(ASI) La Farnesina rende noto in un comunicato che il piano internazionale per lo smaltimento da parte degli Stati delle armi chimiche procede bene anche se lentamente, "ma desta particolare preoccupazione l'eventuale impiego di questo tipo di armi da parte di soggetti non statuali".
Cos' infatti scrive il Ministro degli Esteri, Franco Frattini, nella relazione annuale al Parlamento sull'attuazione della convenzione di Parigi del 29 aprile 1997. Il Ministro sottolinea inoltre la necessità di affrontare questa emergenza: "Sarà necessario accrescere le azioni dirette a contrastare - si legge nel documento appena pubblicato dalla Camera - la proliferazione delle armi chimiche, individuando strutture di gestione delle emergenze, agendo con la prevenzione e la repressione anche al livello internazionale". La relazione fa un accenno alla Libia: "Questo paese ha dichiarato di essere in possesso di armi chimiche; ha aderito alla convenzione di Parigi soltanto nel 2004, alimentando le speranze che altri paesi dell'area possano seguire al più presto il suo esempio, uscendo in tal modo dal circolo vizioso dei reciproci condizionamenti". Sono 188 gli stati che finora hanno ratificato la convenzione di Parigi e rappresentano il 98% della popolazione del pianeta. Alcuni, a distanza di 14 anni, ancora non l'hanno fatto. Frattini sottolinea che il nostro Paese si è molto adoperato per la distruzione delle armi chimiche, ricevendo per questo il riconoscimento internazionale. Tuttavia il mondo è in ritardo. Il piano doveva durare 10 anni e consentire entro il 2007 la bonifica del pianeta da questa pericolosa offensiva. Tutti hanno chiesto una proroga fino al 2012 come prevede il trattato di Parigi, ma anche per l'Italia "é inverosimile - ammette Frattini - che le attività di distruzione possano terminare entro tale data".
La convenzione di Parigi sulla Proibizione delle Armi Chimiche, con il Trattato di non proliferazione Nucleare, il Trattato sul bando Totale degli esperimenti Nucleari e la Convenzione per il Bando delle Armi Biologiche- scrive nella premessa alla relazione il capo dell’Ufficio dell’Autorità nazionale, consigliere Andrea Cavallari - costituisce uno dei principali pilastri su cui si basa il regime multilaterale di disarmo e non proliferazione delle armi di distruzione di massa. La convenzione, aperta alla firma a Parigi il 13 gennaio 1993, e’ entrata in vigore il 29 aprile 1997. Essa rappresenta lo strumento più completo finora messo in atto nel campo del disarmo, in quanto, da un lato, proibisce un’intera categoria di armi di distruzione di massa; dall’altra, istituisce una vera e propria organizzazione permanente per la sua applicazione, l’Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche (Opac), che ha il mandato di perseguire gli obiettivi e gli scopi della Convenzione, compreso un sistema di verifiche assai perfezionato. Nell’Opac e’ già rappresentato il 98% della popolazione mondiale.
Nel ratificare la Convenzione, gli Stati Parte si sono impegnati a distruggere tutte le armi chimiche eventualmente esistenti nei loro territori, a non detenere, sviluppare o fabbricare altre armi ed a non ricorrervi per nessuno motivo, nemmeno a titolo di rappresaglia qualora fossero vittime di un attacco con l’impiego di tali armi. Gli Stati Parte si sono altresì impegnati ad accogliere e facilitare le ispezioni dell’Opac rivolte, in primo luogo, a verificare la distruzione degli arsenali esistenti e poi a fare periodici controlli nelle industrie chimiche, per accertare che prodotti chimici pericolosi, largamente utilizzati anche per usi civili consentiti , non siano impiegati in odo improprio per la produzione di nuove armi chimiche.