(ASI) Approvata nella giornata di venerdì dal Consiglio dei ministri, la riforma del lavoro del Governo Monti è destinata a continuare a provocare polemiche, spostando ora la discussione in Parlamento. Nella nota del Governo si legge che questa riforma renderà più "dinamico, flessibile e inclusivo il mercato del lavoro" e che è stata "fortemente auspicata dall'Europa".
Elenchiamone brevemente le novità di cui essa è portatrice:
Arriva il congedo di paternità obbligatorio. Il nuovo impianto del mercato delle professioni attribuisce massimo valore all'apprendistato - inteso nelle sue varie formulazioni e platee - che diviene il 'trampolino di lancio' verso la maturazione professionale dei lavoratori. Via libera al "regolamento che definisce termini e modalità di attuazione della disciplina delle cosiddette 'quote rosa' alle società controllate da pubbliche amministrazioni. L'obiettivo è il "potenziamento dell'accesso delle donne alle posizioni di vertice". Con l'obiettivo di perseguire "l'equità di genere" e favorire l'occupazione femminile la riforma del lavoro prevede "norme di contrasto alla pratica delle cosiddette dimissioni in bianco con modalità semplificate e senza oneri per il datore di lavoro e il lavoratore" e anche "il rafforzamento con l'estensione sino a tre anni di età del bambino (oggi è fino a un anno) del regime della convalida delle dimissioni rese dalle lavoratrici madri". Le aziende potranno stipulare accordi con i sindacati maggiormente rappresentativi, finalizzati a incentivare l'esodo dei lavoratori anziani. Si crea così "una cornice giuridica per gli esodi con costi a carico dei datori di lavoro". Con la riforma del Lavoro approvata dal Consiglio dei ministri "si potenzia l'istituto dell'assicurazione contro la disoccupazione estendendone l'accesso ai più giovani, a coloro che sono da poco entrati nel mercato del lavoro e alle tipologie di impiego attualmente escluse (ad esempio quella degli apprendisti)". Con la riforma del lavoro - sottolinea la nota di Palazzo Chigi - si riduce l'incertezza che circonda gli esiti dei procedimenti" sui licenziamenti. A questo fine si introduce una precisa delimitazione dell'entità risarcitoria eventualmente dovuta e si eliminano alcuni costi indiretti dell'eventuale condanna". Così "il costo sostenuto dal datore di lavoro in caso di vittoria del lavoratore è 'svincolato' dalla durata del procedimento e dalle inefficienze del sistema giudiziario".