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(ASI) Mentana è una, non più amena, cittadina a due passi da Roma dove questo fine settimana si voterà per eleggere il nuovo sindaco ed il nuovo consiglio comunale. Il Paese versa da anni, sostanzialmente dalla fine degli anni novanta quando un assurdo referendum interno decise la divisione in due del comune con la maggioranza dell’epoca, centrosinistra, che non mise in guardia i cittadini dai rischi successivi alla scissione del territorio in due entità distinte; oltretutto uno dei pochi atti compiuti dalla maggioranza uscente, centrodestra, è stata quella di votare il dissesto finanziario a causa di un contenzioso vecchio circa 30 anni con l’Università La Sapienza di Roma scelta obbligata ma che ha di fatto paralizzato ogni cosa.

Oggi Mentana è lo specchio fedele dell’Italia, un Paese socialmente a pezzi, i giovani non hanno luoghi d’incontro manca perfino un cinema, il traffico è qualcosa di indecente, nelle ore di punta sembra di essere in una metropoli, con il codice della strada de facto abolito dalla cittadinanza e con le strade che sembrano vittime dei cari vecchi bombardamenti alleati con la sola eccezione di Via Nomentana rimessa in sesto a poche settimane dalle elezioni, con i soldi della Provincia, e solo perché giovedì 12 vi passerà il giro d’Italia. L’economia è morta, le uniche attività commerciali sono bar, in meno di un chilometro in alcuni trattati se ne possono incontrare anche quattro, ed agenzie immobiliari visto che i costruttori continuano a edificare palazzine e villette a schiera, in sostanza palazzine poggiate su un fianco, che non trovano acquirenti a causa di prezzi assurdi specie in relazione all’attuale congettura economica. Le scuole sono fatiscenti, mancano gli asili nido e una delle tre frazioni in cui è diviso il territorio comunale, la più distante e fuori mano, è abbandonata al proprio destino.

Nonostante questo quadro desolante Palazzo Borghese fa gola a molti, sette i candidati alla carica di sindaco, 14 liste e oltre 250 candidati per appena 16 posti in un comune di circa 20.000 abitanti.

Il Pdl vuole mantenere il potere ed ha scomodato Mario Lettieri Barbato, zio di un attuale deputato che secondo quanto riportato in data odierna del sito ufficiale della Camera ha al suo attivo due proposte di legge come primo firmatario e tre come cofirmatario. Per tirare la volta allo zio d’arte i berlusconiani hanno scomodato i ministri Alfano e Meloni e il deputato Cicchitto, oltre ad altri nomi minori del mondo azzurro.

Il Pd che inizialmente aveva proposto delle primarie di coalizione cui avrebbero dovuto partecipare solo tre candidati interni al partito biancorosso con una decisione imposta dall’alto le ha annullate tre giorni primi ed ha spaccato il partito a livello locale.

Gli eredi di Ds e Margherita sostengono infatti la candidatura di Altiero Lodi, ed Psi, ed ex Forza Italia oggi portabandiera dell’Udc, un personaggio contro cui in prima battuta si era mossa anche la sezione locale dell’Idv che lo accusava di conflitto di interessi a causa della sua partecipazione azionario nella municipalizzata locale, alla fine anche i portavalori di Di Pietro si sono visti imporre dall’alto questa candidatura ed hanno fatto marcia indietro; non solo per tirare la volata all’uomo dell’Udc hanno perfino fatto intervenire l’ex democristiano Leoluca Orlando, inoltre l’ex magistrato Luigi De Magistris ha scritto una lettera in cui chiede di votare per il segretario locale del partito del gabbiano, quello che inizialmente era il grande accusatore del candidato che attualmente sostengono.

Pur di sostenere la candidatura dell’esponente dell’Udc, che aveva annunciato la sua discesa in campo mesi fa, quando ancora il suo partito sosteneva l’attuale giunta di centrodestra da cui è fuoriuscito appena un mese fa, il Pd come detto ha letteralmente spaccato la locale sezione del partito.

In contrasto con la linea ufficiale 31 democratici hanno stracciato la loro tessera ed hanno dato vita a due diverse candidature. Il segretario uscente Marco Benedetti si presenta da solo sostenuto da Rinnovamento e cambiamento, una lista dove hanno trovato posto molti ex democratici mentre l’altra corrente fuoriuscita dal movimento biancorosso si è alleata con l’ex segretario Adelaide Rotolo che sostenuta da Democratici per Mentana, Rifondazione e Sel sogna di fare una “rivoluzione fucsia” che ricorda tanto le democratiche rivoluzioni colorate vagheggiate da Soros e dagli ultra atlantici.

Il Fli ha scelto di correre da solo candidando tal Mario Ottaviani e tutta una lista di neofiti della politica.

Non potevano poi mancare le liste civiche, in questa tornata solamente due.

Una ha il volto nuovo di Leandro Brunacci e del suo Movimento politico indipendente, la lista che meno sta sporcando i muri e le cassette delle lettere dei cittadini quasi certamente perché meno ricca rispetto a tutte le altre forze in campo; la seconda ed ultima lista civica invece porta il nome ed il volto di una vecchia conoscenza della politica mentanese: Antonella Spagnoli. Lei promette il cambiamento eppure nella scorsa tornata elettorale con la sua lista Voci di donne sostenne il centrodestra che in questi cinque anni ha lavorato con risultati che sono quotidianamente sotto gli occhi di tutti.

Detto dei tanti candidati e dei personaggi che le principali forze politiche hanno messo in campo pur di vincere in un comune allo sbando ed in via di sottosviluppo viene da chiedersi: qual è la reale posta in palio?

Mentana sta diventando sempre più un quartiere dormitorio ed è forte il timore di nuovi piani regolatori che continuando a mangiarsi il verde vedano sorgere nuove palazzine che farebbero solo gli interessi dei tanti costruttori della zona, anche perché l’unica alternativa plausibile a questo timore è che sotto i tanti crateri apertesi per strada a causa dell’incuria del manto stradale siano state trovate tracce di petrolio ipotesi che fa decisamente pendere l’ago della bilancia verso la prima e più inquietante ipotesi.

 

Fabrizio Di Ernesto

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