(ASI) Lettere in Redazione. Quando si stava programmando l’unione Europea e si discettava su come avrebbe dovuto essere fatta, noi dicevamo, inascoltati, derisi e tacciati di incompetenza, che tale unione non sarebbe stata solida e duratura se non avesse avuto in comune delle basi politiche, culturali e storiche oltre a quelle economiche e che queste ultime erano, a nostro parere, l’effetto e non la causa della realizzazione delle prime.
Gli interessi politici e soprattutto la salvaguardia del potere dei governi nazionali che era ed è alla base dell’interesse della casta politica in funzione dei privilegi e dei guadagni che da esso derivano, hanno fatto si che ci si fermasse all’aspetto economico dell’accordo sperando sotto, sotto, di trarne un vantaggio ulteriore.
Al di là della disonestà di fondo di un simile atteggiamento, i padri fondatori non hanno avuto neppure la capacità specifica professionale di intravedere quali sarebbero state le conseguenze di una serie di politiche economiche slegate, molto differenti ed a volte in contrasto tra di loro sull’andamento di una moneta unica che legava allo stesso destino tutti gli Stati membri.
Senza teorizzare o ricercare delle spiegazioni tecniche, sono i fatti e la situazione attuale dell’Europa ad illustrare la situazione ed a dimostrare che la visione puramente economica dell’unione Europea era un errore marchiano che non teneva conto delle dinamiche che comunque avrebbero determinato le discrasie e le scollature che si sono puntualmente verificate e che hanno agito da forza centrifuga rendendo sempre più fragile il legame tra i vari stati membri.
Un’Europa dei popoli e delle Patrie avrebbe avuto, come naturale conseguenza, un governo federale centrale ( del tipo degli Stati Uniti o della Svizzera) che avrebbe stabilito regole e leggi valide per tutti gli stati membri sia piano della politica economica che su quello della politica estera che su quella culturale equilibrando così ed omogeneizzando gli effetti sia dell’andamento dell’economia interna della federazione che quelli dei rapporti con il resto del mondo e tra gli stati membri, con un peso che i singoli stati membri non potrebbero mai avere.
Certo si sarebbe dovuto cedere una parte della sovranità nazionale al potere centrale Europeo, ma ci sembra che questo sia implicito nel concetto stesso di federazione e che la pretesa di non farlo sia come volere la botte piena e la moglie ubriaca..!
D’altronde la realtà di tutti gli stati federali dimostra che questa è l’unica soluzione applicabile con una serie di “competenze” che vanno dallo stato centrale al piccolo comune.
Tale distorta visione che ha invece guidato i padri fondatori dell’Unione Europea è altresì la conseguenza diretta della concezione del mondo che si è venuta a creare dopo la seconda guerra mondiale quando nel conflitto tra oro e sangue ha purtroppo vinto l’oro per cui tutte le considerazione sono state da allora condizionate dalla preminenza dei fattori economici su quelli umani!
Sarebbe necessaria un’inversione di marcia, ma certamente la strada è in salita e non sarà facile ribaltare le priorità e ristabilire la preminenza del sangue sull’oro, ma è questa l’unica strada percorribile che ci possa dare una federazione Europea solida e duratura in cui tutti possano riconoscersi e nella quale tutti vogliano veramente restare ..!!
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