Già nel 2007 nella tabella che indica il rapporto tra export ed import la Germania occupava il secondo posto dopo la Cina con un valore di 252,501 mentre l’Italia è al 177° posto con un valore negativo di meno 52,725
Considerando che i salari delle maestranze tedesche sono molto più elevati di quelli delle maestranze italiane, la cosa risulta ancora più eclatante e spinge a fare alcune considerazioni di ordine politico ed economico per spiegare questa differenza di sviluppo che a prima vista appare inspiegabile.
Sicuramente incide sui risultati il fatto che in Germania i sindacati fanno del sindacalismo e mai della politica.
Certamente ha rilevanza il fatto che i rapporti aziendali nelle più grandi aziende sono improntati ad una migliore collaborazione tra lavoratori e dirigenza in funzione anche del fatto che in quelle aziende vige un rapporto particolare a causa della situazione di cogestione che vede i lavoratori proprietari per legge dello Stato di circa un terzo delle azioni e partecipi ai consigli di amministrazione dell’azienda e questa situazione fa da guida ed esempio a tutte le altre aziende.
Di sicuro ha il suo peso il fatto che la mentalità tedesca è più concreta e più disponibile a seguire le regole dell’organizzazione e della razionalizzazione ( organisierung und rationalierung ) sia nella vita che nel lavoro.
E certamente è stato determinante il fatto che i governi tedeschi ed in modo speciale quello della Merkel, abbiano investito parecchio nella ricerca perché avevano compreso che questa porta il grande vantaggio di avere brevetti che sono di monopolio tedesco e che permettono di produrre merci di grande novità tecnologica che, come tali, non subiscono la concorrenza delle grandi produzioni manifatturiere.
Insomma, mantenere la Germania all’avanguardia del progresso tecnologico le permette di sviluppare una produzione industriale ricercata in tutto il mondo con un’evidente ricaduta positiva sulle esportazioni che producono utili soddisfacenti e di conseguenza sul P.I.L.
Inoltre la Germania ha saputo porre in atto quelle politiche industriali che hanno snellito ed alleggerito prassi e procedure per attirare gli investimenti stranieri convinti da una situazione di più facile gestione generale.
Insomma, tutto il contrario di quanto è stato fatto in Italia dove l’unico obiettivo è stato quello di tagliare la spesa in modo trasversale e senza mai fare valutazioni di scelte in base alle necessità ed alle opportunità.
A chiudere i cordoni della borsa e basta, è sufficiente un ragioniere col cervello mediocre e privo di intraprendenza e di fantasia mentre per fare delle scelte su investimenti che domani renderanno molto di più di quanto investito mettendo in moto l’economia del Paese serve un’intelligenza brillante ed uno spirito lungimirante.
Evidentemente queste sono doti che mancano del tutto sia al presidente del consiglio Berlusconi che al suo ministro dell’economia Tremonti!
Da noi, dove non si risparmia è sulle folli spese della politica, della corruzione, degli sciupii delle amministrazioni come per esempio sui costi dei medicinali che in Spagna costano un 40% in meno che da noi, sugli appalti ( la TAV costa in Italia quasi il triplo che in Francia ), sugli stipendi dei parlamentari nazionali e regionali, ecc. ecc. ecc
Da noi sono anni ed anni che si chiacchiera, si promette di fare e non si conclude mai nulla, ma si passa il tempo a cercare le scuse e le colpe altrui per tentare di giustificare tanta inettitudine e tanta malafede!
Da noi si vuole cambiare la costituzione per motivi personali e non ci si perita di fare una legge che attui l’articolo 46 sulla partecipazione dei lavoratori alla gestione aziendale.
Chiacchiere, promesse ed immobilismo sostanziale sono la chiave di lettura dell’azione del governo.
Giocare in difesa quando gli altri attaccano ha sempre significato perdere le battaglie …!