Le recenti dichiarazioni di Marchionne relative alla Fiat hanno aperto un ampio dibattito in merito alla questione messa sul tappeto. Dopo l'intervento trasversale dei partiti è interessante conoscere cosa pensa in proposito il sindacato della Fiom. Vi riportiamo due loro prese di posizione.
Fiat/1. Airaudo (Fiom): “La richiesta di Cassa integrazione in deroga per lo stabilimento di Pomigliano è in contraddizione con l’accordo separato del 15 giugno scorso”
“Siamo stati convocati al ministero del Lavoro per partecipare il 3 novembre, a un incontro in cui sarà esaminata una richiesta, avanzata dalla Fiat, e volta a ottenere la concessione della Cassa integrazione in deroga, per la durata di otto mesi, per i lavoratori dello stabilimento auto ‘Giambattista Vico’ di Pomigliano d’Arco.” Lo ha detto Giorgio Airaudo, segretario nazionale e responsabile auto della Fiom-Cgil, nel corso di una conferenza stampa tenuta a Roma presso la sede nazionale dell’organizzazione.
“Questa richiesta – ha proseguito Airaudo – è in contraddizione con l’accordo che non più tardi di tre mesi e mezzo fa, e cioè il 15 giugno scorso, la stessa Fiat ha firmato con Fim-Cisl, Uilm-Uil e Fismic. Un accordo in cui al punto 9, non per caso intitolato Cigs, veniva previsto il ricorso all’utilizzo della Cassa integrazione guadagni straordinaria per ristrutturazione per tutti i lavoratori dello stabilimento di Pomigliano per la durata di due anni.”
“A questo punto - ha detto ancora Airaudo - non è solo lecito chiedersi per quale motivo vi sia stato un così repentino ripensamento circa il tipo di ammortizzatore sociale da utilizzare per Pomigliano. In assenza di una spiegazione, che chiederemo domani nel corso dell’incontro, possono venire in mente le idee più diverse. Non vorremmo, insomma, che rispetto a Pomigliano si crei una situazione tipo Alitalia, in cui c’è una bad company che tiene tutto ciò che la new company non vuole o non può assorbire.”
“Aggiungo – ha poi affermato Airaudo – che in Fiat non si può andare avanti con una situazione in cui Marchionne vorrebbe costringere i sindacati a giocare a mosca cieca, rincorrendo l’Azienda rispetto ai problemi che essa pone nei diversi stabilimenti e senza avere mai un quadro chiaro dei suoi progetti e dei suoi programmi produttivi.”
“Ciò è tanto più vero – ha osservato Airaudo – se si considera che i dati resi noti in queste ore sul mercato dell’auto assegnano alla Fiat una quota di mercato tra le più basse a mia memoria, e comunque inferiore a quella che Marchionne trovò al suo arrivo in Italia.”
“Giovedì 4 novembre - ha concluso Airaudo - il nuovo ministro dello Sviluppo Economico, Romani, incontrerà l’Amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne. Per parte loro, i concessionari auto hanno chiesto un incontro allo stesso Ministro in relazione alla crisi che attanaglia anche le reti commerciali del settore. Credo che, a questo punto, sarebbe bene se il ministro Romani prendesse l’iniziativa di convocare i sindacati dei metalmeccanici.”
Fiat/2. Airaudo (Fiom): “Marchionne usa la questione della produttività come uno specchietto per le allodole mentre l’Azienda sta cambiando perimetro, missione produttiva e, forse, proprietà”
“Il fatto che l’Amministratore delegato di un’azienda decida di andare in televisione per stabilire un rapporto diretto con l’opinione pubblica è indubbiamente singolare.” Lo ha detto Giorgio Airaudo, segretario nazionale e responsabile auto della Fiom-Cgil, nel corso della conferenza stampa tenuta oggi a Roma.
“A noi – ha osservato Airaudo – è parso che Marchionne, con la sua presenza a ‘Che tempo che fa,’ abbia tentato di reagire in qualche modo al consenso conquistato dalla Fiom con la manifestazione del 16 ottobre. Noi preferiremmo però avere con l’Azienda un rapporto diretto ai tavoli di trattativa, piuttosto che non a mezzo stampa o in televisione.”
“Il fatto - ha affermato Airaudo - è che Marchionne è riuscito a costringere i mezzi di informazione a parlare degli impegni che sindacati e lavoratori dovrebbero prendere con l’Azienda, mentre lui non prende nessun impegno nè con noi, nè con il Paese.”
“In sostanza - ha proseguito Airaudo - Marchionne usa i lavoratori e il tema della produttività, non misurabile in assenza di produzione, come uno specchietto per le allodole, mentre l’Azienda che lui dirige, dopo lo spin off sta cambiando perimetro, missione produttiva, e forse anche proprietà.”
“Se Marchionne non esclude di poter fare a meno dell’Italia - ha concluso Airaudo – noi, invece, non possiamo fare a meno della Fiat, come Paese e come lavoratori.”
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