(ASI)Roma.
Lettere in Redazione -Il successo della sperimentazione di terapie avanzate a base di cellule staminali mesenchimali con il metodo Stamina del Prof. Vannoni sancisce il fallimento dei metodi tradizionali ed è per questo che un nutrito gruppo di associazioni scientifiche tra cui Telethon chiedono al Ministro della Salute Lorenzin di rivedere il contenuto del decreto.
Il ministero della Salute avvalendosi di Aifa, Iss e Cnt promuove lo svolgimento di una sperimentazione clinica, coordinata dall'Iss, condotta anche in deroga alla normativa vigente a condizione che i medicinali siano preparati in conformità alle linee guida. Ed è proprio questo il nodo della questione. E' in atto il deprecabile tentativo di far passare il metodo Stamina come fosse un farmaco e non una pratica di trapianto, pertanto sottoposto a regole molto più stringenti con tempi e percorsi evidentemente più lunghi, apparentemente per tutelare la salute umana ma di fatto per alimentare il fenomeno corruttivo, garantire alle lobbies del farmaco il maggior profitto a discapito della salute.
La terapia di Vannoni, afferma Massimo Dominici responsabile del Laboratorio di Biologia cellulare dell'Università di Modena e Reggio Emilia che ha presieduto la commissione di esperti sulle staminali, "non viene prima sperimentata sugli animali. Stamina Foundation sperimenta direttamente su esseri umani» pertanto è vietato passare alla produzione di una terapia cellulare in serie.
Di fatto la terapia Vannoni non può essere autorizzata per legge perché non testata sugli animali e quindi non sicura per il genere umano, il Ministero, Telethon & Co. preferiscono, quindi, lasciar morire i pazienti affetti da malattie incurabili per la medicina tradizionale piuttosto che consentire la cura compassionevole.
Il Ministero, Telethon & Co. non possono ignorare, fatto grave, che l’ipotesi di predittività del modello animale nello studio delle malattie umane, reazioni a farmaci, vaccini o sostanze destinati all’uomo non è mai stata verificata e rimane attualmente un fatto controverso. Non è infatti possibile reperire in letteratura alcuno studio di predittività/validazione del modello animale, seppure quest’ultimo sia notoriamente acclamato quale predittivo ed universalmente accettato come standard aureo.
La prova sull'animale è il miglior strumento per costruire curriculum e pubblicazioni "scientifiche", ma è soprattutto utile per fornire la risposta più favorevole agli interessi delle aziende produttrici:
1) la sperimentazione animale è l'alibi per una sperimentazione sull'uomo senza adeguate garanzie (è l'uomo la vera cavia per ogni nuovo prodotto immesso sul mercato);
2) la sperimentazione animale consente ai produttori di predeterminare la risposta di qualsiasi test (basta variare la specie animale usata);
3) la sperimentazione animale fornisce alle aziende produttrici “l’incertezza della prova”: consente di affermare, prima delle prove cliniche sull’uomo, che “non vi è pericolo” in quanto “tutti i test su animali sono stati fatti” . Come pure di affermare, una volta avvenuto il disastro farmacologico, che le prove su animali non sempre sono predittive, permettendo alle aziende di aggirare le responsabilità penali, civili e il pagamento dei danni causati.
"A conferma di quanto detto è il bieco tentativo di ostacolare ed accantonare i lavori del tavolo tecnico ministeriale, designato a validare i metodi di ricerca alternativi alla sperimentazione animale, sulla base dell’accordo siglato in data 4 aprile dal Partito Animalista Europeo e dall’ex Ministro Balduzzi." - afferma il presidente del PAE, Stefano Fuccelli -" Il Ministero della Salute - Istituto Superiore di Sanità (I.S.S.) - Agenzia italiana del farmaci (Aifa) - Istituto Zooprofilattico Brescia - Federazione società europee di tossicologia - Research Toxicology Centre (RTC) - Ist. Mario Negri - Farmindustria. temono fortemente la prosecuzione del tavolo e faranno di tutto per boicottarlo, ad iniziare dal comportamento torbido del direttore generale della direzione generale sanità animale Dott.ssa Gaetana Ferri ".
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