PD diviso e opposizioni compatte. Ma la metà degli elettori è ancora indecisa
(ASI) Roma - E' da gennaio che si susseguono giudizi, incoraggiamenti e critiche alla riforma costituzionale. Ora il referendum popolare è fissato per il 4 dicembre.
I dibattiti si susseguono irrefrenabili ed è evidente come, pur volendo evitarlo, la personalizzazione di tale voto con il destino del governo di Matteo Renzi sia inesorabile.
Eppure, secondo i sondaggisti, la metà degli sono indecisi sulla scelta, un Sì che per il Governo è fondamentale per ridurre i costi della politica, oppure un No che per le opposizioni è fondamentale per salvaguardare la Carta Costituzionale e impedire una svolta autoritaria.
Il premier Renzi è in viaggio per difendere il Sì, Matteo Salvini presto partirà in tour per esprimere il proprio parere contrario, comune a tutte le opposizioni e alla minoranza del Partito Democratico.
Nonostante questo però è necessario evitare eccessivi salotti politici e concentrarsi, almeno per il bene dei cittadini sui punti principali della Riforma, ricondotta al giudizio popolare perché licenziata con maggioranza assoluta dal parlamento senza aver ottenuto i due terzi a favore nell'esito delle votazioni.
La riforma scritta dal Ministro Maria Elena Boschi e da Denis Verdini, dal 14 luglio con Ala attivo sostenitore del governo, prevede l'archiviazione del bicameralismo paritario, lasciando alla Camera la facoltà di votare la fiducia all'esecutivo e il ruolo di principale attore del processo legislativo. Il Senato sarà invececomposto da consiglieri regionali (74) e sindaci (21) scelti dalle assemblee regionali sulla base delle indicazioni degli elettori. Cinque membri saranno invece nominati dal capo dello Stato.
Ora quello che però appare chiaro, anche in merito all'Italicum che le opposizioni non vogliono più modificare a distanza da due mesi dal voto, "ha detto che era la legge perfetta, ora torna sui suoi passi per disperazione?" la sintesi di Renato Brunetta, è che gli elettori potrebbero pensare di decidere un rafforzamento o un potenzialmente letale indebolimento dell'esecutivo attuale, in particolare della figura di Matteo Renzi.
Il premier dice che l'Italia si gioca altri 20 anni nell'arco di due mesi, i suoi avversari vogliono tutelare il "bene della democrazia".
Ad ogni modo però, pur con altrettanti difetti sia nel riformare in questa maniera e sia nel non riformare affatto, i sondaggi che impazzano danno ora una rimonta del No rispetto al Sì, superandolo per quattro punti percentuali, 53% contro 48.
Allo stesso tempo molti elettori rimangono indecisi, circa uno su due, mentre altri, quasi il 46% dicono di averne sentito solo parlare o di non sapere che si terrà un referendum in merito, nonostante il bombardamento mediatico che i cittadini subiscono ogni giorno.
Infine, un dato rincuorante per Matteo Renzi, almeno in minima parte, attesta un chiaro appoggio della base elettorale PD al suo segretario, a dispetto dei pareri di alti esponenti della minoranza quali quelli di Massimo D'Alema. Della base di partito solo il 19% è con lui.
Lorenzo Nicolao - Agenzia Stampa Italia