Adriana Galgano (SC): "Vogliamo un'Umbria integrata e innovativa. Salvare AST e Perugina è possibile con Ricci"

(ASI) Perugia - Da quando è in Parlamento, Adriana Galgano non ha dimenticato l'impegno per il suo territorio di provenienza. Nata a Milano, la deputata di Scelta Civica risiede, tuttavia, a Perugia, dove si è candidata a Sindaco in occasione delle ultime elezioni comunali del maggio 2014.

Da sempre attiva nel campo della creazione e dello sviluppo delle imprese, la Galgano ha messo a disposizione la sua visibilità nazionale per appoggiare la lista civica Cambiare in Umbria, capitanata dall'imprenditore e consigliere comunale ternano Giovanni Ceccotti, salito alla ribalta delle cronache negli ultimi mesi come l'artefice del progetto di azionariato diffuso (public company) messo in piedi per salvare il polo siderurgico ternano, a rischio chiusura, oggi in mano ai tedeschi del gruppo Thyssen.

Onorevole, come mai il coordinamento regionale della vostra formazione politica ha deciso di sostenere la lista civica Cambiare in Umbria, che appoggerà il candidato Claudio Ricci?

Il mondo sta cambiando velocemente e la nostra regione è molto indietro sotto tutti i punti di vista. C'è bisogno di cittadini preparati e competenti che innestino le loro conoscenze nel mondo politico. Per questo, invito gli umbri a guardare alle liste civiche per selezionare al loro interno le persone più adatte a svolgere un ruolo amministrativo così importante. In particolare, riteniamo che Giovanni Ceccotti e Nadia Isidori abbiano le maggiori credenziali per poter arricchire una futura maggioranza di governo regionale. Ho iniziato a lavorare con Giovanni Ceccotti alla creazione di nuove imprese venticinque anni fa, conosco bene le sue capacità e portare in consiglio regionale questo tipo di competenze sullo sviluppo economico è per noi prioritario. Nadia Isidori, da tanti anni precaria, si occupa invece di assistenza all'infanzia, e ne appoggiamo la candidatura proprio perché pensiamo che un mercato del lavoro innovativo possa e debba far coesistere la flessibilità e la certezza del lavoro, cosa molto diversa dal concetto superato del posto fisso, sconfiggendo la precarietà soprattutto se giovanile. Il criterio di scelta dell'elettore, in generale, deve basarsi sulla capacità del singolo politico di avere una visione strategica d'insieme per lo sviluppo del territorio, e non sulla possibilità di distribuire soldi pubblici a pioggia. Attualmente sono segretario della XIV Commissione della Camera, quella dedicata alle Politiche dell'Unione Europea. Molte persone interessate a fare progetti mi contattano per sapere quale sia il "canale giusto" per arrivare a Bruxelles ed ottenere così fondi europei. In realtà, non c'è un canale ma un sistema di competenze da creare e da mettere al servizio di ogni progetto perché venga preso in considerazione a Bruxelles. Ormai viviamo in un mondo di competenze ed è nostro dovere ridurre la distanza tra l'Italia ed il resto d'Europa e del mondo.

 Concretamente, come connettere, dunque, l'Umbria nel circuito europeo e globale?

Bisogna avere una capacità sempre maggiore di creare connessioni, a partire da quella "fisica" dei trasporti. Dopo il grave errore del secolo scorso di aver lasciato lo snodo della rete autostradale alla provincia di Arezzo, ora la giunta Marini vorrebbe favorire nuovamente la Valdichiana con il progetto Medioetruria, che prevede la costruzione di una stazione nodale dell'Alta Velocità nei pressi di Rigutino, piccolo centro della periferia aretina. Tutto questo è avvenuto senza nemmeno la richiesta di una contropartita di qualsiasi genere. Si deve anzitutto capire che ruolo debba avere l'Umbria nel prossimo futuro, mettendo in chiaro che l'Alta Velocità deve partire da Perugia in quanto capoluogo di regione. Alcuni affermano pittorescamente che la specificità e la ricchezza del territorio umbro risiedano proprio nel suo isolamento, ma ormai il criterio fondante, anche nella scelta di un semplice turista, sta nel tempo e nella facilità di raggiungimento. Il numero di località che oggigiorno vengono promosse costantemente in Italia e nel mondo è elevatissimo, e restare fuori dalle principali tratte stradali e ferroviarie comporta un danno enorme. Già con Expo, se avessimo avuto un collegamento veloce e diretto con Milano, ne avremmo tratto enormi vantaggi, vista anche la predisposizione della nostra regione per il settore agro-alimentare che contraddistingue la manifestazione internazionale meneghina.

Come può cambiare la situazione economica in Umbria, anche alla luce delle riforme del governo nazionale?

