Il Presidente Mattarella ai Prefetti: Voi siete agenti di coesione sociale e territoriale. Siete una cerniera che unisce l'affermazione dei valori di legalità con la solidarietà

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"Saluto il ministro dell'Interno e lo ringrazio per il suo intervento.

Saluto e ringrazio tutti i prefetti, convenuti a questo incontro al Quirinale e do loro il benvenuto.

La figura che impersonate ha contribuito, nei due secoli di storia, a rafforzare il senso di unità del Paese e la percezione di un bene comune, di un comune destino del nostro popolo, che poggia le sue basi anche sulla coerenza dell'amministrazione e sull'uniforme applicazione delle norme, premesse indispensabili dell'uguaglianza dei diritti.

Negli ultimi anni il vostro ruolo e le vostre funzioni, arricchite dall'ampio contributo femminile, hanno subìto cambiamenti, anche profondi, allargando il raggio d'azione degli interventi e incrementando le responsabilità istituzionali e sociali: e quella cultura dell'unità, consolidata nel Corpo prefettizio, costituisce una risorsa preziosa per affrontare le nuove domande e le nuove emergenze, con spirito di servizio verso la Repubblica.

A questo, del resto, sono votate tutte le istituzioni pubbliche: a servire il bene del Paese, a mantenere la democrazia come tessuto vitale, a favorire lo sviluppo della società e la coesione tra i cittadini, a garantire l'esercizio dei diritti di cittadinanza, a richiamare all'adempimento degli inderogabili doveri sociali.

Voi non soltanto partecipate a questo impegno dello Stato per dare concreta attuazione ai principi della Costituzione, ma ne siete un avamposto.

Siete anche un sensore delle novità, dei bisogni, persino degli allarmi che la società esprime, e al tempo stesso contribuite in modo attivo, e propositivo, alle soluzioni, ovviamente nel rispetto dei ruoli e nella ricerca costante di armonia tra le istituzioni.

Se un tempo il prefetto era percepito come il rappresentante del Governo nella provincia e come il terminale dell'azione dello Stato centrale, secondo un percorso discendente del potere di indirizzo, oggi la vostra figura ha assunto una complessità, e anche una rilevanza, assai maggiore nella vita concreta della Repubblica.

La trasformazione delle Prefetture in Uffici territoriali del Governo - in parallelo con l'evoluzione delle attribuzioni delle Regioni e degli ambiti delle autonomie - ha ulteriormente potenziato le vostre stesse funzioni. E, insieme, vi ha collocato in uno snodo cruciale, dove si incontrano, con pari dignità, le diverse istituzioni democratiche della Repubblica, e dove queste incrociano le domande dei territori e i molteplici interessi dei cittadini e delle formazioni sociali.

Sapete bene quante difficoltà presenti l'esercizio di quella funzione di coordinamento, a cui sempre più spesso siete chiamati. E tuttavia questa responsabilità è cruciale per l'efficacia e la tenuta stessa delle istituzioni, che non possono prescindere da una collaborazione leale e proficua tra Stato e autonomie locali e tra i diversi livelli di governo.

I Prefetti sanno bene, per esperienza quotidiana, che coordinamento non equivale a imposizione ma a raccordo e coinvolgimento. La vostra funzione di canale della sensibilità civile, di agente del dialogo istituzionale e sociale, impone dunque un ruolo attivo, propositivo, a volte persuasivo, sempre aperto e sempre rigorosamente diretto ad affermare i principi di legalità, conformemente alla dimensione di prossimità propria della figura del Prefetto.

Lo state sperimentando nella gestione impegnativa, e spesso faticosa, dell'emergenza causata da flussi migratori di inedita portata e da un crescente numero di persone che presentano domanda di asilo.

Siamo di fronte a un fenomeno complesso, che non può essere affrontato con illusorie semplificazioni. Proprio noi che viviamo alla frontiera dell'Europa - con masse di uomini, donne e bambini che sono pronti a ogni sacrificio pur di metter piede nel nostro continente e alimentare così la loro speranza di vita - avvertiamo che sarebbe oggi necessaria un'Europa più matura.

Un'Europa più unita, più ambiziosa, più capace di esercitare un ruolo equilibratore in un mondo che affronta sfide esigenti e, per questo, in grado di garantire meglio la sicurezza ai propri cittadini.

