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(ASI) In una nota del Ministero degli Esteri si apprende che il ruolo dell’Italia e le conseguenti decisioni, prima tra tutte la partecipazione alla coalizione internazionale, dopo il via libera dell’Onu per un intervento in Libia a difesa delle popolazioni civili, e’ il risultato del confronto parlamentare avvenuto su sollecitazione ed iniziativa del governo.

Sulla base delle comunicazioni dei Ministri Franco Frattini e Ignazio La Russa nella seduta del 24 marzo 2011, la Camera dei deputati ha approvato due risoluzioni a sostegno dell'azione militare intrapresa il 19 marzo da una coalizione di Stati, tra cui l'Italia, per garantire l'attuazione della risoluzione n. 1973 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sulla Libia. Questa risoluzione autorizza gli Stati membri delle Nazioni Unite ad adottare tutte le misure necessarie per la protezione della popolazione civile libica sotto rischio di attacco ed istituisce una "No-fly zone" sul territorio di quello Stato. Il controllo di tutte le operazioni militari nei confronti della Libia è stato assunto dall'Alleanza atlantica il 30 marzo scorso; inoltre, nel corso della Conferenza internazionale svoltasi a Londra il 29 marzo 2011, tra i rappresentanti dei Paesi partecipanti alla coalizione internazionale, delle Nazioni Unite, della NATO, dell'Unione europea, dell'Organizzazione della Conferenza islamica e della Lega araba, si è registrato un largo consenso nei confronti di iniziative diplomatiche volte a far sì che Gheddafi si rechi in esilio. L'Italia ha dato seguito a tali orientamenti quando il 4 aprile il Ministro Frattini ha riconosciuto il Consiglio nazionale transitorio di Bengasi quale unico legittimo interlocutore in Libia mentre l’ultima, in ordine di tempo, ‘’informativa’’ di Frattini sugli sviluppi della situazione in Libia e nella regione del Mediterraneo e’ quella del 19 aprile alle Commissioni Esteri e Difesa riunite di Camera e Senato La situazione in Libia si colloca nel contesto dei vasti rivolgimenti politico-sociali che stanno interessando il Nord Africa ed il Medio Oriente con eccezionali conseguenze sui flussi migratori.

Nella seduta delle Commissioni Esteri e Difesa riunite di Camera e Senato del 19 aprile scorso il Ministro Frattini che prima dell’’informativa’ in Commissione’ aveva ricevuto il Presidente del Consiglio nazionale transitorio di Bengasi, Mustafa Jalil, si è detto convinto che la collaborazione piena tra Italia e Libia sancita nel recente Trattato di amicizia bilaterale, attualmente sospeso, rifiorirà in tutti i suoi aspetti - inclusi quelli economici -, non appena la situazione libica avrà trovato una sua positiva composizione con la fine del regime di Gheddafi . In tal senso si sarebbe espresso con piena fiducia lo stesso Jalil.. La centralità del rapporto con il CNT di Bengasi è stata poi rivendicata da Frattini sia ricordando la tempestività italiana nello stabilire i primi contatti, sia, nella prospettiva più volte ribadita della necessaria fine del regime di Gheddafi, in vista di una rinnovata collaborazione economica e nel controllo dei flussi migratori con le autorità dell’auspicata nuova Libia. Sul piano più prettamente diplomatico, Frattini ha anticipato che la Conferenza del Gruppo di contatto sulla Libia prevista per la prima settimana di maggio a Roma si porrà nell'ottica di dare impulso al coordinamento di tutte le iniziative mirate alla ricerca di una soluzione politica della crisi libica, al di fuori di ogni ipotesi di negoziato con il regime di Gheddafi.

Nel corso di comunicazioni rese alla Camera nella seduta del 24 marzo Frattini e La Russa avevano illustrato gli sviluppi dell’intervento militare internazionale – con la connessa questione dell’esigenza, posta dall’Italia, di un comando unificato NATO delle operazioni - nonchè gli effetti di natura umanitaria della crisi, soprattutto per il potenziale impatto di un gran numero di profughi sulle strutture di accoglienza del nostro Paese. Il dibattito si è concluso con l’approvazione di due risoluzioni una di maggioranza l’altra dell’opposizione con le quali il Parlamento ha impegnato il Governo a proseguire nella cooperazione internazionale per la piena attuazione della risoluzione ONU n.1973, nonché a perseguire un rinnovato approccio diplomatico per la soluzione della crisi. La risoluzione di maggioranza, inoltre, auspica iniziative per la protezione degli interessi delle imprese europee in Libia e per il ripristino degli accordi italo-libici in materia energetica, impegnando altresì l’Esecutivo ad un’azione in sede europea per la condivisione con l’Italia degli oneri collegati agli sbarchi di profughi nel nostro territorio.

Nella seduta delle Commissioni riunite Esteri e Difesa di Camera e Senato del 18 marzo Ministri degli Affari esteri e della Difesa avevano già informato il Parlamento – prima ancora dell’intervento internazionale in Libia, avviato il 19 marzo - sugli ulteriori sviluppi della situazione libica in relazione all’approvazione della risoluzione n. 1973 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Al termine della seduta le Commissione riunite Affari esteri e Difesa della Camera e del Senato avevano approvato due rispettive risoluzioni dello stesso tenore. I due documenti di indirizzo impegnano il Governo ad assicurare che l’Italia “partecipi attivamente, con gli altri Paesi disponibili ovvero nell’ambito delle organizzazioni internazionali di cui il Paese è parte, alla piena attuazione” della citata risoluzione ONU n. 1973. Nella seduta delle Commissioni Affari esteri delle due Camere del 16 marzo Frattini aveva aggiornato i parlamentari soprattutto sull’evoluzione della situazione in Libia mentre il ministro, sempre in commissione, era intervenuto,in sede di audizione, il 19 marzo e nel corso di un’informativa urgente resa il 23 febbraio.

Al centro delle informative del governo anche le criticita’ derivanti dagli eccezionali flussi migratori nonche’ l’emergenza umanitaria prodottasi nell’area mediterranea.

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