. Nel 1992, il presidente Bush si trovò contro uno sconosciuto Governatore del poco importante Stato dell’Arkansas: era Bill Clinton, membro sia del Bilderberg che del CFR e della TC. Quando Clinton divenne presidente, mise un centinaio di membri del CFR nella sua amministrazione; inoltre, il team di Clinton e di Gore fu supportato e finanziato dai membri del CFR. Nel 1996, Clinton venne sfidato dal veterano repubblicano, e membro del CFR, Robert Dole. Nel 2000, il democratico Al Gore, del CFR, venne battuto dal Governatore del Texas, George W. Bush, figlio dell’ex presidente George H.W. Bush. Il vincitore, pur non facendo parte del CFR, venne supportato dai suoi membri durante la conquista del potere. Nello staff di Bush erano inclusi Condoleeza Rice, Dick Cheney, Richard Perle, Paul Wolfowitz, Lewis Libby, Colin Powell e Robert Zoellick, tutti membri del CFR. Nel 2004, Bush si riconfermò presidente contro un altro membro del CFR, il democratico John Kerry. Questo dimostra che, tra il 1928 e il 1972, ha sempre vinto le elezioni presidenziali un membro del CFR (escluso Lyndon Johnson, che ha comunque ripagato l’organizzazione, posizionando i suoi membri in tutti i ruoli chiave del governo). George H.W. Bush aveva 387 membri del CFR e della TC nella sua amministrazione. Nixon, all’inizio del suo mandato, posizionò 115 membri del CFR nel ruoli chiave dell’esecutivo. Dei primi 82 nominativi, appartenenti alla lista stilata dal presidente Kennedy, per il Dipartimento di Stato, 63 erano di esponenti del CFR, secondo quanto riferisce un documento scritto da Arnold Beichmann, apparso sul Christian Science Monitor l’1 settembre 1961. L’articolo si intitolava semplicemente “Council on Foreign Relations”. In pratica, il CFR ha funzionato come ufficio di collocamento virtuale, per il Governo Federale, sia che fosse composto da democratici o da repubblicani, indifferentemente. L’editorialista Edith Kermit Roosevelt, pronipote del presidente Theodore Roosevelt, ha affermato, in proposito, che “molte persone sono all’oscuro dell’esistenza di questa mafia legalizzata. Il potere di questa organizzazione coinvolge tanto il professore, che ottiene una borsa di studio dall’organizzazione, quanto il candidato a un posto nel governo o nel Dipartimento di Stato. Determina le politiche nazionali, in quasi tutti i settori”.
George Wallace, il candidato democratico alle presidenziali in quattro circostanze, negli anni Sessanta e Settanta, coniò un famoso slogan: “Non c’è la benché minima differenza tra Democratici e Repubblicani”. E aveva ragione. Che il presidente sia un democratico o un repubblicano, un conservatore o un liberale, la critica degli oppositori gli si scaglia contro comunque, senza in realtà colpire chi gestisce realmente il potere; infatti a prendere le decisioni sono sempre loro, i membri del CFR. I presidenti degli Stati Uniti vanno e vengono, ma il potere e il programma del CFR restano sempre invariati. L’elettore medio non è così stupido. L’opinione pubblica si rende conto che c’è qualcosa che non va. Un sondaggio sulla politica evidenzia che è sempre più forte l’idea che niente cambi, nel governo, a prescindere da chi si vota. Questa sensazione diffusa ha fatto in modo che calasse costantemente l’affluenza alle urne e che si diffondesse il cinismo tra i cittadini. A prescindere da quello che sente l’opinione pubblica, lo scopo del CFR non è cambiato fin dalla sua fondazione, avvenuta nel 1921, all’Hotel Majestic di Parigi. Kingman Brewster Jr., ambasciatore degli Stati Uniti in Gran Bretagna e rettore dell’Università di Yale, ha dato il suo contributo alla stesura dell’articolo “Riflessioni sugli obiettivi per la nostra Nazione”. Come membro del CFR, Brewster non si distanzia dagli obiettivi del Concilio, quando afferma che il “nostro obiettivo nazionale deve essere l’abolizione della sovranità americana: dobbiamo assumerci il rischio di invitare le altre nazioni a fondere la loro con la nostra”. Questi rischi includono il disarmo, al punto tale che l’America non sarebbe in grado di opporsi ad una missione di pace organizzata dalle Nazioni Unite. Poi l’America dovrebbe cedere allegramente la propria sovranità al Governo Mondiale, per favorire la formazione di quella che è definita la “Comunità Mondiale”. James Warburg, figlio di Paul Warburg, uno dei fondatori del CFR, il 17 febbraio del 1950 rilasciò una schietta dichiarazione alla Commissione Senatoriale per gli Affari Esteri: “Formeremo un Governo Mondiale, che vi piaccia o no, e lo otterremo o col consenso o con la forza”.
Nel suo libro “Il Futuro del Federalismo”, Nelson Rockefeller afferma: “Nessuna nazione, oggi, può difendere la propria libertà o garantire la soddisfazione della totalità dei bisogni e delle aspirazioni dei propri cittadini, agendo solamente entro i propri confini e sfruttando solo le proprie risorse, quindi lo Stato Nazionale, che agisce da solo, risulta, sotto molti aspetti, anacronistico, come lo diventarono a un certo punto le città-stato greche nell’antichità”.
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