I segnali che convergono in tale direzione sono numerosi: dalla contrazione del potere di acquisto delle famiglie alla crescita della disoccupazione, dalla chiusura di esercizi ed attività commerciali al continuo calo dei consumi (che solo nel biennio 2012-2013 ha raggiunto quota -8,1%, pari a una minore spesa di circa 60 miliardi di Euro).
A peggiorare nettamente la situazione contribuirà, come sottolineato oggi anche dall’Istat, l’incremento dell’IVA che, a nostro parere, inciderà in maniera ben più pesante dell’ipotesi del tutto sottostimata di 0,3 punti di inflazione.
Secondo le stime dell’O.N.F. – Osservatorio Nazionale Federconsumatori, tra ricadute dirette ed indirette, infatti, tale incremento aggraverà i bilanci familiari per circa +207 Euro annui. Aumento che riporterà conseguenze sempre più gravi sull’andamento dei consumi e sull’intero apparato economico.
Se il governo vuole intraprendere realmente la strada concreta per la ripresa, il primo passo è riportare l’IVA al 21% (o, ancora meglio, al 20%) e, comunque, interrompere la “lunga marcia” verso il continuo aumento delle tasse (si veda Trise-Tasi).
Tale manovra, da un lato, darebbe respiro alla domanda interna e, dall’altro, consentirebbe allo Stato di rientrare in possesso di importanti risorse (perse a causa della contrazione dei consumi conseguente all’incremento dell’aliquota IVA), da destinare al rilancio degli investimenti per lo sviluppo e la ricerca.
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