(ASI) A gennaio scorso, in Molise, è stata lanciata la ricerca di medici specializzati in Anestesia e rianimazione: dei 19 richiesti se ne sono presentati 12, dei quali è in corso l’esame dei titoli.
Fece rumore, a dicembre 2022, l’arrivo in Calabria di medici provenienti da Cuba. Mentre ancora prima, la Regione Puglia ha puntato su medici dall’Albania e la Regione Sicilia dall’Argentina.
A favorire l’arrivo di medici da Paesi non europei è stata la legislazione di emergenza durante la pandemia, che permette l’assunzione in deroga al normale iter di riconoscimento dei titoli e all’obbligo di iscrizione all’Ordine. Una possibilità che resta in vigore sino alla fine del 2025.
Ma il presidente Anelli, già nei mesi scorsi, aveva segnalato che la scelta motivata dallo stato pandemico «desta notevoli perplessità se applicata ad altre circostanze».
Difendono la professionalità dei colleghi stranieri i vertic dell’Amsi, Associazione Medici di Origine Straniera in Italia: «Sono molto preparati. E lo dimostrano le molte richieste – più di 10mila negli ultimi 5 anni – arrivate all’Asmi da strutture pubbliche e private di tutte le Regioni italiane».
E se i vertici della Fnopi sono pronti al dialogo con il ministro Schillaci per l’inserimento di infermieri dall’India, dal territorio emerge qualche perplessità: «Può essere un aiuto e in tempi di magra ogni aiuto è ovviamente ben accetto, ma non risolverà il problema. Sicuramente non nel breve termine – puntualizza Aurelio Filippini, presidente dell’Ordine degli infermieri di Varese –. Basti pensare che in Lombardia mancano 9mila infermieri, carenza in aumento, in base ai dati Ocse sulle percentuali di medici, infermieri e cittadini».
Ieri il ministro Schillaci ha sparso ottimismo: «Nel 2026 disporremo di 61.760 infermieri in più di oggi». E se i medici, secondo i dati Ocse, sono 4 ogni 100mila abitanti, più della media europea, «la vera emergenza è la capacità attrattiva del nostro Ssn che deve offrire ai medici e agli infermieri prospettive di carriera e incentivi economici per arrestarne la fuga».
Il ministro ha infine snocciolato i meriti della sua azione: misure per migliorare le retribuzioni (specie negli operatori di Pronto soccorso), abolizione del vincolo di esclusività per gli infermieri, e contenimento del ricorso ai “gettonisti”. Occorre, ha ammesso, superare «il blocco del turnover, che negli ultimi 15 anni non ha consentito alle Regioni di assumere personale».
FOAD AODI