(ASI) "Al centro del programma di Umbertide cambia vi è il rispetto del principio di legalità. In tal senso riteniamo che la comunità islamica e le diverse comunità straniere debbano rispettare i fondamentali principi della nostra Costituzione italiana e partecipare in modo attivo alla vita della comunità cittadina, assumendo precise responsabilità, ad esempio per ciò che riguarda la sicurezza, il riconoscimento dei diritti delle donne e dei minori, la lotta al lavoro irregolare, lo spaccio di sostanze stupefacenti.
In particolare, sulla nuova costruzione, dobbiamo chiarire in maniera definitiva se si tratta di Moschea, come più volte dichiarato, o di Centro Culturale islamico, come le carte affermano. L’equivoco di fondo già di per sé richiama a quella necessità di assoluta trasparenza che riguarda i finanziamenti e la gestione della stessa iniziativa. Per questo nel nostro programma abbiamo previsto il blocco del cantiere, che significa ricominciamo d’all’inizio e capiamoci bene su quello che si può o non si può fare, e la stipula di un vero e concreto patto di cittadinanza, che vuol dire aprire un vero confronto con tutte le diverse espressioni del mondo islamico, non una sola parte. Un patto che segni un passaggio netto dalla subordinazione finora dimostrata dalle amministrazioni comunali, in cui appunto siano chiari i doveri da rispettare ed in cui venga definito il funzionamento del centro culturale islamico, in linea con gli ordini del giorno presentati da Umbertide cambia, mai approvati. Aspetti che non sono contemplati neanche nel protocollo d’intesa firmato d’imperio dalla precedente Amministrazione comunale, senza che questo fosse discusso almeno in Consiglio Comunale. In sostanza significa definire un nuovo modello di relazione che guarda alle persone, prima che alle comunità di appartenenza, e si basa sul rispetto dei doveri e dei diritti repubblicani. Dire di voler semplicemente fermare la costruzione della nuova Moschea (Lega) non risolve infatti la necessità di porre su nuove basi la convivenza con la comunità islamica, comunque presente. D’altra parte pretendere la sola costruzione del piano terra (Locchi), dopo aver concesso una autorizzazione per l’intero progetto, o addirittura affermare che il Centro culturale Islamico sia di esclusivo diritto di chi abita nella nostra città (PD), come se fosse possibile mettere dogane o non consentire ad esempio a chi risiede a Montone, e che già oggi frequenta la Moschea, di usufruirne, oltre che sostenere una banalità (peraltro costituzionalmente illegittima) significa non voler affrontare i veri problemi che riguardano storicamente il rapporto tra Umbertide e le comunità straniere. A nostro parere, infatti, oggi assistiamo al fallimento del modello di integrazione per anni sostenuto, che ha sostanzialmente puntato ad aumentare il numero delle presenze, certamente con poca lungimiranza considerata l’altissima percentuale di stranieri nelle fasce di età più giovani, al controllo della comunità islamica, spesso a fini elettorali, e non alla sua emancipazione, alla ingiustificabile tolleranza di fenomeni di illegalità, guardandosi bene dal porre in essere un puntuale controllo delle residenze, della regolarità dei contratti di affitto, del lavoro nero, della stessa agibilità del locale tutt’ora adibito a Moschea. Una politica che, chiudendo gli occhi, ha favorito un senso di impunità di fronte alla irregolarità e spesso ha determinato impropriamente il beneficio di diritti ed agevolazioni (case popolari, esenzioni dal pagamento di prestazioni sanitarie, erogazione di contributi) che in molti casi una condizione di regolarità non avrebbe consentito di ottenere. Per questo il nostro sindaco applicherà scrupolosamente la norma regionale in materia urbanistica che prevede la possibilità di intervenire con uno specifico provvedimento di chiusura (non in autotutela) nel momento in cui si accerti il mancato rispetto della destinazione d’uso di uno stabile. E una Moschea, in quel terreno, non si può fare". E' quanto dichiarato con una nota dalla Lista Umbertide Cambia.

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