In alcuni quotidiani di oggi sono apparsi articoli su presunte omissioni da parte della Farnesina, insinuando dubbi circa l’adeguatezza delle misure di sicurezza poste in essere a tutela dell’Ambasciatore Attanasio.
Nel pieno rispetto delle prerogative della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma che sta svolgendo indagini su quanto accaduto, e facendo riserva di integrazioni a seguito degli accertamenti interni ancora in corso, si forniscono gli elementi a disposizione.
Relativamente alle misure vigenti al momento dell’accaduto, esse ricadevano nella responsabilità del Programma Alimentare Mondiale (PAM), che aveva organizzato la missione nella regione di Goma e che aveva indicato nel suo comunicato del 22 febbraio che il percorso “era stato autorizzato senza scorta armata”. In data 24 febbraio, riscontrando la richiesta formale in tale senso presentata a nome del Governo italiano dalle nostre Rappresentanze Permanenti presso le Nazioni Unite a New York e a Roma, il Dipartimento per la Sicurezza dell’ONU ha formalmente comunicato di avere avviato una indagine – insieme a PAM e la Missione MONUSCO - sui tragici fatti del 22 febbraio e che tale indagine dovrebbe concludersi il 9 marzo prossimo, assicurando che gli esiti saranno condivisi con le autorità italiane.
Si specifica che in tutti i contesti esteri dove i nostri dipendenti effettuano missioni organizzate dalle Nazioni Unite o da altre organizzazioni internazionali, la responsabilità in materia di sicurezza è in capo a queste ultime. Infatti, il PAM ha dichiarato che la missione nell’area di Goma, località nella quale l’Ambasciatore Attanasio e il Carabiniere Iacovacci erano giunti a bordo di un aereo della Nazioni Unite, si svolgeva su veicoli del Programma Alimentare Mondiale. Il PAM ha formalmente manifestato la propria disponibilità a fornire assistenza agli organi inquirenti italiani.
Per quanto riguarda invece Kinshasa, che – si ribadisce – dista circa 2.500 chilometri da Goma, l’Ambasciata d’Italia dispone di due autoveicoli blindati, uno dei quali era in via di sostituzione con un nuovo autoveicolo blindato. Pertanto, non corrisponde a verità la notizia riportata in questi giorni che l’Ambasciata non dispone di autovetture blindate. Relativamente ai carabinieri, in Sede era operativo un contingente di 4 carabinieri: due erano addetti alla tutela dell’Amb. Attanasio (tra i quali il militare Iacovacci) e due sono addetti alla vigilanza e sicurezza dell’Ambasciata.
Relativamente alla richiesta di rafforzare il contingente di carabinieri addetti alla tutela dell’Ambasciatore Attanasio, quest’ultimo ne fece richiesta nel novembre 2018 in ragione dell’imminenza delle elezioni presidenziali e nazionali, previste per il 30 dicembre dello stesso anno, che si svolgevano in un clima di grandi tensioni politiche e sociali. Tale rafforzamento fu effettivamente disposto per il periodo richiesto.
La Farnesina auspica che gli elementi forniti – peraltro già illustrati dal Ministro Di Maio nella sua informativa al Parlamento del 24 febbraio – contribuiscano a concentrare l’attenzione sulla ricerca dei responsabili della tragica vicenda. A tale fine, la Farnesina conferma di avere chiesto la piena cooperazione delle autorità di Kinshasa e che sta fornendo ogni assistenza agli organi inquirenti italiani, anche inviando nella RDC tra pochi giorni un funzionario diplomatico a supporto del personale presente in Ambasciata.
Coasì in una nota la Farnesina.