(ASI) "L'episodio che, suo malgrado, ha visto protagonista la penalista Simona Giannetti - a cui un giudice ha disattivato il microfono nel bel mezzo di una discussione con il pm avvenuta nel corso di un'udienza da remoto - rappresenta un caso emblematico degli effetti collaterali dell'uso sistematico della modalità digitale nell'amministrazione della giustizia.
La vicenda, raccontata oggi dal quotidiano "Il Dubbio", rimarca ancora una volta la necessità di regolamentare a livello legislativo i cosiddetti videoprocessi, specialmente alla luce della probabile proroga dello stato di emergenza fino ad aprile. Da mesi civilisti e penalisti evidenziano i limiti e i rischi del processo di remotizzazione, lamentandone l'impatto negativo sul rispetto del diritto ad un giusto processo. Questi limiti emergono a maggior ragione per quanto riguarda l'attività di istruttoria dibattimentale e di discussione. L'episodio raccontato dal quotidiano "Il Dubbio" evidenzia ancora una volta come l'uso sistematico dei videoprocessi, tenuti su piattaforme digitali che non danno garanzia assoluta di segretezza, possa comportare delle limitazioni del principio dell'oralità e della contraddittorietà che il sistema giustizia in Italia non può assolutamente permettersi. Lo scorso aprile, accogliendo un odg presentato alla Camera, il Governo si è impegnato ad intervenire per limitare le udienze virtuali. Pur nella consapevolezza della situazione emergenziale protrattasi auspichiamo che il ministro Bonafede possa muoversi in tal senso e - in ogni caso - acceleri il processo di regolamentazione delle udienze da remoto al fine di evitare possibili arbitrii". Così in una nota i deputati della Lega in Commissione Giustizia Manfredi Potenti, Jacopo Morrone, Roberto Turri, Ingrid Bisa, Anna Rita Tateo, Riccardo Augusto Marchetti, Maura Tomasi, Luca Paolini, Flavio di Muro.