La buona scuola di Renzi ghettizza i disabili

(ASI) Il presidente del Consiglio Matteo Renzi nella sua opera di riformatore ha deciso di rifare l’istruzione. Senza falsa modestia ha chiamato il provvedimento “la buona scuola”, peccato che per il mondo dei disabili questa rischi di diventare un incubo riportandoli indietro di 40 anni.

Fino agli anni ‘70 i portatori di handicap erano relegati in apposite strutture poi faticosamente hanno iniziato a trovare spazio nelle scuole pubbliche. Inizialmente il sostegno era assegnato solo ai casi più gravi, non udenti, ipovedenti o psicofisici, poi negli ultimi anni con l’esplosione dei Bes, i bisogni educativi speciali, è sempre più frequente trovare in una singola classe diversi alunni, anche solo dislessici, disgrafici o discalculi, dotati di sostegno con il numero degli appositi insegnanti che è letteralmente lievitato.

Tutto, o quasi, da rivedere secondo il governo che tra un 5 per mille destinato alle scuole, un po’ di inglese in più e lavoratori gratuiti per le aziende, via stage, si prepara a dire addio al concetto di inclusione dei disabili nel nostro sistema educativo.

 Sostegno a rischio

Se da un lato l’ipotesi di una maggiore formazione per gli insegnanti tramite un apposito aggiornamento annuale appare andare nella direzione giusta sono le altre ipotesi allo studio che preoccupano.

Sotto accusa infatti gli insegnanti di sostegno che secondo alcuni utilizzerebbero questa strada per ottenere l’agognato posto di ruolo; l’idea del governo è quindi quella di creare degli appositi corsi di laurea in Pedagogia e didattica speciale per formare questi docenti che poi dovrebbero rimanere a vita in questo canale senza possibilità di cambiare.

La Sipes, l’associazione italiana di pedagogia speciale, denuncia però i rischi di questa scelta che andrebbe ad annullare i benefici dell’inclusione sperimentata negli ultimi 30 anni, e creerebbe un modello superato che non a caso gli altri paesi stanno abbandonando. In Austria, ad esempio, da anni le figure delle insegnanti curriculari e di sostegno sono distinte e separata ma il governo di recente ha chiuso i percorsi separati proprio per ricercare la via dell’inclusione.

Atenei all’incasso

Se una maggiore professionalità degli insegnanti andrebbe a beneficio degli alunni va detto che questa si potrebbe benissimo ottenere formando in modo più approfondito anche quelli curriculari. A giovarsi della creazione di un apposito corso di laurea sarebbero in primis le università che potrebbero così aumentare le cattedre e gli insegnamenti con un conseguente ritorno economico. Si creerebbe così una corsia privilegiata per lavorare nella scuola che, nonostante gli annunci di Palazzo Chigi rischia di creare da subito nuovi precari. Nella bozza attualmente disponibile si distingue tra studenti con disabilità, che saranno seguiti come oggi da docenti specializzati, e studenti con Bes per i quali sarà redatto o il Pdp, Piano didattico personalizzato, o il Pei, piano educativo individualizzato, a seconda dei casi; difficilmente questi ultimi continueranno ad essere seguiti da insegnanti di sostegno, a meno che non siano così gravi da rientrare nella legge 104. Molte della attuali cattedre disponibili quindi saranno cancellate e gli attuali titolari dirottati altrove o lasciati a casa.

L’esempio trentino

Dario Ianes, docente presso l’Università di Bolzano e membro del Sipes, ha più volte denunciato i rischi derivanti da una formazione ad hoc per i docenti di sostegno in primis su tutti quelli che l’alunno disabile anziché continuare a lavorare all’interno della sua aula venga portato fuori per fare un lavoro diverso da quello dei suoi compagni. Trattandosi di casi particolarmente gravi questi dovrebbero seguire una programmazione speciale, inoltre terminate le ore di sostegno assegnate, al massimo 22, rimarrebbe solo al suo banco senza essere seguito dalla docente curriculare non preparata per occuparsi di lui. Tra le alternative auspicate dall’associazione quella in via di sperimentazione nel trentino.

Nella città altoatesina infatti da due anni, in 17 classi, è in corso una sperimentazione; qui ogni settimana un consulente tecnico aiuta il curriculare nella programmazione settimanale con risultati positivi che mirano all’inclusione e non certo ad escludere. Tutto quello su cui invece sembrano puntare Renzi e i suoi.

Fabrizio Di Ernesto - Agenzia Stampa Italia

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