Aprilia in Prima Linea: perché partecipa alla manifestazione di Roma del 19 ottobre
(ASI)  il Sodalizio politico di APL ha emesso una nota - pubblicata sul suo sito ufficiale a questo link http://apriliainprimalinea.it/lattualita-del-marciare-per-non-marcire/ - nella quale comunica da un lato le motivazioni della sua partecipazione alla manifestazione del 19 ottobre a Roma, e dall'altro risponde alle sterili polemiche locale sulla questione dei "mercatini".
Attraverso la voce del Coordinatore Emanuele Campilongo il nostro gruppo intende lanciare un appello alla partecipazione aldilà dei simboli politici e allo stesso tempo, tracciare un percorso di lotta e di militanza politica.

Appello di APL

"Mai come ora è necessario riproporre questo azzeccato motto. Ci troviamo a dover affrontare una nuova stagione politica non solo in Italia, basata sul trasformismo e sul tentativo di arginare e sconfiggere le richieste che provengono dagli strati popolari. Il sistema liberal-finanziario ha dichiarato guerra al populismo molto più efficacemente di quanto esso non immaginasse. Per rimanere nell’ambito di casa nostra, abbiamo notato con estremo piacere l’apertura di Salvini – forse tardiva ma comunque apprezzabile – alle forze civiche, territoriali e identitarie come noi di Apl, in un progetto di “grande Lega” che sia qualcosa di diverso rispetto alla Lega di oggi. Infatti, per quanto il leader del Carroccio sia popolare, fuori dal perimetro leghista ci sono ancora migliaia di militanti con il loro bagaglio culturale e di esperienza, che non si sentono pienamente rappresentati. Intanto fuori ripartono in pompa magna iniziative che mirano a “taroccare la base elettorale” della nostra Nazione, promuovendo l’ibridazione della componente numerica che si reca alle urne, e accelerando la marcia verso una melassa indistinta dove l’italiano come lo abbiamo sempre inteso non esista più. Attraverso lo Ius Soli o lo Ius Culturae, si vuole sostituire un popolo con una massa informe di “cittadini-consumatori” aridi culturalmente e sordi al richiamo della Tradizione e dell’Identità. Consentire alle masse allogene di divenire ancora più facilmente cittadini italiani, è l’unico modo per le forze della sinistra liberal-capitalista di poter governare attraverso il voto popolare, e non come sta succedendo a partire dal 2011, a forza di “colpi di Stato soft” e di manovre di palazzo. Abbiamo il dovere di impedire che questo accada. E’ una battaglia campale che nessuno che si dichiara sovranista, nazionalista, identitario etc. può permettersi di non combattere. E’ per questo che abbiamo deciso di partecipare alla manifestazione indetta da Salvini a Roma per il 19 ottobre, senza simboli politici ma con il Tricolore e con un netto no allo Ius Culturae. Alla “chiamata” rispondiamo da uomini liberi e volutamente lontani dalle logiche castranti dei partiti. Ma non possiamo restare a guardare, abbiamo il dovere di promuovere l’uscita rapida da quello stato di apatia che aleggia in parte del nostro mondo. All’apatia rispondiamo con l’azione, allo sconforto rispondiamo con la forza della presenza (sia culturale che fisica), alla propaganda dell’uomo indifferenziato contrapponiamo la “bellezza della forma”. Ovunque ci sarà una chiamata per costruire il sovranismo noi ci saremo, e per farlo bisogna anche badare alla materia e non solo al pensiero. La presenza fisica è un atto concreto a cui bisogna far seguire l’elaborazione politico-culturale. Il nostro impegno è sempre lo stesso ma si esplicita in modo diverso. Nella maniera più mortifera possibile per il sistema che vogliamo combattere cioè quello liberal-democratico. Ci troviamo nel pieno della “notte della post-modernità”, dove la censura è tornata ad essere il principale metodo di lotta da parte dei nostri nemici. Siamo in epoca di pensiero unico a cui tutti noi abbiamo il dovere di ribellarci. Farlo da casa, dietro una tastiera ora non serve. Bisogna “marciare per non marcire” dunque. E trovare lo spunto per ricostruire rapporti con altri militanti con cui si era smesso di parlare, in nome di una battaglia imminente e fondamentale. Bisogna ricostruire una “base militante” solida e culturalmente attiva, disposta a battersi non per un simbolo di partito ma per determinate Idee, indipendentemente da chi le faccia proprie in un certo momento. Noi non vogliamo l’omologazione ma la rinascita delle Identità, delle specificità e delle diversità. Esse poi al momento giusto devono unirsi in un unico fascio quando in ballo c’è il futuro del nostro popolo e della Nazione. Permetteteci una digressione locale – siamo pur sempre un Sodalizio territoriale – che però è emblematica di ciò che accade in tutta Italia. Ci fanno sorridere le iniziative iconoclaste propugnate da picconi epigoni di Soros sparsi per la penisola, volte a criminalizzare i cosiddetti “mercatini della memoria” o delle pulci, poiché accade che ci sia tra le bancarelle qualche calendario o qualche accendino ispirato al Ventennio. Costoro provano a criminalizzarli e vietarli pensando di farci un dispetto. Personalmente, noi ridiamo di gusto. Siamo completamente distinti e distanti da ogni nostalgismo, da ogni richiamo reducistico e da ogni idea di “rinchiudersi nel ghetto dei ricordi”. Noi siamo uomini della Tradizione in assenza di essa, e per quanto ci riguarda i nostri simboli sacri non dovrebbero essere oggetto di commercio. Facciano ciò che vogliono i nuovi censori e guardiani del sistema liberal-democratico, a noi questo non tocca. Non cadiamo nel tranello di chi ci vuole ricondurre alla polemica sul nostalgismo. Ciò è funzionale alla loro narrazione nei confronti del nostro mondo. Ci aprono volutamente alcuni spazi di polemica su determinati aspetti, solo perché essi sono utili alla loro strategia di mostrificazione dell’universo identitario. Piuttosto continuiamo a fargli scoppiare il fegato organizzando sempre maggiori iniziative metapolitiche, e a diffondere tutti i libri che le nostre case editrici con fatica danno alle stampe. I nemici del popolo italiano, i servi dell’usurocrazia internazionale sanno di avvicinarsi ogni giorno di più alla loro sconfitta. In cuor loro sanno di aver tradito, e che la loro azione è deleteria per il corpo e l’anima della Nazione. Hanno perso il sonno e nonostante siano all’oggi seduti sugli scranni del comando, sono sempre più nervosi e rancorosi. Sta a noi con il pensiero e l’azione adoperarsi e far in modo che la loro inevitabile catastrofe arrivi il prima possibile. Tutti a Roma!".  Così la nota a firma di Emanuele Campilongo di Aprilia in Prima Linea.

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