“L’idea prevalente di non medicalizzare il parto e di mandare a casa presto i neonati e non dopo quattro o cinque giorni come si faceva in passato fa sì che non si possano identificare in modo adeguato anche le più comuni patologie”, afferma il prof. Costantino Romagnoli, presidente della SIN Società Italiana di Neonatologia, “per questo è necessario promuovere d’intesa con i pediatri e le famiglie un programma di sorveglianza dello stato di salute del nuovo nato”.
È il messaggio forte emerso dal Congresso dove i 1200 partecipanti di tutte le categorie professionali impegnate nell’assistenza e nella cura del neonato hanno concordato sulla necessità di un percorso comune e di una sempre maggior collaborazione con il Ministro.
In Italia nascono oltre 500.000 neonati all’anno e grazie ai grandi progressi della neonatologia la mortalità neonatale è a livelli minimi, tra le migliori in Europa, 2,72 per 1000 nati (Rapporto Cedap Ministero della Salute 2013). Per il 60% di neonati definiti sani spesso il giudizio di normalità espresso alla nascita può essere ingannevole: il neonato può essere “bugiardo”.
La nuova sfida, secondo i neonatologi italiani, è la prevenzione delle malattie neonatali più diffuse: cardiopatie congenite, encefalopatie, la sepsi e l’ittero.
“È necessario far sì che ad ogni parto venga garantito un livello essenziale ed appropriato di assistenza ostetrica e pediatrico/neonatologica” - continua il Ministro Lorenzin – “venga implementata l’appropriatezza e la sicurezza nell’erogazione delle cure, garantita la presa in carico e la continuità assistenziale per la puerpera ed il neonato, con particolare responsabilità in caso di dimissioni di neonati che necessitano di cure più impegnative. Il nostro impegno è dunque rendere pienamente operativo il Programma Nazionale con specifiche misure di politiche sanitarie e di azioni per migliorare la qualità e l’appropriatezza dell’assistenza neonatale”.
Quello della SIN è un tentativo di sistematizzare i rischi potenziali, “i pericoli”, che interessano il neonato nelle prime ore della vita; dal pericolo “bianco” delle encefalopatie neonatali e degli errori congeniti del metabolismo a quello “blu” delle cardiopatie congenite; dal pericolo “grigio” causato dalle sepsi neonatali a quello “giallo” dell’ittero che è conosciuto e studiato ma ancora fonte di rischi. La capacità di intercettare questi “pericoli” si fonda su tre cardini: l’identificazione dei fattori di rischio anamnestici della famiglia e della gravidanza; la sorveglianza del neonato e il ricorso agli esami “screening”.
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Foto in allegato: prof. Costantino Romagnoli, presidente SIN Società Italiana di Neonatologia