(ASI) “E’ un attentato non solo contro la Turchia, ma contro la Turchia nel suo essere europea. Colpire un aeroporto non e’ colpire il cuore di un Paese, ma significa volerlo isolare, chiudere. 
Questo e’ successo ieri a tarda sera a Istanbul, porta europea della Turchia, all’aeroporto Ataturk.  L’ultimo bilancio parla di 36 morti e di 147 feriti. Prima di oggi c’erano gia’ stati sei attentati nel 2016 in territorio turco. Risposta politica. Al di la’ della solidarieta’ doverosa. Bisogna assolutamente rompere l’isolamento della Turchia, offrendo la strada a Erdogan per riallacciare rapporti di piu’ forte collaborazione con l’Occidente. E’ l’unica strada. Il terrorismo, come la mafia, colpisce chi e’ isolato. Erdogan ha impresso un corso politico alla sua Turchia che e’ carico di contraddizioni: apre all’accordo con l’Unione Europea per accogliere i profughi previo congruo pagamento (3 miliardi di euro) poi minaccia i Paesi che riconoscono il genocidio degli armeni; stringe forti accordi intra-sunniti con i palestinesi di Hamas e proprio ieri firma un patto di pacificazione e buoni rapporti con Israele (in chiave anti-iraniania); critica Mosca per il suo aiuto ad Assad in Damasco e ora chiede scusa per il jet russo abbattuto scientemente al confine con la Siria.  Con questo attentato, con ogni probabilita’, per le tecniche usate, e prima ancora che si sia a conoscenza di una rivendicazione attendibile, il Califfo prende atto della scelta di campo ostile di Erdogan e gli manda un segnale terrificante. Vuole isolare il Paese, distruggerne il turismo, impedire la mescolanza di islamici e di ‘infedeli’. L’Italia ha un ruolo importante. In questo momento si tratta di creare le condizioni di amicizia, di democrazia, di diritti umani e di sicurezza tali da poter coinvolgere la Turchia nell’Unione Europea, secondo livelli di appartenenza graduali ma senza umiliazioni. Ci sono di mezzo ragioni di giustizia e di solidarieta’ verso un grande popolo, ma anche sani calcoli di realismo politico. Non ci possiamo permettere un gigante economico, militare, culturale, geopoliticamente essenziale, alle nostre porte, in bali’a di spinte e ricatti del radicalismo islamico. Una guerra totale in corso con il Califfato nelle sue varie diramazione non consente la neutralita’ di nessuno. Altrimenti la guerra mondiale a pezzi (Francesco dixit) diventerebbe un unico gigantesco blocco che schiaccera’ la liberta’ e la vita peggio delle altre guerre mondiali”. Lo dice Renato Brunetta, presidente dei deputati di Forza Italia.

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