(ASI) Milano – Abbiamo letto la nota del ministero dello Sviluppo economico secondo la quale “il disegno di legge sulla concorrenza approvato venerdì scorso dal Consiglio dei ministri su proposta del Ministro dello Sviluppo
economico Federica Guidi non prevede in alcun modo la reintroduzione di penali per chi recede dai contratti di abbonamento a telefoni fissi e mobili, internet o a pay-tv”.
Purtroppo dobbiamo però confermare tutte le nostre preoccupazioni circa il fatto che attraverso l’articolo 16 del disegno di legge in oggetto si rischi di resuscitare le penali che nel settore delle comunicazioni elettroniche erano state eliminate con il decreto Bersani, poi convertito in Legge 70 del 2007.
Infatti, nella parte ora aggiunta al comma 3 si dice esplicitamente che le spese e ogni altro onere comunque denominato relativi al recesso o al trasferimento dell’utenza ad altro operatore sono commisurati al valore del contratto al momento della sottoscrizione quando, invece, secondo la legge vigente, gli unici costi che l’operatore può recuperare sono quelli giustificati da costi dell’operatore medesimo ovvero costi tecnici vivi per operare lo switching e/o il recesso – sui quali peraltro pendono ancora ricorsi di Altroconsumo presso AGCOM e AGCM, considerato che tali costi a nostro avviso rimangono troppo elevati.
Il parametrare ora i costi che dovranno sborsare i consumatori che vorranno recedere prima della scadenza del contratto “al valore del contratto stesso” rischia quindi con tutta evidenza di fare rientrare dalla finestra le vecchie penali e di permettere di nuovo agli operatori di recuperare non solo le spese vive – che in quanto tali sono riferibili ad aspetti tecnici e non al valore del contratto – ma anche il mancato guadagno commerciale rispetto ad utenti che liberamente hanno deciso di lasciare l’operatore prima del termine del contratto.
Peraltro, al successivo comma 3-ter, che il disegno di legge intenderebbe introdurre, si fa riferimento esplicitamente per quanto concerne i contratti comprensivi di offerte promozionali alla parola “penale”, che era scomparsa dal gergo tecnico-giuridico nel settore delle telecomunicazioni. Il fatto che poi si dica che l’eventuale penale debba essere equa e proporzionata al valore del contratto e alla durata residua della promozione non contribuisce a far venir meno le nostre preoccupazioni.
Se – come auspichiamo – con le precisazioni odierne del ministero dello Sviluppo economico si intende anticipare emendamenti chiarificatori a questo articolo pasticciato che saranno presentati nel corso del dibattito parlamentare da parte del governo, Altroconsumo non può che salutare la cosa favorevolmente avendo contribuito per la sua parte a fare chiarezza.
Converrà infatti il ministero dello Sviluppo economico che reintrodurre le penali nei contratti di consumo nel settore delle comunicazioni elettroniche non solo sarebbe contro gli interessi dei consumatori ma anche a detrimento del funzionamento di un mercato efficiente e competitivo.
Redazione Agenzia Stampa Italia