“Oggi ci proponiamo di scegliere se lasciare le cose come sono, in maniera ipocrita, vietando la prostituzione, o diversamente consentirla, disciplinandola. Oggi nei quartieri la prostituzione avviane vicino alle case, sotto gli occhi dei bambini, con standard di sicurezza bassi, dove le donne sono vittime della tratta e della schiavitu’, sotto il controllo della criminalità organizzata. Tutto questo inoltre procura un danno erariale in termini di mancato introito allo Stato. Abbiamo per questo lanciato una proposta di legge che possa dare una mano a chi decide liberamente di prostituirsi senza dare un giudizio di valore, eliminando la criminalità, portando soldi allo Stato e lasciando ai sindaci il compito di scegliere le zone più indicate e di l’istituire un registro di controllo” - Cosi il deputato Ruggieri presentando la proposta di legge sulla liberalizzazione della prostituzione.
“Non sono ottimista perché sono decine di anni che si discute di regolamentare prostituzione e gioco, ma questo dipende dallo Stato, lo Stato è il mondo politico e questo lo eleggiamo noi. È colpa un po’ di tutti. Siamo un paese in cui lo Stato spesso assente ed ha una doppia anima, specialmente nel gioco: da una parte fa il moralista e dall’altra è bel contento di incassare 10 miliardi. È giusto però non arrendersi ed avviare iniziative di questo tipo per arrivare al risultato - Così il giornalista, scrittore ed autore televisivo, Cesare Lanza che ha moderato il dibattito.
“Con l’Istituto abbiamo sviluppato il settore sociale perché con il proibizionismo aumentano le malattie e lo sfruttamento delle persone, parlando di proibizionismo e le patologie e dipendenza, parlando di gioco. Regolamentare vuole dire far emergere l’illegale e creare dei servizi utili alla risoluzione del problema” - Ha affermato Alessandro Ortombina, Responsabile Politiche sociali dell’Istituto Friedman.
“Le malattie veneree sono esponenzialmente aumentate, specialmente tra i giovani; il fenomeno della prostituzione va visto non solo come tratta o riduzione in schiavitù ma anche come il superamento di schemi moralistici, come libera scelta della persona che, in quanto tale, va tutelata e garantita nella sua volontà di fare della prostituzione un mestiere” - Ha concluso Wilma Ciocci, criminologa e sociologa.