(ASI) Sempre più sottostimato il dato relativo alla crescita del tasso d’inflazione a novembre 2013 che, secondo l’Istat, sarebbe in frenata allo 0,7%. Si tratterebbe del livello di crescita più basso dal 2009.
(ASI) Sempre più sottostimato il dato relativo alla crescita del tasso d’inflazione a novembre 2013 che, secondo l’Istat, sarebbe in frenata allo 0,7%. Si tratterebbe del livello di crescita più basso dal 2009.
Addirittura, il tasso relativo al carrello della spesa sarebbe in calo dello 0,1% su base mensile.
“Dei dati che non coincidono affatto con quelli rilevati dall’O.N.F. – Osservatorio Nazionale Federconsumatori, che continua a registrare un livello dei prezzi nettamente discordante con il disastroso andamento dei consumi, diminuiti, solo nel corso dell’ultimo biennio, di ben l’8,1%.” – dichiarano Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti.
La diminuzione dei consumi determina effetti palpabili sull’intero sistema economico, afflitto da un forte calo della produzione, da un alto “tasso di mortalità” delle imprese, nonché da un tasso di disoccupazione da record, specialmente quello giovanile.
A tale contrazione ha sicuramente contribuito, e continuerà a contribuire, l’irresponsabile aumento dell’aliquota ordinaria IVA avvenuto il 1 ottobre. Secondo i nostri calcoli la pressione fiscale aumenterà in termini annui, solo a causa di tale voce, (tenendo conto anche degli arrotondamenti), fino a 335 Euro per una famiglia di 3 persone.
Non dimentichiamo, inoltre, che tale aumento influisce negativamente non solo sui prodotti direttamente interessati dall’aliquota ordinaria, ma anche su tutti i beni di largo consumo che in Italia sono trasportati per l’86% su gomma e quindi risentono del rincaro dell’IVA sui carburanti.
Se il governo vuole porre fine a questa preoccupante tendenza è necessario che decida rapidamente:
- di riportare l’IVA al 21% (o, ancora meglio, al 20%),
- di chiarire una volta per tutte il quadro fiscale: così si dovrà pagare nel 2013 e nel 2014, consentendo così ai cittadini quantomeno di tornare a programmare i pochi consumi ed investimenti che ancora possono permettersi,
- di avviare un serio piano di rilancio per l’occupazione e la crescita, partendo da un rilancio degli investimenti per lo sviluppo tecnologico e la ricerca.
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