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(ASI) Il presidente della Federcontribuenti, Carmelo Finocchiaro, «oggi ho convocato una riunione straordinaria della Presidenza Nazionale per decidere in tempi rapidi come intervenire contro questa ormai insostenibile situazione politica. Basta con un Governo di tecnici e ragionieri.

E’ arrivato il momento di cambiare passo. Dalla recessione si esce con misure serie che creino sviluppo. Tutto il resto serve solo e soltanto ad impoverire il popolo italiano ». Stamane un operaio edile si da fuoco a Verona perchè non riceve da mesi uno stipendio, mercoledì è un uomo di 58 anni di Bologna a trasformarsi in una torcia umana perchè pieno di debiti, dall'inizio del 2012 ben 10 persone, contribuenti onesti, si son tolti la vita a causa dei problemi economici. La media è di 3 suicidi al mese per lo stesso problema. Non ce la fanno più gli italiani a sostenere il costo deciso da questo governo, o si alzano gli stipendi o si mette mano ai ribassi fiscali e di tutti i beni di largo consumo. Con gli stipendi fermi da decenni non si può ipotizzare di stare al passo con l'aumento delle tasse, delle detrazioni fiscali sulle buste paga, con le le accise sulle bollette dell'energia elettrica e a quelle sulla benzina. Continua Finocchiaro, « non siamo in recessione economica, siamo all'apoteosi della speculazione generale. Chiederemo alla nostra base se son pronti a fermare il Paese con uno sciopero nazionale che coinvolga tutte le città italiane». I redditi sono insomma troppo bassi per pretendere tutti questi aumenti e tutti in contemporanea, troppi bassi per stare dietro a tutte le scadenze fiscali. Il Governo deve fermarsi e decidere cosa è più importante, salvare gli italiani o le simpatie europee. Non esiste un tetto massimo per le tasse, non esiste un tetto massimo entro il quale aumentare i carburanti, l'energia elettrica, il gas, gli affitti delle case. L'unico tetto massimo riguarda appunto gli stipendi, inchiodati ad un livello troppo basso, eppure, il governo, dice che l'economia è ferma proprio a causa dei lavoratori che pretendono troppi diritti e salari fissi. Una grave incongruenza si è formata tra lo Stato e la popolazione civile.

E la rabbia esplode anche in Spagna e in Grecia e per gli stessi motivi italiani. Caro vita galoppante, assenza di politiche per la famiglia, per le piccole imprese e tasse al di la delle forze dei cittadini. Il problema è che la politica ci costa troppo: paghiamo per ogni ente pubblico, spesso costosi e inutili carrozzoni, paghiamo per mantenere stipendi manageriali alle stelle, paghiamo senza ricevere nulla in cambio. Se poi è lecito chiedere a chiunque di lavorare per riuscire a pagare solo tasse e sempre tasse su ogni cosa che lo circonda senza potersi permettere una pizza, un cinema o una gita fuori porta, ebbene, è una Italia da fermare all'istante. L'ambaradan politico sull'articolo 18, sulle semplificazioni, sulle questioni bancarie sono inutili polemiche che nulla danno agli italiani. Schedati e fiscalmente fucilati i cittadini non trovano spazio in nessun ambito politico e istituzionale. Se in Italia i ricchi son sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri è perchè vige la costante regola del togliere a chi non ha per salvaguardare i big dell'alta finanza. Se è vero che l'Italia deve darsi una regolata è pur vero che bisogna partire dagli strati alti, bisogna imporre misure fiscali alla portata di tutti e proporzionate ai diversi redditi altrimenti aumenteranno i gravi casi di cronaca nera tra persone allo stremo che si suicidano o si danno fuoco.

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