(ASI) "Doveva iniziare il Campionato di calcio e doveva arrivare la piattaforma Dazn per mostrare al Paese che oltre 10 milioni di italiani vivono in una seria emergenza di digital divide.

Già perché come riporta il sito che permette quest'anno di vedere le partite in tv e su cellulari, la "larghezza di banda" necessaria è notevole: 3.5 mbps è la velocità di download consigliata per la risoluzione HD buona per guardare lo sport sul cellulare, mentre 8.0 mbps è velocità di download consigliata per la risoluzione HD in tv. Peccato che in metà dell'Italia queste velocità della rete internet restino ancora un miraggio. "Sarà così fino a quando Open Fiber, per conto di Infratel e Ministero dello Sviluppo economico, non concluderà i lavori per la posa della banda ultralarga verso ogni singola abitazione", sottolinea Marco Bussone, Presidente nazionale Uncem, impegnato nella mobilitazione per ridurre il divario digitale ormai dieci anni, assieme a centinaia di Sindaci e in particolare a Michele Pianetta, Vicepresidente Anci.

E così, oggi l'Italia si accorge della mancanza di rete - come scrivono molti osservatori - proprio per colpa del Campionato, con connessione che salta, modem che fatica a scaricare i dati, minuti della partita che saltano, goal che ci si perde per via della rete. "Fa sorridere, ma fino a quando lo dicevano i Sindaci e gli imprenditori, con Uncem e Confindustria in prima fila - aggiunge Bussone - sembravamo dei precisini che volevano tutto e subito anche in montagna. Così ovviamente non era. Abbiamo sempre chiesto di ridurre un gap infastrutturale che assale Alpi e Appennini da troppo tempo. Tre anni fa è arrivata la svolta, con la decisione del Governo di investire 3,5 miliardi di euro nelle aree bianche, a fallimento di mercato per la nuova rete pubblica ad alta velocità. Non certo solo per permettere agli italiani che vivono nelle zone montane di vedere la Serie A... Bensì per ridurre finalmente quel deficit troppo forte e dannoso per il Paese". Oggi Dazn lo mostra a tutti, o quasi".

Uncem insiste: "Noi continuiamo a ripetere che Open Fiber rischia di essere in ritardo sulla tabella di marcia. Già purtroppo lo è e non per colpa dei Comuni". Uncem rafforza la sua proposta, fatta innumerevoli volte negli ultimi due anni: "Lavoriamo insieme, Open Fiber e Infratel, facciamo insieme i progetti di cablatura delle valli, puntiamo su wi-fi e punti di accesso strategici come le torri radio-tv, visto che anche su telefonia mobile e tv abbiamo qualche problema. Facciamo un piano in tutte le Regioni per stringere i tempi. Lavoriamo sulla domanda finale e spieghiamo insieme a cittadini e PA come cambiano le aree interne del Paese con il digitale. Facciamo in fretta. Tutte le risorse disponibili, 3,5 milardi di euro, devono essere rendicontate entro il 2020. Ci sono almeno due Campionati di calcio e mezzo da garantire, se vogliamo dirla così. Con l'arrivo della banda ultralarga, non ci perderemo più una rete al 63', e soprattutto non perderemo la possibilità di consentire il telelavoro nel borgo alpino a 1700 metri di altitudine, non perderemo un Comune appenninico digitalizzato e con i dati dei cittadini in cloud, non perderemo un turista che nell'albergo a 1900 metri cerca giustamente il wi.fi per contattare i genitori a casa in piazza San Babila a Milano, ma neanche un'azienda che da Balme o Vinadio deve ottenere ordini e fare spedizioni in Giappone o in Alaska. Facciamo in fretta". Lo dichiarta in una nota  UNCEM - Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani.

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