Se oggi miopie di natura nazionalistica impediscono all'Unione Europea di svolgere appieno il proprio compito storico, noi dobbiamo essere comunque all'altezza della nostra civiltà e dei principi che la Costituzione ha posto a fondamento della nostra convivenza. Non resteremo mai indifferenti alle stragi e alle sofferenze che si consumano nel Mare Nostro. E credo che, a testa alta, possiamo dire che l'Italia sta affrontando con dignità e grande umanità il proprio difficile compito. Siamo orgogliosi di aver salvato migliaia di vite umane e di assicurare una prima accoglienza dignitosa, nel nostro territorio.
Il lavoro di voi prefetti è stato, è, e sarà ancora decisivo. Sono in gioco diritti fondamentali della persona umana, sono in gioco stati d'animo della nostra gente. Bisogna averne rispetto, e intendere anche le ragioni della diffidenza che, talvolta, prende forma nelle città, nei quartieri, nei borghi.

Anche per questo, nello svolgimento dei compiti che vi sono assegnati e nella costruzione continua di un clima di collaborazione tra i vari livelli di governo, è necessario che sulla gestione dell'emergenza di migranti e di profughi vengano consultati, coinvolti, responsabilizzati sindaci e popolazioni.

Nella relazione positiva tra prefetto, sindaci e Comuni c'è una chiave di volta di quel funzionamento delle istituzioni, che può rendere molto al cittadino in termini di vivibilità, di coesione, di partecipazione, di vicinanza alle responsabilità pubbliche. Non è facile indurre a vincere paure istintive, ma è possibile trarre anche da circostanze difficili occasioni di consapevole e condivisa responsabilità.

Se la concordia e la responsabilità comune prevarranno tra le istituzioni, si potranno più facilmente evitare irragionevoli rifiuti nel ripartire costi e sacrifici. Occorre togliere ogni alibi a quanti, all'interno del nostro Paese, intendono sottrarsi ai doveri di solidarietà con le altre città e con gli altri cittadini.

Si tratta dello stesso impegno che conduciamo, come Paese, all'interno dell'Unione Europea, perché siano rispettate le decisioni assunte a Bruxelles sulla ripartizione dei migranti: un'equa distribuzione dei pesi anche al nostro interno è coerente con quella nostra richiesta e la rende più credibile.

Tra i compiti associati alle prerogative dei Prefetti vi sono, da sempre, sicurezza e ordine pubblico. Tuttavia, anche questa funzione si è arricchita negli ultimi anni ed ha acquisito nuovi profili, coerenti con il quadro ordinamentale che valorizza la vocazione civile e democratica dell'attività di pubblica sicurezza. L'azione del prefetto è oggi volta ad assicurare, da un lato, l'efficace collegamento con il ministro dell'Interno, dall'altro, un coordinamento inter pares fra le forze territoriali di polizia.

Anche per questo è importante la corrispondenza fra le Prefetture e le varie articolazioni del sistema di sicurezza.

A questioni centrali, come la lotta senza quartiere alla criminalità organizzata e la prevenzione del terrorismo - che si presenta con forme e caratteri nuovi in tutta Europa, e che dobbiamo combattere e sconfiggere senza rinunciare ai capisaldi della nostra civiltà - si aggiunge, non da oggi, una rinnovata valenza sociale della questione-sicurezza.

Sicurezza è ordine pubblico, è rispetto della legalità, è contrasto al crimine, ma non è soltanto questo. Le sue dimensioni riguardano oggi molti ambiti della vita civile e della libertà delle persone.

A comporre un sistema di governance della sicurezza nelle nostre società oggi concorrono numerosi fattori: la percezione dei pericoli; l'allarme suscitato dalla crescita dei reati minori (voglio citare quello, particolarmente odioso, delle truffe agli anziani); il deterioramento dell'ambiente, con conseguenti minacce alla salute; l'incidenza della crisi economica sulla qualità della vita, sui livelli occupazionali e sulla tenuta delle reti di solidarietà; l'incremento delle aree di marginalità che comprendono ma, spesso, sono più ampie di quelle dell'immigrazione.
L'integrazione sociale è una delle condizioni della sicurezza pubblica, oltre che vettore di uno sviluppo economico equilibrato: anche in questi campi, con sempre maggiore frequenza, è richiesto il vostro intervento per ascoltare le istanze dei cittadini, per affrontare emergenze sociali - come, talvolta, difficili vertenze aziendali -, per connettere in rete domande a cui altre istituzioni possono poi fornire risposte adeguate.

Le sfide sono quelle di una democrazia moderna che deve affrontare, con forza e fedeltà ai propri valori, un vero e proprio cambio d'epoca.

Il mondo globale non fa scomparire l'originalità e la qualità del locale. Proprio nella dimensione locale si svelano risorse di solidarietà, di cultura, di intelligenza che possono aiutarci ad essere più competitivi anche su grande scala.