Non parlerei di una vera connessione tra le riforme che stiamo discutendo in Parlamento e la situazione regionale. L'Umbria vive una fase di depressione economica tutta sua, che va a sommarsi alla già difficile congiuntura economica nazionale e internazionale. Il PIL umbro è inferiore del 20% a quello delle altre regioni del Centro Italia, siamo la prima regione per sofferenze bancarie, la terza per esposizione da derivati, ed in media ogni tre giorni, in Umbria, fallisce un'azienda. Certi problemi non possono essere risolti semplicemente con il Jobs Act o con altre misure da parte dell'esecutivo, ma occorre dare un nuovo indirizzo di governo regionale con una decisa inversione di tendenza. E' opportuno essere presenti in settori innovativi, settori che vengono premiati da Bruxelles per la loro capacità di connettere il mondo dell'impresa con quello della ricerca. L'Umbria sarebbe un ottimo bacino per aziende innovative, che oggi rappresentano soltanto eccezioni isolate. Qui da noi si è privilegiato un modello trainato dalla spesa pubblica, senza preoccuparsi più di tanto dei risultati prodotti. Noi dobbiamo avere la capacità di attrarre investimenti nel nostro territorio, investimenti che oggi latitano, sempre per la logica della chiusura a riccio dell'Umbria, già osservata per il problema dei trasporti.

La sanità umbra è finita più volte sotto il faro delle critiche, non solo per le note vicende giudiziarie, ma anche per i problemi relativi all'efficienza e ad alcuni tagli considerati da più parti indiscriminati? In generale come coniugare riduzione dei costi e salvaguardia dei servizi sociali?

I risultati ottenuti dalla sanità regionale in termini di taglio della spesa pubblica non tengono conto del livello di qualità dei servizi offerti. E' facile tagliare i costi, se poi le attese per una visita sono lunghissime. Il mio sostegno a Ricci è un sostegno al modello che il candidato civico ha saputo creare da sindaco, riducendo la pressione fiscale di competenza locale, eliminando la tassa di soggiorno e facendo di Assisi un esempio virtuoso in termini di razionalizzazione della spesa pubblica. Ai detrattori che puntano il dito sulla facilità di richiamare flussi turistici che detiene Assisi, io contrappongo l'esempio di Venezia, dove l'attrattività dei visitatori è perfino più alta di quella della città serafica eppure il suo bilancio metropolitano evidenzia gravi problemi di gestione.

Il peso politico dell'Umbria in sede di governo centrale è sempre stato piuttosto basso. La nostra regione conta sempre meno e sembra non avere la capacità di far sentire la propria voce a Roma, malgrado la vicinanza geografica la concordanza politica tra governo regionale e governo nazionale. Come pensa che i candidati di Cambiare in Umbria e Claudio Ricci potrebbero invertire la tendenza?

Ho riscontrato questo problema nella vicenda di AST, che ho seguito sin dall'inizio. Quando sono andata a Bruxelles per discutere della vertenza ed impedire lo smembramento dell'azienda, insieme ai rappresentanti ternani, Catiuscia Marini era assente. Ho cominciato allora a pensare che da una parte non fosse ben chiara l'importanza della partita in gioco, mentre dall'altra non si fosse percepito che le partite in generale si vincono acquisendo potere negoziale. L'esempio del progetto Medioetruria, di cui si è detto, è emblematico in questo senso: al netto del danno subito a vantaggio della Toscana, non si è chiesto nulla in cambio al governo, malgrado vi siano ben 17 grandi opere ancora incompiute in Umbria. Segnalo, inoltre, che il Ministro Franceschini ha impugnato il Piano Strategico Territoriale dell'Umbria per seri dubbi di costituzionalità. L’insieme delle vicende evidenzia la necessità di modificare i sistemi con cui si prendono e si attuano le decisioni.

Il capolista di Cambiare in Umbria, Giovanni Ceccotti, sta portando avanti un progetto di salvataggio del complesso delle Acciaierie di Terni attraverso l'azionariato diffuso, che ha suscitato molto interesse ma anche diversi dubbi in merito alla fattibilità. In che modo è attuabile?

Il piano di public company è importante perché dà ai cittadini la possibilità di investire direttamente nelle imprese del loro territorio. Una grande impresa non fa l'interesse soltanto di chi ci lavora, ma anche di chi ne beneficia attraverso la promozione del territorio (commercianti, albergatori ecc. ...) e i contributi versati (collettività). Come tutte le nuove idee anche questa trova ostilità, ma noi siamo determinati a portarla avanti, non solo per AST. E' fondamentale ridurre il peso dei finanziamenti bancari negli investimenti, eccessivo in Italia, ed aumentare quello del risparmio privato, come avviene in altri Paesi europei. Il nostro Paese ha ancora un forte sentimento anti-impresa. Dobbiamo cercare di cambiare la percezione e la cultura anti-impresa.

Per quanto riguarda la Perugina, invece, cosa si può fare?

La Perugina è un emblema della situazione critica che vive in questa fase il nostro Paese. In una città simbolo della produzione del cioccolato in Italia, la Nestlè, detentrice del marchio, vuole di fatto disimpegnarsi. Non perché l'azienda vada male e nemmeno per investire in realtà dove la manodopera costi meno. Basti pensare che mentre il gruppo svizzero vuole investire 11 milioni di euro in tutta Italia, ne ha messi a disposizione 220 in un solo stabilimento in Germania, che darà lavoro a 440 persone, e 71 in un'altra azienda in Spagna. La politica deve darsi immediatamente da fare, ben prima della scadenza del contratto di solidarietà, sollecitando l’intervento di Roma. Altrimenti i tavoli e le vertenze serviranno a ben poco.

Andrea Fais - Agenzia Stampa Italia

 

 

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