Quelle maggioranze taroccate dall’astensionismo

(ASI) Domenica si vota per il rinnovo dei consigli regionali di Emilia-Romagna e Calabria. I sondaggi danno ampiamente favorito il Pd, principalmente per due ragioni: la prima perché manca l’avversario sia come partito che come singolo candidato, a livello nazionale e in sede locale.

Finché il centrodestra non riuscirà a trovare il successore di Silvio Berlusconi le cose non potranno cambiare, salvo che ci sia un exploit di Matteo Salvini e della sua Lega, ma nelle due regioni non credo che possa avere, almeno per questa tornata elettorale, molte chance.

La seconda ragione è l’astensionismo. I soliti sondaggi indicano una forbice dal 50 al 60 per cento. Una cosa gravissima, ma ai politici non importa nulla, al di là dello stucchevole ed intollerabile bla, bla del giorno dopo, anzi, come si vede dai dati, sono proprio queste astensioni che favoriscono le vittorie, come peraltro è avvenuto in tante altre occasioni. . 

Siccome bisogna tenere conto del volere popolare (come dicono sempre i nostri “eroi”) è il caso di considerare davvero anche quelli che non si recano alle urne e di quelli che quando ci vanno non votano (schede bianche o nulle). In fondo anche questa, seppure anomala, è comunque una forma di manifestare la propria volontà che è -  peraltro piuttosto evidente -  di rigetto e di protesta, Allora sarebbe necessario adeguare i seggi in Parlamento, ma anche nelle Regioni e nei Comuni, alla partecipazione e volontà degli elettori. Così: se va a votare il 50 per cento, i seggi da assegnare, sia alla Camera, ma anche in consiglio regionale o comunale, siano il 50 per cento, la metà. Si parla tanto di democrazia, di rappresentanze, ma quelli che non vanno a votare lo fanno – almeno nella stragrande maggioranza – perché i candidati sono impresentabili e, quindi danno, sia pure indirettamente, un giudizio negativo. Perché quelli che vengono eletti vogliono, pretendono di rappresentare anche quelli che li hanno sdegnosamente bocciati? Sarebbe un modo per far pesare, finalmente, questo non voto.

Visto che sono in atto modifiche alla Costituzione, consiglierei a Matteo Renzi  di aggiungere al secondo comma dell’art. 56, che stabilisce in 630 il numero dei deputati, “comunque i seggi definitivi saranno calcolati, in maniera proporzionale, rispetto al numero dei votanti”. Così, come ho già detto, se a votare dovesse andare soltanto il 50 % degli aventi diritto, i deputati, in proporzione, diventerebbero la metà, vale a dire 315. Sarebbe un modo(forse l’unico) per ottenere tre eccezionali e straordinari risultati: ridurre il numero dei deputati,  ridurre le spese e dare dignità a chi non si sente di votare personaggi impresentabili, imposti dai segretari dei partiti, che non meritano alcuna fiducia.  

Questa modifica potrebbe costringere i partiti a non presentare più gli zombi. Il problema è che questa riforma la dovrebbe votare il Parlamento, vale a dire gli zombi di cui sopra.

 

                                                                 

Fortunato Vinci –Agenzia Stampa Italia

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