Tasse, giustizia, economia e avversari: il Cavaliere ripercorre la sua storia e incita –"Andate a votare per mandare a casa questo rosso antico"
(ASI) – Non sembrava proprio essere l'uomo descritto dai "giornaloni" e dal gossip più o meno sponsorizzato. Il politico stanco, tagliato fuori dalla politica sia dagli avversari, che lo hanno ridotto all'impotenza, che dai nuovi "delfini" del centrodestra che cercano, più o meno esplicitamente, di prenderne il posto e l'eredità. L'uomo che starebbe preparandosi alla fine e all'esilio cercando di salvare il salvabile. Ebbene, colui che è salito sul palco del teatro Lyrick di Assisi, era tutto fuor che corrispondente a quest'immagine di "prossimo alla fine". Berlusconi è tornato. Il Silvio, il Cavaliere, che nel 1994, oltre venti anni fa, aveva riempito le piazze e offerto un alternativa politica, impensabile per molti, a quella che sembrava una storia già scritta dopo Mani Pulite e Tangentopoli, quel Leader è ancora lui ed è ancora presente. Silvio c'è. Non veniva in Umbria da dieci anni il Cavaliere, ma non sembra esser passato così tanto tempo. In un teatro stracolmo all'inverosimile, al punto che molta gente è dovuta restare fuori, Silvio Berlusconi, con la sua ironia, la sua forza e la sua decisione, ha dimostrato di essere ancora se stesso. Nel corso di un lungo, appassionato discorso, sovente interrotto dagli applausi, dalle grida e dalle invocazioni della gente a "riprendere in mano l'Italia", il Cavaliere ha affrontato tutti i temi più importanti della politica, dell'attualità e dell'economia, senza risparmiare attacchi diretti e sagaci agli avversari di sempre, così come ai "nuovi avversari" interni ed esterni. Dopo aver ringraziato, con un mix di ironia e riconoscenza, Catia Polidori, coordinatrice regionale di Forza Italia in Umbria, per aver sostenuto il suo governo ai tempi di ciò che ha definito "un golpe di Fini con la sponsorizzazione di Napolitano", ha dato la parola a Claudio Ricci, il candidato presidente del centrodestra umbro.
Ricci ha preso pochi fondamentali impegni con gli umbri. Tasse: l'abbassamento dell'aliquota IRPEF al minimo sul modello di quanto già fatto ad Assisi durante il suo mandato di sindaco. Sulla sanità, e in generale, sulla gestione della cosa pubblica, l'impegno è chiaro e semplice: basta carriere sulla base delle raccomandazioni, delle amicizie, della parentele e delle "affiliazioni". Ricci non ha dubbi –"con noi il curriculum, le capacità e il merito saranno i parametri fondamentali". Sempre seguendo lo stesso ragionamento ha preso ad esempio il delicato tema delle prestazioni della sanità pubblica -"Basta disservizi frutto di accordi sindacali che poi impongono ai cittadini tempi di attesa "biblici" sia nel campo della sanità che della burocrazia in generale". Infine eliminazione degli appalti multipli nella sanità in favore di un appalto unico nella fornitura delle attrezzature sul modello di quanto accade nella maggior parte delle regioni italiane. Altro punto fondamentale su cui il candidato presidente della regione non ha mancato di impegnarsi la questione dei trasporti. Ricci si è impegnato per la riqualificazione della E45 senza la trasformazione in autostrada a pedaggio, così come per la realizzazione della "variante esterna", ossia il tratto della E45 complementare a quello odierno che attraversa la città di Perugia per mezzo di lunghi viadotti e gallerie. Infine potenziamento dei servizi dell'aeroporto di San Egidio con l'istituzione di un maggior numero di voli per l'Italia e l'Europa e rifiuto del progetto alta velocità ferroviaria con stazione in Toscana, in favore invece di un collegamento diretto dei treni alta velocità con l'aeroporto perugino.L'intervento di Ricci ha riscosso notevole successo tra la folla presente, ma un vero e proprio boato ha accolto il ritorno sul palco del Cavaliere. E Berlusconi accontenta la folla partendo con un attacco diretto all'operato dei governi seguiti al suo e accusandoli senza mezzi