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La parata del 2 giugno? Risparmiamo, è meglio...

(ASI) Correva l'anno 1989, e Valerio Zanone, segretario del Pli, nonché ministro della difesa, bloccava la consueta parata lungo i Fori Imperiali di Roma il 2 giugno. Si trattava di una decisione giusta, prevista dal Governo per fare economia sulla spesa pubblica. Undici anni dopo, il Presidente Carlo Azeglio Ciampi, decideva di ripristinarla. Già, il Presidente azionista e patriottico, che credeva nuovamente nell'inno, nella bandiera, nella triade (tutta sua) Risorgimento – resistenza – Repubblica. Tuttavia, lasciamo da parte per un attimo le motivazioni di questa celebrazione, e riflettiamo sui costi, vista la crisi.

Se escludiamo ripensamenti dell'ultima ora, la parata avverrà regolarmente anche il due giugno di questo mesto 2012. Una celebrazione che costerà quasi quattro milioni di Euro. E non paga il Ministero della Difesa, e nemmeno lo Stato. Lo capirebbe chiunque: paghiamo noi cittadini contribuenti.

Pensiamo all'immenso spreco che coinvolge questi quattro milioni: allestimento dei Via dei Fori Imperiali, servizio di vigilanza e sorveglianza, straordinari, spostamento bus, tram e altri mezzi, allaccio cabine elettriche, impiego di mezzi e uomini (militari e civili). Questi ultimi poi, hanno costi che nemmeno immaginiamo: indennità di ogni tipo, pensiamo a quella di missione per chi viene da fuori Roma; straordinari notturni lungo i Fori; sfilata delle Frecce Tricolori (20.000 Euro l'ora!). Mi sembra che l'elenco sia più che sufficiente per comprendere l'entità dello spreco.

Se consideriamo poi che assistiamo a suicidi giornalieri, azioni disperate contro Equitalia, stragi apparentemente assurde (ma che avvengono) e molti altri fattori di quest'Italia in crisi, ci si può tranquillamente interrogare sul significato di tutto ciò.

Al momento non siamo una nazione militare, né tantomeno possiamo vantare particolari meriti per sfilare da trionfatori. Difatti, ha molto più senso la parata del 9 maggio a Mosca, di una Russia vittoriosa sul nazismo, che quella di un'Italia sconfitta, che ha cambiato in maniera molto dubbia il suo status istituzionale. Oltretutto, i festeggiamenti per il 4 novembre nostrano sono ridotti sempre più all'osso, nonostante rappresenti l'unica vittoria che l'Italia abbia mai conseguito. Un altro assurdo, ma si sa che in questo, siamo professionisti.

Persino l'ex ministro della difesa, Ignazio La Russa, si domandava, poco tempo fa, se non fosse meglio che i festeggiamenti avvenissero in forma simbolica, con fondi da stanziare per il sociale, per i diversamente abili o per gli anziani. E non si trattava certo di una proposta sbagliata, anzi.

Polemiche istituzionali a parte, e soprattutto sulla visione di questa festa, il mio monito non può che essere questo: Presidente Napolitano, per favore, è ancora in tempo, fermi questo spreco.

Valentino Quintana per Agenzia Stampa Italia

 
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