(ASI) Il dialogo nazionale, ovvero le trattative tra autorità nicaraguensi e manifestanti sono state interrotte dopo che nella città di Masaya, non distante dalla capitale Managua, sono scoppiati nuovi violenti scontri.
Secondo l'Associazione nicaraguense per i diritti umani (Anpdh), i tumulti hanno portato alla morte di almeno sei persone mentre una trentina tra manifestanti e forze di sicurezza sono rimasti feriti. Gli scontri sarebbero il seguito dell'azione di un gruppo di giovani armati di mortai di fabbricazione artigianale, impegnati a sparare al riparo di muri improvvisati con mattoni. Ad oggi le vittime delle violenze divampare nel paese oscillano tra le 150 e le 200 secondo le fonti.
Oltre che per le violenze l'Anpdh ha deciso di sospendere le trattative anche perché il governo non avrebbe permesso la partecipazione degli organismi internazionali ai nuovi incontri.
"Questo governo deve dimostrare di avere volontà politica" di aprire il dialogo, ha detto il vescovo ausiliare di Managua, Silvio Naez, dando notizia della sospensione del tavolo. "Questo non è un gioco, è un impegno serio per il futuro del Nicaragua. Non si possono continuare ad uccidere persone", ha detto il vescovo in una conferenza stampa rilanciata dai media locali.
Il governo da parte sua accusa le opposizioni di aver lasciato il tavolo pur non avendo rispettato un altro punto degli accordi, la rimozione dei blocchi stradali nelle principali strade del paese.
Appena venerdì scorso le parti avevano raggiunto un accordo sulla base della creazione di una task force internazionale comprendente la Commissione interamericana dei diritti umani (Cidh), l'Alto commissario delle Nazioni Unite e l'Unione europea per indagare sulle uccisioni di manifestanti avvenute nel corso delle proteste. Gli esperti dovrebbero condurre un lavoro "in loco" per accompagnare le indagini su tutte le morti e gli atti di violenza al fine diidentificare i responsbaili e stilare un pinao integrale per il risarcimento delle vittime. Al tempo stesso, le parti auspicavano la presenza dello stesso segretario generale dell'Organizzazione degli stati americani (osa), Luis Almagro, oltre all'avvio della rimozione dei posti di blocco.
Gli scontri nel paese sono divampati due mesi fa in seguiti ad una serie di manifestazioni promosse contro una riforma delle pensioni ritenuta penalizzante per i contribuenti. Le proteste si sono presto trasformate in una più generica richiesta di cambio nella vita democratica del paese. Il governo sandinista ha ritirato il progetto di riforma ma le proteste sono continuate sfociando in ulteriori violenze.
Gli scontri che si producono quasi quotidianamente nel paese costringono le varie autorità ad aggiornare di continuo i numeri della crisi.
Secondo l'ultimo bilancio redatto dal Centro nicaraguense per i diritti umani (Cenidh), dopo gli ultimi disordini il numero totale delle vittime ha toccato quota 168, mentre i feriti sarebbero oltre un migliaio. I nuclei di polizia anti-sommossa, sempre secondo la Cidh, hanno usato armi da fuoco, pistole, proiettili di gomma e gas lacrimogeni in modo "indiscriminato, senza l'utilizzo di protocolli per regolamentare l'uso proporzionale della forza". E secondo l'Alto commissariato per i diritti umani delle Nazioni Unite, che ha raccolto "numerose segnalazioni" dalle persone coinvolte nella protesta, molte delle morti registrate potrebbero essere "uccisioni ingiustificate".
Fabrizio Di Ernesto – Agenzia Stampa Italia