(ASI) "Il digitale, nella società di oggi, non può più essere considerato un comparto della nostra economia, ma tutta l'economia ormai è digitale perché la società è digitale. Fin dall’inizio, i regolatori nazionali hanno arrancato nel normare quello che hanno sempre considerato un 'mondo parallelo' anziché il mondo reale, che si evolveva sempre più rapidamente delle stesse norme.
Con distorsioni sui mercati quasi mai normate per tempo. In questo contesto, si sono create le condizioni per la nascita di monopoli in cui poche aziende hanno avuto un impatto sempre più influente sulla vita dei cittadini e sul mercato. Con due colossi come Usa e Cina, e una Russia che fa gioco a sé, l'Unione europea rischia di rimanere schiacciata. Sull'elusione fiscale dei big del tech, ad esempio, dopo anni e anni di dibattiti partiti dalla webtax italiana del 2013, poi cancellata da Renzi, siamo arrivati a una proposta Ocse condivisa solo quasi dieci anni dopo. Tempi inaccettabili per le diseguaglianze create e subite. Anche sulle criptovalute il regolatore si è dimostrato, ancora una volta, in ritardo senza mai investire su una capillare educazione finanziaria dei cittadini. Le persone che hanno perso i soldi su FTX o BlockFi sono coloro che hanno inteso il trading online come un 'gratta e vinci', una percezione sbagliata, creata spesso ad arte da una pubblicità selvaggia su web, tv e stampa. Negli ultimi giorni, dopo alcuni tweet di Elon Musk, è tornata al centro del dibattito la posizione di assoluto monopolio che ricopre Apple nella regolamentazione del suo App Store. La società di Cupertino, infatti, applica delle policy molto stringenti nel processo di approvazione delle App che, a sua completa discrezione, possono essere tagliate fuori da un canale di distribuzione fondamentale per qualsiasi azienda dell’economia digitale. È evidente che il confine tra 'moderazione dei contenuti' e 'censura' può essere molto sottile e il regolatore deve evitare che tale potere, consolidatosi negli anni, sia utilizzato in maniera abusiva. A rendere ancora più pericolosa questa concentrazione di potere è la fee che Apple applica alle transazioni effettuate attraverso le app che può arrivare al 30% per aziende che hanno volumi importanti; è evidente che una politica del genere sia un grande ostacolo alla crescita di startup innovative nonché un abuso della posizione di predominio ricoperta da Apple. Nonostante non sia un problema che tocchi in maniera diretta gli utenti finali, i regolatori dovranno agire in fretta affinché si ristabiliscano condizioni di mercato più eque a beneficio di chi crea un’ecosistema, i vari Apple o Google, e di chi porta valore in quest’ultimo, le startup e le aziende produttrici di software". Così in una nota, Francesco Boccia, senatore PD e fondatore di DigithON, intervenendo a Pescara all'Abruzzo Economy Summit.