Trivellazioni nell’Adriatico: il Mise autorizza le ricerche petrolifere a largo delle Isole Tremiti, la Corte Costituzionale dichiara ammissibile il referendum proposto dalle Regioni

(ASI) Roma - Il 22 dicembre il Ministero dello Sviluppo Economico (Mise) ha firmato il decreto di conferimento della concessione alla Petrolceltic Italia srl, che si occuperà di ricerca petrolifera off shore a circa 12 miglia dalle Isole Tremiti. L'area interessata dalle ricerche ha un'estensione di circa 373,70 chilometri quadrati ed è stata concessa alla multinazionale per quattro anni per un importo di 1.929,29 euro l’anno (5,16 euro per chilometro quadrato).
Dopo il provvedimento del Mise non si è fatta attendere la reazione dell’Amministrazione Comunale, Provinciale e della Regione Puglia attraverso il Presidente Michele Emiliano contro il provvedimento del Governo.
«Il mare delle Tremiti non sarà trivellato. Caso contrario, scateneremo l'inferno», queste le parole del Presidente che aggiunge: «trovo questo atteggiamento del Governo irresponsabile con le regioni e con il popolo italiano. Da un lato mandano in Gazzetta ufficiale lo stop alle trivellazioni e dall'altro, poche ore prima, autorizzano nuove ricerche. Tra l'altro nei posti più belli d'Italia: le Tremiti, Pantelleria, il Golfo di Taranto. Non è possibile. Faccio appello al presidente Matteo Renzi affinché revochi immediatamente tutte le autorizzazioni».
Sulla vicenda interviene con una nota divulgata nei giorni scorsi il Presidente del Parco Nazionale del Gargano, Stefano Pecorella, sempre vicino alla comunità tremitese a alla tutela dell’area marina protetta dell’Arcipelago delle Isole Tremiti; il Presidente nazionale di Federparchi Giampiero Sammuri ed il Presidente di Federparchi Puglia Enzo Lavarra:
«Esprimiamo la nostra piena solidarietà alla mobilitazione delle comunità locali delle Isole Tremiti contro l’autorizzazione del Ministero dello Sviluppo Economico alle ricerche petrolifere off shore. Per l’ampiezza dell’area interessata dal decreto - continuano - per la distanza di pochi Km dai siti di interesse comunitario e dall’Area Marina Protetta, l’esecuzione di indagini geofisiche avrebbe effetti gravemente impattanti sull’ecosistema marino e costiero, e comprometterebbe quel progetto di sviluppo sostenibile che è in corso con la valorizzazione delle vocazioni storiche legate alle attività di pesca e all’offerta di turismo naturalistico. Per questo, nel richiamare l’annullamento ad opera del Tar Lazio dei decreti autorizzativi precedenti delle ricerche petrolifere, aderiamo con piena convinzione alla manifestazione di oggi a Manfredonia».
Dal Ministero arriva la replica «Un polverone pretestuoso e strumentale: non c'è nessuna trivellazione». Così il Ministro dello Sviluppo Economico, Federica Guidi definisce le polemiche sulla concessione dei permessi di ricerca off shore nell'Adriatico. Il Ministro spiega che «Il permesso di ricerca concesso alla società Petroceltic riguarda soltanto, e in una zona oltre le 12 miglia, la prospezione geofisica e non prevede alcuna perforazione che, comunque, non potrebbe essere autorizzata se non sulla base di una specifica valutazione di impatto ambientale. Il Presidente della Regione Puglia Michele Emiliano conosce benissimo i termini esatti della questione che a suo tempo gli è stata accuratamente rappresentata dal Ministero dello Sviluppo economico. La legge di Stabilità, venendo incontro alle richieste referendarie, ha escluso qualsiasi nuova ricerca entro le 12 miglia dalle coste. Il permesso alla Petroceltic non ha quindi nulla a che vedere con la legge di Stabilità visto che si tratta di ricerche al di fuori del limite delle 12 miglia». Inoltre aggiunge «nessun altro permesso di ricerca, in nessun'altra parte del Paese, è stato rilasciato alla vigilia dell'approvazione della legge di Stabilità»
Per il Sindaco delle Isole Tremiti le tecniche che dovrebbero essere usate per le ricerche di idrocarburi in mare sarebbero peraltro molto invasive «Verrebbero utilizzate piccole esplosioni che fanno impazzire la fauna marina. Tutto questo in Puglia, dove ci sono 135000 addetti alla pesca. Per non parlare dei danni che ci sarebbero per il turismo, altra nostra risorsa».
Nella giornata di Lunedi, presso l’Aula consiliare del Comune di Manfredonia, la rete NOTRIV ha promosso un incontro per ribadire il NO alla ricerca del petrolio nel mare Adriatico, con una nota congiunta la rete di associazioni NOTRIV dichiara:
«L’Adriatico, mare chiuso e dagli equilibri ambientali fragili, già gravato da 78 concessioni funzionanti per l’estrazione di gas e di petrolio, 17 permessi di ricerca già rilasciati nell’area italiana e 29 in fase di rilascio in quella croata, cui si aggiungono 24 ulteriori richieste, non può sopportare altri carichi.
Ribadiamo, ancora una volta, la nostra ferma contrarietà alla ricerca di idrocarburi nell’Adriatico poiché rappresenta un’offesa alla bellezza e alla biodiversità del mare, un danno per altri settori strategici della nostra economia, come il turismo, la pesca e la blu economy. La scelta petrolifera è un rischio senza benefici per le comunità costiere e per tutto il Paese: il greggio presente nel sottosuolo marino italiano, stimato in circa 10 milioni di tonnellate, di scarsa qualità, soddisferebbe il fabbisogno energetico nazionale per appena due mesi con scarsi effetti sull’indipendenza energetica dell’Italia.
In cambio, alla scarsità dei vantaggi corrisponde la grande preoccupazione che desta l’estrazione degli idrocarburi in mare per le possibili perdite sia normali, sia per incidenti, con i danni che deriverebbero per le zone costiere che vivono di turismo e di pesca. A tale rischio si aggiungono, nell’attuale fase, i danni alla fauna ittica causati dalla tecnica utilizzata per l’individuazione dei giacimenti di idrocarburi, attraverso il cosiddetto airgun. Tale pratica di ricerca, che il Governo ha autorizzato in prossimità delle Tremiti, può avere effetti a decine di chilometri di distanza, almeno 50 (rapporto ISPRA del Maggio 2012) in quanto le esplosioni delle prospezioni sismiche producono fortissimo rumore che investe l’ambiente marino. Le Isole Tremiti sono a 24 km dalla area in cui è stata autorizzata, da parte Ministero dello Sviluppo economico, la ricerca della Petroceltic in un ambiente delicato come quello dell’Adriatico e in prossimità di una delle più belle aree protette marine del Pianeta.
Non possiamo permettere che avvenga tale violazione del mare. Dobbiamo assumerci il compito e la responsabilità di proteggere l’Adriatico per difendere un patrimonio naturalistico unico, un ecosistema importantissimo per l’economia dell’Italia e degli altri Paesi ionio-adriatici e dell’Europa: le bellezze naturali dei luoghi, la cultura, la storia, le attività economiche che sostengono queste comunità costiere.
A questa scelta di ulteriori sacrifici ambientali e rischi, l’Assemblea chiede di poter istituire un tavolo di confronto al Governo Nazionale e alla Regione Puglia sui temi centrali della politica energetica e sui nuovi indirizzi mondiali sui cambiamenti climatici. A questo proposito, la Regione Puglia ha già avviato politiche importanti di conversione energetica.
Ritiene, inoltre, che un tavolo di confronto e di condivisione per ulteriori scelte sul piano energetico potrebbe favorire gli stessi indirizzi e investimenti delle imprese del settore.
Chiede, quindi, di condividere le scelte con le popolazioni locali perché ciò può rigettare proposte incompatibili ed insostenibili dal territorio e favorire soluzioni coerenti e importanti per lo sviluppo locale; d’istituire, inoltre, un tavolo di confronto sui temi della blu economy e della direttiva Eusair-Macroregione Ionio-Adriatica, sui temi della pesca sostenibile, della qualità ambientale e sulla sostenibilità del turismo e dei trasporti nei nostri mari, di straordinaria importanza ecologica.
L’Assemblea, fermamente convinta a condurre la lotta con ogni mezzo democratico, chiede al Governo di REVOCARE L’AUTORIZZAZIONE alla Petroceltic Italia srl.
Qualora i ministeri dovessero perseverare nell’assurda politica energetica cui condannare l’Adriatico e che espone l’Italia ad eventuale procedura d’infrazione del diritto comunitario, impugneremo l’autorizzazione alla Petroceltic innanzi al TAR del Lazio. L’Assemblea, infine, prosegue l’impegno della battaglia referendaria».

