(ASI) Il presidente russo ha tenuto un discorso nazionale in cui ha annunciato la parziale mobilitazione delle sue forze armate, affermando che il Paese darà il suo pieno sostegno ai referendum nelle parti occupate dell'Ucraina per entrare a far parte della Federazione Russa.
Putin ha precisato che userà "tutti i mezzi a disposizione" per contrastare l'aggressiva politica anti-russa dell'Occidente
Con la mobilitazione parziale si procederà quindi al richiamo di 300.000 riservisti, molti dei quali hanno cercato di fuggire dal paese, via cielo e via terra, con code chilometriche verso la Finlandia e gli altri confini. Chi invece è sceso in piazza per manifestare contro tale decisione è stato arrestato, con la prospettiva di almeno 15 anni di carcere.
La mobilitazione parziale, cioè il richiamo di riservisti, era stato smentito alcuni giorni fa, in virtù del fatto che la Russia sosteneva come la campagna militare in Ucraina stesse procedendo secondo i piani. Si descrive l’offensiva russa come vittoriosa, con appena 6.000 soldati russi morti rispetto ai 150.000 ucraini, mentre secondo alcune fonti ( Stato Maggiore delle Forze Armate ucraine) il numero di morti e feriti dell’esercito russo corrisponderebbe a 50.610 uomini.
La Terza guerra mondiale e l’utilizzo di armi nucleari nel conflitto non rappresentano quindi un’utopia e le dichiarazioni di Putin, così come la necessità di portare a casa a ogni costo una vittoria politica e militare, rischiano di avvicinare sempre di più il conflitto attuale a un tragico scenario.
Segnali di una crisi economica, politica e militare difficile da controllare, soprattutto quando la promessa era quella di un’operazione speciale rapida e indolore. L’immagine della Russia imbattibile si è andata sgretolando giorno dopo giorno, così come la campagna militare che ha fin dall’inizio presentato problemi. La prova sono le grosse perdite subite e taciute, ma anche i problemi di logistica riscontrati nel corso dei mesi, nonché quelli di approvvigionamento e manutenzione dei mezzi e delle armi. Il richiamo di riservisti è un’ammissione di debolezza, perché se il meglio delle forze militari russe sono già state utilizzate fino a ora senza ottenere la vittoria, cosa potranno fare 300.000 soldati richiamati dal congedo permanente e che non partecipano ad attività militari da tempo.
Nello stesso discorso nel quale annuncia la mobilitazione dei riservisti, Vladimir Putin ha introdotto l’argomento che potrebbe spingere ad un’escalation militare globale. Sostenendo il referendum nel Donbass per l’annessione alla Russia, Putin sta mettendo dei paletti. Attaccare la regione del Donbass dopo il referendum, il cui risultato è pilotato e scontato, vorrebbe dire attaccare un territorio annesso alla Russia. In quel caso Mosca potrebbe rispondere anche con l’utilizzo di armi nucleari.
La dottrina militare della Federazione Russa lo esplicita chiaramente. In caso di aggravamento del conflitto l’intervento dei paesi occidentali, tra cui Regno Unito e Stati Uniti risulta inevitabile.Le dichiarazioni di Putin hanno avuto un effetto di risveglio da quella che era una martellante propaganda di vittoria e grandi azioni di liberazione. All’arrivo della lettera di richiamo in molti hanno tentato la fuga, tanto che al momento i voli sono tutti occupati, ci sono 35 km di coda verso la Finlandia, tentativi di fuga verso altri confini e proteste per le strade.intanto la fuga sembra essere bloccata per tutti gli uomini tra i 18 e i 65 anni, che devono rimanere a disposizione della chiamata alle armi.
Emilio Cassese - Agenzia Stampa Italia