(ASI) In merito al dibattito apertosi in questi giorni sulla proposta di chiedere il riconoscimento dello stato di “area di crisi industriale complessa” per la città di Terni, il presidente di Casartigiani Terni, cav. Ivano Emili, ha rilasciato la seguente dichiarazione:
“Qual è l’obiettivo che si intende perseguire con la richiesta dello stato di area di crisi complessa per Terni? Esiste un progetto di riconversione industriale in direzione di un manifatturiero evoluto e innovativo, coerente con le specificità del territorio? E’ stato elaborato un piano infrastrutturale partecipato e condiviso che fissi le priorità sulle quali incentrare gli investimenti pubblici che si vorrebbero attivare? Esiste una stima sulla mole dei cofinanziamenti pubblici che le istituzioni locali dovrebbero attivare per sostenere un eventuale piano di investimenti? E’ stata valutata in maniera dettagliata la copertura di queste partite nei bilanci delle amministrazioni locali? Esiste la compatibilità giuridica e normativa affinché questa richiesta possa essere accettata? Quali sono le tempistiche per l’attivazione di questi strumenti e sono esse compatibili con la necessità di rapido intervento per migliorare la difficile situazione delle imprese e del lavoro?
Quello che stupisce nel dibattito, pur molto vivo e appassionato di queste settimane, è che finora si sono eluse queste domande che pure, per ragioni di metodo e merito della discussione, dovrebbero essere alla base di qualsiasi progetto che riguarda i nuovi modelli di sviluppo territoriali.
Non esiste, allo stato attuale, una visione completa e conseguente delle azioni da mettere in campo, dei tempi per realizzarle, dell’ammontare degli investimenti, degli obiettivi che si vogliono raggiungere, del costo di questi per la collettività locale, delle priorità in materia di fattori di competitività da realizzare sul versante infrastrutturale. In poche parole: non esiste un progetto, misurabile negli scopi, tempi e costi.
L’impressione, di chi opera quotidianamente nella trincea del lavoro, è che si ripeta ancora una volta una metodologia che in passato non ha certo portato bene al territorio: catturare soldi pubblici per poi impiegarli sulle cosiddette emergenze, contribuendo a creare cattedrali nel deserto o opere infrastrutturali fini a sé stesse che non contribuiscono a dotare la città di quegli strumenti in grado di renderla attrattiva e competitiva. In ultima analisi, inoltre, non sembra essere presa nella dovuta considerazione la necessità delle mini e micro imprese artigiane, spesso alle prese con problematiche di tutt’altra natura: dalla bolletta energetica alle politiche del lavoro, dal fisco e semplificazione alla ricerca, sviluppo e innovazione (dinamiche dalle quali il tessuto produttivo delle PMI è tagliato fuori per alti costi e investimenti), fino alle misure espressamente dedicate all’indotto, perché anche questo settore rende competitivo un territorio.
La proposta di Casartigiani, quindi, è quella di ribaltare questa impostazione: si dica quello che si vuole fare, si individuino i progetti che possano mettere Terni in grado di fronteggiare i centri più avanzati dell’industria manifatturiera europea, si metta al centro la creazione di occasioni di sviluppo e lavoro in tutti i settori, si indichino cronoprogrammi, risorse, capacità e programmi concreti. Si partecipino queste scelte con il mondo dell’industria, dei servizi, del lavoro e si elabori un piano di azione coerente con questi obiettivi. Quindi, con le idee chiare e con un’impostazione che rifugga approcci ideologici, si cerchino le risorse più efficaci per l’attuazione di queste strategie. Si potrebbe persino scoprire, come è accaduto in altri territori (ad esempio il Friuli Venezia Giulia che ha adottato il piano “Rilancimpresa”), che gli strumenti a disposizione sono di più e più efficienti, del riconoscimento di area di crisi complessa”.