Con queste parole il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano condannò 'la congiura del silenzio' che, per sessant'anni, abbandonò a se stessa la memoria dei crimini commessi dai partigiani di Tito tra il 1943 e il 1945.
Perché tanta omertà? Le motivazioni sono certamente più di una e abbracciano sia la politica che la diplomazia. Il Partito comunista italiano, le cui bande nel Nord Italia collaboravano strettamente con il IX Korpus sloveno di Tito, preferì celare l'argomento Foibe per ideologia ma anche per diplomazia con la vicina Repubblica popolare. Difficile, nell'ottica comunista, far accettare all'opinione pubblica una mostruosità partorita da un paese allora considerato tra i 'campioni' della difesa della libertà.
Poi, naturalmente, i rapporti con gli anglo americani. Londra e Washington (dal 1941 e per tutta la durata del conflitto mondiale), inviavano aiuti al Maresciallo, sia in termini materiali che umani (ufficiali di collegamento e commandos); inoltre, negli anni successivi in piena guerra fredda, il sostegno in Europa orientale di una nazione in contrasto col Patto di Varsavia spingeva gli alleati ad evitare attriti, sacrificando la verità storica alla ragion di stato.
E il resto dell'Italia? Perché chiudere nei meandri della memoria l'epurazione di migliaia di italiani?
Terra rossa Sangue Italiano, convegno organizzato dall'Associazione culturale Triskelion e da Rinascita Universitaria Perugia, esporrà argomentazioni relative all'ingiurioso silenzio che coprì assassinii di massa, una vera pulizia etnica simile a quella subita dalla popolazioni slave ad opera sia dei comunisti titini che degli uomini di Ante Pavelic.
Un paese per secoli attraversato da odi etnici che non ha imparò, sulla scorta di tanto sangue versato, il valore della tolleranza e del rispetto per la vita umana. L'Armata popolare di Jugoslavia non seppe mantenere, anche di fronte a civili inermi, la promessa di giustizia e libertà che aveva proclamato in quattro anni di combattimenti, lasciandosi andare a gesti estremi e agghiaccianti.
Un legame, quello con la violenza e la vendetta, che pare mai sia stato rotto nella cultura balcanica: le sanguinose guerre civili e i crimini contro l'umanità degli Anni Novanta ne sono triste ed emblematico esempio.
INTRODUCE:
Mattia Mori
Rinascita Universitaria Perugia
INTERVENGONO:
Andrea Lignani
Consigliere Regionale
Valentino Quintana giornalista e saggista - Associazione Libera Storia
Prof. Jacopo Caucci Von Saucken Università di Firenze
MODERA:
Marco Petrelli Centro Studi Nadir
ASI precisa: la pubblicazione di un articolo e/o di un'intervista scritta o video in tutte le sezioni del giornale non significa necessariamente la condivisione parziale o integrale dei contenuti in esso espressi. Gli elaborati possono rappresentare pareri, interpretazioni e ricostruzioni storiche anche soggettive. Pertanto, le responsabilità delle dichiarazioni sono dell'autore e/o dell'intervistato che ci ha fornito il contenuto. L'intento della testata è quello di fare informazione a 360 gradi e di divulgare notizie di interesse pubblico. Naturalmente, sull'argomento trattato, il giornale ASI è a disposizione degli interessati e a pubblicare loro i comunicati o/e le repliche che ci invieranno. Infine, invitiamo i lettori ad approfondire sempre gli argomenti trattati, a consultare più fonti e lasciamo a ciascuno di loro la libertà d'interpretazione