(ASI) Perugia – Giovedì 8 giungo a Perugia presso la Sala della Vaccara, la redazione di Agenzia Stampa Italia ha tenuto un’importante conferenza dal titolo “Scacco Matto all’Isolamento”.
Tema su cui verteva l’evento, è la situazione dell’infrastruttura umbra e di un suo rilancio mediante la fondamentale battaglia per la venuta anche in Umbria del treno “Frecciarossa”. Facendo così uscire il “Cuore Verde d’Italia” dall’isolamento ferroviario mediante la realizzazione dell’alta velocità. Alla conferenza si sono susseguiti numerosi interventi di associazioni dei cittadini e dei consumatori e rappresentati politici regionali. Tra gli intervenuti, vi è stato anche il Consigliere regionale Valerio Mancini della Lega Nord, che al termine del suo intervento ha rilasciato gentilmente un’intervista ad ASI.
Consigliere Mancini, qual è il suo parere in merito alle infrastrutture ferroviarie umbre e le sue proposte per un rilancio di esse?
Valerio Mancini: «La situazione delle infrastrutture in complesso, quindi parlo di aeroporto ferrovie e strade, è compromesso oramai da anni. Stiamo raccogliendo cattivi frutti di lavori fatti male negli anni precedenti. L’ho dichiarato aspramente all’interno del convegno. Gli interlocutori politici che governano questa regione ininterrottamente da cinquant’anni e i loro referenti parlamentari, non sono stati capaci di raccogliere le proposte che sono venute dalle associazioni di categorie che questa sera sono state rivendicate, non sono stati capaci di fare sintesi delle esigenze di operatori economici. Con il risultato che per andare tra la Città di Castello e Perugia ci vuole esattamente trenta minuti in più in treno che nel mio 123; per andare da Città di Castello a Terni ormai siamo a cinque ore perché bisogna prendere ferrovia a tratti interrotta; per andare a Milano non ne parliamo; e il nostro aeroporto perde passeggeri. Non è una “sfortuna”, il terremoto è una sfortuna, quello non ci possiamo fare nulla. E’ la sfortuna di chi governa questa regione e che non sa amministrare: ormai è conclamato.»
In merito alla situazione della stazione “Medioetruria” e tutte le polemiche che si sono generate riguardo ad essa, Lei che cosa ne pensa?
Valerio Mancini: «Io in consiglio regionale ho di nuovo bacchettato il progetto del piano trasporto regionale che era già stato approvato con un anno di ritardo, perché noi l’abbiamo approvato nel 2015 e poi e stato invece datato 2014, quindi un anno di ritardo. Non c’è nulla di nuovo e nel mio intervento l’ho chiamo “Il libro dei sogni”, perché ad un piano regionale trasporti bisogna mettere risorse. Questa regione ha ingessato in una macchina burocratica pesantissima tutte le risorse spendibili. L’arte del possibile è invece quello che può fare la politica. Io ho un progetto in ballo, che mi è stato consegnato da uno studio di architettura di Arezzo, la Medioetruria si può fare a costo zero senza aspettare i soldi da Roma che sono, sempre, rimandati in avanti. C’è, chiaramente, da mettere sul tavolo privati, Rete Ferroviaria Italiana e il consorzio Frecciarossa e tutto quello che ne consegue. Il problema è un coordinamento politico fra le regioni. Io è da un anno che vedo la Giunta Marini sta facendo protocolli con Marche e Toscana, ma a “casa” non ha portato nulla. Ho la sensazione che nel nome di una pace politica tra vicini dello stesso partito, questa amministrazione, come quelle precedenti, non sa tutelare gli interessi degli umbri. Non a caso non abbiamo, come detto prima, una linea ferroviaria ad alta velocità nella nostra regione, sono stati più “svegli” i politici della Toscana, ed ora ci dobbiamo “attaccare” – attaccare nel senso a quella rete lì. In sintesi io dico, portiamo un Frecciarossa nella linea ordinaria in attesa di tempi migliori, e la stazione Medioetruria o si fa o bisogna aumentare per lo meno le coppie di treni nella città di Arezzo, che per il comprensorio perugino non è molto distante. Importante è garantire collegamenti veloci tra le città più importanti dell’Umbria con il primo punto di aggancio dell’alta velocità, ma fino adesso sulla carta non c’è nulla, non c’è un’idea chiara: aspettiamo, aspettiamo. L’aspetto grave è che sono tre consigli che dobbiamo parlare di “Frecciabianca”, ma anche l’ultimo è saltato perché la maggioranza non era rappresentata. Quindi cosa possiamo fare? Noi della minoranza possiamo solo proporre nella speranza di essere ascoltati.»
Federico Pulcinelli – Agenzia Stampa Italia