(Documento sottoscritto dal presidente della Regione Puglia, dal Presidente della Provincia di Foggia, dal Presidente del Parco Nazionale del Gargano, dai Sindaci dei Comuni pugliesi, dalle associazioni ambientaliste, dalla rete NOTRIV).

La rete di associazioni NOTRIV, oggi ha organizzato un sit-in silenzioso in Piazza del Quirinale davanti alla sede della Corte Costituzionale, impegnata a valutare il referendum contro le trivellazioni.
La Corte Costituzionale nella seduta di oggi si è riunita per decidere l’ammissibilità del referendum proposto da nove Consigli Regionali (Basilicata, Marche, Puglia, Sardegna, Veneto, Calabria, Liguria, Campania e Molise).

La Consulta ha riesaminato nuovamente i referendum e ne ha ritenuto ammissibile solo uno su sei. Il quesito ritenuto ammissibile, per l’abrogazione della norma prevede che i permessi e le concessioni già rilasciati abbiano la durata della vita utile del giacimento. L’Ufficio Stampa della Corte Costituzionale rende noto quanto segue:

Decisioni in tema di ammissibilità di quesiti referendari

«La Corte Costituzionale nella seduta di oggi ha dichiarato ammissibile la richiesta di un
referendum e improcedibili altre cinque richieste in materia di ricerca, prospezione e trivellazioni
marine. Per questi ultimi, la Corte Costituzionale non ha potuto che prendere atto della pronuncia
dell'Ufficio centrale per il Referendum della Cassazione che aveva dichiarato "non hanno più corso
le operazioni concernenti le prime cinque richieste referendarie", dichiarando conseguentemente
l'estinzione del giudizio. Il quesito ammesso è l'unico del quale l'Ufficio centrale per il Referendum ha affermato la legittimità sulla base della normativa sopravvenuta (la Legge di Stabilità 2016)
Nella nuova formulazione il referendum viene pertanto ad incentrarsi sulla previsione che le
concessioni petrolifere già rilasciate durino fino all'esaurimento dei giacimenti, in tal modo
prorogando di fatto -come rilevato dall'Ufficio centrale per il Referendum- i termini già previsti
dalle concessioni stesse.
La sentenza sarà depositata entro il 10 febbraio, come previsto dalla legge».

 

Edoardo Desiderio – Agenzia Stampa Italia

 

Fonte: Ufficio Stampa Corte Costituzionale http://www.cortecostituzionale.it/documenti/comunicatistampa/trivelle.pdf

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