termini di non poter risolvere la crisi economica sia per mancanza della giusta visione politica che per la mancanza di volontà di risolverla. "La storia ci dice che l'unico modo per uscire dalla crisi è l'equazione dei liberali. Meno tasse sulle famiglie, meno sulle imprese e meno sul lavoro. Si produrranno maggior lavoro e maggior consumo che porteranno maggiori entrate nella casse dello Stato che potranno essere utilizzate per aiutare i cittadini in difficoltà" – ha affermato Berlusconi che poi, riferendosi agli avversari di sempre, ha proseguito – "La sinistra è per cultura portata ad occupare il potere. Vogliono aumentare il loro potere. Per farlo aumentano il debito pubblico che si traduce in maggiori tasse per tutti per poter accertarsi che nessuno gli porti via il loro potere". Mentre parlando dei "nuovi avversari", ossia il Movimento 5 Stelle, il Cavaliere non ha dubbi –"Sono politicamente finiti. Dai discorsi stile Adolf Hitler 1933 con cui Grillo riempiva le piazze tre anni fa, sono passati al completo fallimento e stravolgimento degli obbiettivi che si erano inizialmente posti. Hanno fatto entrare in parlamento dei dilettanti allo sbaraglio. Gente che aveva un reddito annuo tra zero e venti mila euro, ma che ora non rinuncia a stipendi, vitalizi e pensioni nella misura in cui aveva promesso di fare, dopo che inizialmente avevano promesso di portare la rivoluzione e "liberare" il parlamento o, in alternativa, di farlo cadere".
Tornando invece sull'operato del governo Renzi, Berlusconi ripercorre la politica estera e l'attuale posizione dell'Italia nello scacchiere europeo e internazionale con particolare riferimento alle stragi di migranti. "I governanti europei prendono in giro l'Italia e Renzi. Ci fossi stato io, sarei andato dai miei colleghi europei e gli avrei fatto un ..... così"- ha affermato Berlusconi a braccia aperte. In politica interna ed economia il Cavaliere non si risparmia e va all'attacco di tutto il sistema burocratico ed economico, così come della giustizia e della politica –"Oggi il nostro stato ci costa mediamente il 33% in più dei nostri concittadini europei. Ci siamo proposti di salvare i nostri cittadini dalle ganasce della burocrazia. Oggi un imprenditore deve il 70% del suo guadagno e quando si alza dal tavolo di un dirigente di Equitalia si sente come un miracolato. E cosa fa la giustizia in tutto questo? Mi hanno detto di non parlare di giustizia ma io non posso dimenticare l'ingiustizia". Berlusconi si è poi lasciato andare sull'onda dei ricordi e, sostenuto e incitato da una platea in visibilio ha ripercorso la storia del suo partito –"Nel 1994 la strage di partiti pilotata lasciò solo la sinistra e i democristiani di sinistra. Il partito comunista pensava di avere la via spianata. Ma un "folle" convinse altri "folli" ad opporsi a quella "Gerusalemme" promessa nei paesi ex URSS dall'ideologia comunista come il bene assoluto. Per arrivarci era necessario un imperativo: "se qualcuno si oppone deve essere fatto fuori fisicamente". Da qui 120 milioni di morti. Da qui centinaia di popoli che hanno vissuto in un clima di terrore. Ne fummo consapevoli e decidemmo di fermarli con una rivoluzione liberale". Tornando poi alla situazione attuale dell'Umbria, Berlusconi, ha parlato senza incertezze di una regione dalle potenzialità immense "soffocata da 45 anni di sinistra". "Se dovessimo vincere in Veneto, Campania, Liguria e Umbria, il signor Renzi va a casa. Ce lo manderebbero i suoi "amici" del Pd. Ce ne sarebbe un gran bisogno." – ha affermato il cavaliere che ha poi incitato la folla festante –"andate a votare per mandare a casa questo rosso antico". Infine il cavaliere ha ricevuto sul palco tutti i candidati a consigliere regionale di Forza Italia, e tra applausi, lo sventolar di bandiere tricolore e del partito, con sottofondo l'inno di Mameli, si è congedato dichiarando –"Se vinciamo io tornerò certamente a festeggiare qui con tutti voi".
Alexanru Rares Cenusa – Agenzia Stampa Italia