Chiediamo di inserire la categoria degli artigiani tra i lavori a rischio di estinzione e di attuare quindi tutte quelle procedure necessarie alla salvaguardia della specie. Una tregua fiscale di soli 10 giorni, dal 9 al 20 di agosto: una valanga di 268 scadenze fiscali a partire da oggi. Intanto attendiamo le decisioni sull'Imu e sulla Tares.
«La battaglia per la salvaguardia delle imprese, per la categoria per noi più preziosa, quella artigiana, come la battaglia in favore dei piccoli commercianti come anche dei singoli contribuenti, vede ben pochi seguaci. Si dice che il sazio non crede al digiuno! Noi non stiamo chiedendo, non stiamo indicando la strada ai governanti, - insiste Paccagnella di Federcontribuenti, - noi stiamo denunciando il rischio elevato e per nulla scongiurato dovuta ad una globalizzazione senza regole che sta distruggendo la nostra identità, la nostra economia, la nostra antica arte manufatturiera». La Pubblica Amministrazione è la sola imputata in questo processo contro la devastazione dell'economia italiana. Ritenuta una pluriomicida sta, attraverso decreti legge assurdi, mancanza di trasparenza e legalità, continuamente assassinando aziende, imprenditori, soprattutto artigiani e agricoltori. Ogni azienda che chiude produce un danno allo Stato in termini di Erario e di occupazione pari ad una perdita annua intorno ai 30, 40 mila euro. Si chiede loro di dare più di quanto guadagnano privandoli del 70% dell'utile. Un governo intelligente sarebbe intervenuto con mano ferma e decisa, invece si continua a fare gli indiani e ad inventare assurdità come gli incentivi alle start up, che non sono altro che prestiti mascherati o come gli incentivi a chi assume giovani o disagiati quando non si fa nulla per permettere alle aziende di non chiudere e di assumere. La prima cosa da fare è di eliminare l'Irap, smettere di beneficiare le banche con fondi pubblici senza prima averle obbligate a concedere prestiti e mutui a tassi vantaggiosi. Regolarizzare i canali di distribuzione mondiale preferendo i prodotti locali con una percentuale pari al 70%, intervenire sulle cooperative che stanno speculando da anni sulla nostra produzione, soprattutto agricola. Abrogare il 45% delle mille voci che compongono la nostra agenda fiscale preferendo un importo fiscale fisso e inferiore al 50% dell'utile al netto. Riconquistare dapprima il nostro mercato dall'interno, infine, imporlo come lo era un tempo, sovrana dei prodotti mondiali. Abbiamo le materie prime e la capacità per fare tutto questo, a patto, si agisca con decisione contro gli speculatori e i devastatori. Infine, «che qualcuno ci spieghi a cosa serva il Decreto del Fare quando non si è voluto intervenire, per quanto riguarda il sistema della riscossione, negli avvisibonari. Se si fossero concesse dilazioni più ampie in questa fase i contribuenti, che dichiarano ma non pagano perché non hanno soldi, avrebbero avuto la possibilità di rientrare senza traumi. Mentre, con il decreto, se è vero che la dilatazione sarà molto più lunga è anche vero che avrà un costo, per i contribuenti, altissimo tra aggio e interessi. Continuiamo a regalare soldi a chi, di soldi e potere, ne ha fin troppo, fino a creare gravi sospetti». Non finisce qui, il parlamento europeo ha ratificato il 31 luglio scorso la modifica della normativa sul monitoraggio fiscale riducendo le sanzioni per chi non dichiara nel quadro RW di Unico attività e beni detenuti all’esteroe prevedendo una semplificazione degli obblighi dichiarativi. La misura della penalità non è più compresa tra il 10 e il 50% del valore delle attività non dichiarate bensì tra il 3 al 15% e non sarà più possibile disporre la confisca di tali beni. Inoltre,in caso di ravvedimento entro i 90 giorni sarà applicata la sola sanzione di 258 euro. A chi appellarsi quando ogni organo preposto funziona al contrario? «Chi lo scorso 14 agosto era con noi in tour tra le aziende e non in vacanza, - conclude il presidente Paccagnella -, ha potuto vedere con gli occhi cosa, il loro fare politica clientelare, ha prodotto: una moria di aziende che non solo non daranno più lavoro, non solo non daranno più un euro al fisco, ma contribuiranno a creare nuovi poveri: un deserto che avanza senza ostacoli».