Da Perugia segnali contrastanti...
Sembra non essere un caso, dunque, che la neonata formazione finiana, Futuro e Libertà, abbia individuato proprio qui la sede per il suo primo congresso nazionale. Ci saranno tutti: dal suo leader, nonché Presidente della Camera, Gianfranco Fini, a Italo Bocchino, fino ad arrivare ad intellettuali del calibro di Luca Barbareschi e Adolfo Urso, senza tralasciare i mai secondari riferimenti a Tocqueville e ai Tea Party, questa due-giorni sembra pensata per rientrare in una più ampia quattro-giorni di magno gaudio dell’ex Alleanza Nazionale, che si concluderà con la consueta celebrazione post-missina dell’anniversario della caduta del Muro di Berlino. Poco dopo Eurochocolate e in contemporanea con la tradizionale Fiera dei Morti, il capoluogo dell’Umbria, perciò, si ritroverà nuovamente a calamitare l’attenzione generale del Paese. Eppure, Perugia ha anche un’altra faccia.
È forse la sua collocazione geografica, collinare e tellurica, ma indubbiamente e ancor più la componente Etrusca, con le sue mura e le sue fortificazioni, più oscura e meno nota, ma molto più intrinseca, a determinare una realtà fatta di diffidenza e di chiusura, che, sicuramente, urta non poco con quell’apparenza cosmopolita e sorridente che troppo frettolosamente le viene assegnata. Perugia è tortuosa e controversa, proprio come la sua storia.
E proprio mentre, tra raffinatissimi aperitivi e cravatte setate, andrà in scena la manifestazione dei finiani, spuntano in città necrologi celebrativi per l’anniversario della morte di Jean Thiriart, un intellettuale dai percorsi molto peculiari e ancora incomprensibili ai più, che votò la sua intera esistenza alla lotta contro l’imperialismo americano e che, forse per primo e in tempi avversi, comprese la necessità dell’unità tra l’Europa e la Russia, quando questa era ancora emblema dell’Urss, separata da un Muro che, molti pensionati e lavoratori, da quella parte, vorrebbero perfino rialzare. Con buona pace dei profeti d’Occidente.