(ASI) "Il balletto macabro su quanti nomi di luogo in lingua italiana dell’Alto Adige cancellare dalla carta geografica ha conosciuto uno stop che sino alla vigilia era considerato inimmaginabile".
Ad annunciarlo in una nota è Alessandro Urzì, consigliere regionale del Trentino Alto Adige e provinciale di Bolzano con il movimento L'Alto Adige nel Cuore.
"Il rinvio al 23 marzo è una vittoria momentanea ma finchè non verrà completamente stracciata la norma non saremo soddisfatti", spiega Urzì. "I rappresentanti di Svp e PD eletti da Stato e Provincia autonoma di Bolzano, che nell'odierna riunione della commissione paritetica dei Sei avevano annunciato all’unisono la volontà di dare il via libera alla norma di attuazione che consentirà a regime la sistematica cancellazione di circa 7.500 nomi di luogo dell’Alto Adige, sono rimasti stritolati dalla pressione degli appelli di un terzo dei Senatori della Repubblica, di oltre cento deputati e del mondo accademico capitanato dall’Accademia della Crusca che si erano spinti sino a richiamare il Quirinale, come arbitro della Costituzione, per prevenire la grande pulizia linguistica".
"Fra i nomi che erano finiti nella lista di proscrizione (anche se da tutti usati in italiano) - prosegue l'esponente de L'Alto Adige nel Cuore - c’era anche la Vetta d’Italia che nelle intenzioni sarebbe rimasta solo Glockenkarkopf. Un primo blocco di denominazioni di luoghi in italiano da mettere fuori legge era già pronto oggi. Un allegato lunghissimo".
"L’onda dello sdegno generale a livello di mondo della cultura e al Senato e Camera ha evidentemente creato troppo imbarazzo a Roma facendo scegliere per una strada diversa, quella del rinvio, per prendere tempo e decidere se sfidare la Costituzione e lo Statuto di Autonomia sino in fondo o riconsiderare le scelte più radicali".
"Quello pensato da Pd e Svp è un colpo di spugna sull'identità stessa della Comunità italiana che vive in provincia di Bolzano - attacca Urzì - l'ultimo atto di un processo di pulizia linguistica iniziata da anni con l’emarginazione nel mercato del lavoro, il progressivo distacco de facto di questo territorio dal resto d’Italia. Oggi l’aggressione colpisce il cuore stesso degli Italiani dell’Alto Adige negando loro l’uso della propria lingua in terra italiana. Una follia mai vista e solo rinviata ma contro la quale saremo pronti a fare le barricate e a ricorrere in tutte le sedi opportune per bloccarla".
La norma di attuazione per entrare in vigore dopo l’eventuale varo da parte della Commissione dei Sei dovrà essere approvata dal Governo e dal Presidente della Repubblica. "Qui sta uno dei nodi decisivi. Il Colle può approvare una norma che disapplichi la lingua italiana in Alto Adige?", si chiede Urzì.
"La norma che approderà sul tavolo del Governo così come era scritta sarebbe stata anticostituzionale, come hanno già ricordato i presidenti emeriti della Consulta, Giovanni Maria Flick e Antonio Baldassarre intervenuti proprio in questi ultimi giorni. E sulla vicenda si è già esposta anche la cultura con l'appello rivolto al Presidente Mattarella dall'Accademia della Crusca assieme a oltre un centinaio di accademici italiani e stranieri: non commettiamo atti di violenza contro la lingua italiana in Alto Adige, avevano richiesto”.
Lo dichiara in una nota Alessandro Urzì, consigliere regionale del trentino Alto Adige e consigliere provinciale di Bolzano con il Movimento l'Alto Adige nel Cuore.
Daniele Piccinin