La Repubblica vi chiede di contribuire a una costruzione migliore, sulla base di quei principi di disciplina, di onore, di legalità, di collaborazione leale che sono nel dna del Corpo prefettizio e che possono anche essere esempio nel Paese.

Si tratta di uno stile di comportamento che si è dimostrato particolarmente prezioso nei diversi casi in cui funzionari delle Prefetture, a garanzia della funzionalità delle amministrazioni locali, sono chiamate alla responsabilità della gestione commissariale dei Comuni sciolti per infiltrazioni mafiose, oppure per il verificarsi delle altre ipotesi di scioglimento previste dall'ordinamento. Si tratta di compiti delicati, che non limitano certo i poteri democratici dei cittadini ma forniscono quel supporto, a volte indispensabile, per ristabilire la cornice di legalità e l'ordinato funzionamento.

La legalità è una frontiera decisiva, sulla quale si misura la credibilità dell'intero nostro sistema. Non sono consentiti sottovalutazioni e ripiegamenti. Nel mercato globale, la presenza di infiltrazioni criminali, o di aree di illegalità, o la rassegnazione verso fenomeni di corruzione recano un danno enorme non soltanto al prestigio delle istituzioni, ma alle stesse potenzialità di sviluppo.

L'illegalità e la corruzione impoveriscono il Paese, l'intero Paese.

Dobbiamo e possiamo sconfiggere quel male che, purtroppo, colpisce zone e meccanismi della nostra macchina pubblica. Con un maggior rigore nelle regole, con una più efficace opera di repressione dei reati, con comportamenti coerenti, anche delle formazioni sociali, per contrastare le complicità e annullare le zone grigie di connivenza.

Ma dobbiamo essere capaci anche di una prevenzione efficiente, a partire dalla preclusione all'accesso alle provvidenze, alle gare d'appalto e ai contratti pubblici di quelle imprese nei cui confronti sono emerse chiare e convergenti indicazioni di una presenza mafiosa.

L'azione dei prefetti, in raccordo con l'Autorità nazionale Anticorruzione, è essenziale per dare il segno di quel primato della legalità, che costituisce la speranza dei tantissimi cittadini onesti ed è la condizione stessa affinché possa aprirsi un futuro di autentica crescita per i nostri figli.

Voi siete agenti di coesione sociale e territoriale. Siete una cerniera che unisce l'affermazione dei valori di legalità con la solidarietà espressa dalla società civile.

Lo vediamo nei Comuni colpiti dal recente terremoto. Una ferita si è aperta nel nostro meraviglioso territorio e si è incisa con profondità sul nostro animo. Non lasceremo soli i concittadini che vivono il disagio di una sistemazione provvisoria, che sono angosciati per il loro domani e per quello delle loro famiglie, che hanno perso tanto e temono, ad ogni nuova scossa, di scivolare ancora. Siamo con loro perché siamo una comunità. Loro sono l'Italia e l'Europa, come lo siamo tutti noi.

Questi valori vivono anche in quel sistema di Protezione civile, che trova nel prefetto una figura strategica per favorire la più efficace interazione fra soccorso urgente, volontariato organizzato, forze di polizia e forze armate di sostegno. La figura del prefetto resta centrale anche nelle successive attività di assistenza, di sistemazione, di ricostruzione nella trasparenza delle procedure e secondo indirizzi che tutta la comunità locale deve poter concorrere a determinare.

La mediazione, istituzionale e sociale, che costituisce la cornice della vostra funzione, è dunque una grande risorsa a disposizione dello Stato e delle Autonomie locali, insomma di tutti i livelli democratici della nostra Repubblica.

Occorre farne tesoro e confermarla come base di una stagione di sviluppo e di fiducia.

Aver cura della Repubblica è una responsabilità e un dovere di ciascuno. Lo è ancor più per chi ha l'onore e il privilegio di servire il Paese da un ruolo, importante e spesso decisivo, di responsabilità pubblica, quale quello dei Prefetti, corpo qualificato dello Stato, ambito, e riserva di alte capacità professionali, cui le istituzioni affidano compiti di primaria importanza.

Sono certo che anche questo incontro possa testimoniare la stima degli italiani per la vostra azione quotidiana e possa aiutarci a rispondere alle attese che la popolazione, soprattutto quanti hanno più bisogno, ripongono sulle istituzioni democratiche".

 

Video: Il Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella si rivolge ai Prefetti D'Italia:

http://www.quirinale.it/elementi/Continua.aspx?tipo=Video&key=1493&vKey=1310&fVideo=7

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