(ASI) Dopo la riforma del lavoro approvata in queste ore dal Consiglio dei ministri, per Marzo Rizzo, segretario di Comunisti Sinistra Popolare, "le conquiste sociali dell’intero secolo scorso sono completamente azzerate". A questo punto, che Rizzo definisce "fine del capitolo", l'Italia non può più definirsi una "Repubblica fondata sul lavoro", e di questo ringrazia - ironicamente - "Monti, Napolitano e l'Unione europea".
"Raccontano di nuovi diritti inesistenti per le nuove generazioni - accusa Rizzo -. Pensano che il popolo italiano sia così rincitrullito da non capire che se prima si licenziava (e tanto, 53mila lavoratori nella sola Lombardia nel 2011), adesso, con la possibilità di dare una miseria di indennizzo invece del reintegro, lo si farà ancora di più".
Il segretario comunista auspica "uno sciopero generale prolungato, una mobilitazione di massa che blocchi il Paese". Inoltre, punta l'indice anche verso "sindacato concertativo": "Lo spettro dell’inconsistenza del sindacato concertativo assume le sembianze di una Camusso che si appoggia ad un sciopero in cui non crede, perché ha costruito il suo futuro altrove ed è lì che aspetta un rametto cui aggrapparsi". Non risparmia dalle sue critiche neanche certi "finto-comunisti": "Non certo l’inconsistenza della miseria politica di certi finto-comunisti che prima usano persone con magliette “eclatanti” per farsi notare e poi si “scaricano” dalle responsabilità, “non si sa mai che un seggio, frutto di un accordo col Pd, possà ancora arrivare".