(ASI) Nel corso del primo modulo del corso 2016-2017 della Scuola di cultura politica organizzata dall’ISESP con la collaborazione del DiGiEc dell’Università Mediterranea, si è svolta la lezione di Giuseppe Soluri, presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Calabria, sul tema “Informazione, deontologia e politica”.
Erano presenti all’incontro il presidente della Commissione Giustizia del Senato Nico D’Ascola e direttore della Scuola e il prof. Daniele Cananzi, coordinatore scientifico della Scuola che ha introdotto il relatore: “Responsabilità, qualità e credibilità sono gli assi fondamentali che qualificano ogni professione. Tra la società e la politica l’attività mediatrice è quella dell’informazione. La cultura politica è individuare delle strutture di massima perché si eviti un controllo della coscienza sociale e al contrario si valorizzi un fiorire di una cultura sociale e politica”. Il presidente Soluri ha sviluppato la tematica, ponendo l’accento sui valori importanti che devono caratterizzare ogni professione: ”La libertà di stampa non può e non deve significare libertà di qualunque cosa. Il diritto di esprimere le proprie opinioni che è sancito, in maniera inequivocabile, dall’art. 21 della Costituzione riguarda tutti i cittadini italiani. E’ un diritto di rango costituzionale, ma ci sono tanti altri diritti che nella professione giornalistica è necessario tenere presente. Per fare bene il giornalista, con correttezza e con la giusta professionalità, si devono sempre equilibrare questi diritti e fare in modo che il proprio diritto non vada ad incidere negativamente su quello degli altri. Questo è un concetto generale che riguarda tutte le categorie che in qualche modo entrano in contatto con il giornalismo. I mezzi di comunicazione di massa non sono più quelli tradizionali, c’è stata un’evoluzione. La figura del giornalista negli anni, dunque, è diventata centrale, perché è divenuto colui il quale aveva ed ha il compito di capire quali sono le notizie importanti, quelle che hanno un interesse e quelle che al contrario sono di assoluta natura privata. La politica – ha proseguito il presidente - è una cosa importante, determinante, dovrebbe essere la cosa più nobile che si porta avanti, ma nel tempo è diventata quasi sinonimo di qualcosa di disdicevole e questo è un fenomeno che è determinato da una serie di concause. Sbaglia chi pensa che sia determinato solo dalla classe politica, che ha le sue responsabilità, perché nel corso degli anni ha degradato la politica in termini di qualità, di spessore, di capacità di ascoltare e di tradurre. Ma, a questo degrado della politica, si è affiancato il degrado di tante altre cose. Perché è degradato contestualmente il senso di responsabilità che è importante in ogni professione. La società deve recuperare credibilità e capacità nel credere nelle cose che ognuno fa con serietà e senso di responsabilità. Una informazione corretta deve raccontare i fatti per come sono avvenuti, ha il diritto di commentarli e di criticarli, ma non si possono criticare a priori le cose senza che ci sia un ragionamento dietro. La democrazia va salvaguardata raccontando, facendo in modo che si sviluppi una dialettica. Solo in questo modo si fa un buon giornalismo. La politica -ha concluso Soluri - deve sapere che c’è un giornalismo che la “controlla” ma deve anche sapere che c’è un giornalismo che non la critica a prescindere e aprioristicamente”. Le conclusioni sono state affidate al presidente Nico D’Ascola:“Il rapporto tra politica ed informazione è un crisma attraverso il quale valutare lo stato della nostra società e anche l’imbarbarimento nel quale la stessa è finita, probabilmente anche con la consapevolezza opposta di essere progredita. Quindi, una estrema confusione intellettuale, anche una incapacità valoriale di stimare lo stato della nostra società. I rimedi che sono necessari proprio per l’importanza fondamentale della informazione, per costruire una coscienza sociale. Il rapporto tra informazione e politica è fondamentale. Non si può cadere negli eccessi, un’informazione che aggredisca la politica, che le rubi sostanzialmente il ruolo, che si appropri delle scelte che al contrario in un corretto ordimento democratico competono alla politica. Credo che uno dei valori fondamentali delle società solide, non di quelle liquide per come le qualifica Bauman, è la coesione sociale. La libertà di pensiero implica la possibilità di manifestare le proprie opinioni con la massima autonomia e indipendenza, ma non implica il remare contro gli interessi della nazione. Si dovrebbe iniziare a capire che l’interesse nazionale sta sopra rispetto agli interessi ed ai particolarismi di una nazione”.