(ASI) Non convince al leader dell'Italia dei valori, Antonio Di Pietro, ed ai suoi esponenti il discorso fatto da Marchionne, in visita oggi alla Camera .
“In Parlamento si sta assistendo alla visione della brutta copia del film che Marchionne ha recitato sabato scorso a Berlusconi. Non esiste un piano industriale trasparente che dichiari dove, quando e come verrebbero spesi i 20 miliardi annunciati per più di diciotto volte alla stampa e mai esplicitati in sedi opportune come il ministero dello Sviluppo Economico e le organizzazioni sindacali”. Lo affermano in una nota il presidente dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, e il responsabile lavoro e welfare dell’IdV, Maurizio Zipponi. “L’amministratore delegato della Fiat - continuano - non spiega quante risorse chiederà al sistema finanziario italiano né a quanto corrisponda l’insieme del finanziamento pubblico, composto da fondi per l’innovazione, dal sostegno alla formazione, dalla cassa integrazione. Addirittura indicare quattro centri direzionali nel mondo e non uno è semplicemente una presa per i fondelli. In tutte le case automobilistiche esiste un solo polo per la ricerca, per la sperimentazione, progettazione, e per la direzione strategica”. “Marchionne ha detto di non avere richieste da fare alla politica, allora - concludono - ci spieghi perché, per reggere il terribile impatto industriale e sociale dato dalla chiusura dello stabilimento di Termini Imerese, in Sicilia, giusto ieri governo e regione hanno dichiarato di dover spendere 450 milioni di euro. Mentre la Fiat non spenderà un centesimo. Insomma, continua la farsa da parte di coloro che, come gli azionisti della Fiat, hanno deciso già che l’Italia sarà unicamente il mercato in cui lasciare dei presidi produttivi e da cui attingere enormi risorse sia in Borsa, sia dalle nostre banche, sia dallo Stato per finanziare operazioni che nulla hanno a che fare con gli interessi nazionali. Marchionne mente anche sugli ultimi accordi di Pomigliano e Mirafiori perché questi violano gli articoli 39 e 40 della Costituzione e la legge 2112 sulla cessione d’azienda. Ma su questo è la magistratura che decide”.
Anche la posizione di Antonio Borghesi, vice capogruppo dell’Italia dei Valori alla Camera, non sembra discostarsi da quanto detto da Di Pietro e da Zipponi. “Marchionne non è stato convincente"- afferma Borghesi- "Un discorso fatto interamente usando il condizionale e mai il presente. Non ha presentato il piano industriale adducendo motivi di riservatezza ed ha illustrato una serie di investimenti e operazioni, che risultano, però, condizionati a situazioni future e ipotetiche, anziché ad elementi certi. E’ ora che governo obblighi la Fiat ad impegni formali – aggiunge Borghesi - ed alla eventuale restituzione degli aiuti ricevuti dallo Stato, in caso di inosservanza degli impegni assunti”.