(ASI Lungi da me l’idea di speculare sul drammatico episodio, avvenuto qualche settimana fa, e che è costato la vita a due impiegate della Regione Umbria, ma il fatto ripropone in maniera pesante, un grosso problema.
Quando i genitori di Andrea Zampi, l’imprenditore che ha commesso la strage, hanno gridato a gran voce “in questa città i finanziamenti vanno solo ai grossi, quelli sostenuti dalla politica”, dicono, purtroppo, a prescindere dalla questione specifica che - ripeto - non conosco e che qui non è opportuno approfondire, una dura, amara verità. Hanno detto - è inutile negarlo - quello che dicono e pensano indistintamente tutti, vale a dire che la città, e non solo, ma l’intera Regione, è oppressa, è tenuta sotto il giogo della politica in cui il Pd fa, come faceva prima il Pci, il padrone assoluto, con prepotenza e arroganza, e anche, purtroppo, con totale incompetenza amministrativa. Meritocrazia, competenza, curriculum? Termini del tutto sconosciuti, l‘unico titolo legale valido è la tessera comunista, o del Pd, se preferite, ma cambia poco o nulla. E, ormai, la stragrande maggioranza dei cittadini, non è disposta più a tollerare. Lo dicono i sondaggi, lo confermano in maniera inconfutabile i risultati elettorali. Partendo dall’interno, dagli stessi iscritti al Pd. I voti, alle primarie, dati in Umbria, a Matteo Renzi, nonostante la mobilitazione generale, quasi militare, di tutti gli apparati per sostenere il segretario Pierluigi Bersani, hanno un significato ed un valore ben preciso. Tantissimi consensi (il 48 %, la percentuale più alta nelle regioni rosse) dato al sindaco di Firenze, significa condividere quello che è il punto più importante e principale del suo programma, vale a dire la “rottamazione”, dei vecchi politici. Vecchi, s’intende, non all’anagrafe, ma con un riferimento preciso al modo di pensare e di operare, ossessionato dall’ideologia, componente principale del Dna di tanti politici umbri. Vecchio, per Matteo Renzi è sicuramente Catuscia Marini, governatore dell’Umbria, è Silvano Rometti, assessore regionale alle Infrastrutture, all’Ambiente a e tante altre cose, è Fernanda Cecchini, assessore all’Agricoltura, è Franco Tommassoni, assessore alla Sanità, è Fabrizio Bracco, assessore alla Cultura, ecc. ecc. Un apparato degno del Cremlino, che in Umbria ha fatto il suo tempo, che la gente non sopporta più. Lo dicono anche i risultati delle ultime elezioni: il Pd ha perso il 10 %, qualcosa come 82.000 voti in meno. Ma c’è anche un dato importante: rispetto alle regionali del 2010, sono andati a votare 77.211 elettori in più. Per gridare, nel segreto dell’urna, che questi politici se ne devono andare. Infatti, il Movimento 5 Stelle (che in fatto di rottamazione la pensa più o meno come Renzi) ha preso 143.000 voti, e molti di questi provengono proprio dal Pd. Anch’io, se non fossi stato all’estero, in Marocco per lavoro, avrei votato il Movimento 5 Stelle. Catuscia Marini, con il simbolo del Pd, è stata eletta alle Regione con 149.000 voti, una manciata di voti in più di quelli di cui oggi dispone il Movimento di Beppe Grillo. A Todi, la città della governatrice, ha vinto il Pdl di Silvio Berlusconi. Una catastrofica disfatta da qualsiasi punto di vista. E’ ormai evidente e lo hanno capito quasi tutti: la Marini sta consegnando o, meglio, ha già consegnato l’Umbria al primo partito che capita, come ha già fatto, dopo aver governato malissimo, con il comune di Todi. Ma stanno lì, incollati sulla sedia, con una maggioranza sfilacciata e contraddittoria, e guai a chi osa criticarli. Non è un caso che l’esperto di economia (settore nel quale ci vorrebbe un minimo di competenza) del Pd, Stefano Fassina, leader dei “giovani turchi” (ridicolizzati da Aldo Grasso, domenica, sul
Corriere delle Sera), gruppo al quale si vanta di appartenere anche la governatrice Marini, ha detto, sprezzante, riferendosi al sindaco di Firenze “non abbiamo bisogno dell’unto del signore”. Matteo Renzi, invece, potrebbe essere la soluzione per il governo nazionale, visto che Bersani, pesantemente sconfitto, non è assolutamente in grado di fare, ma Renzi, come ha confessato a L’Espresso, si considera ormai “un corpo estraneo a questo gruppo dirigente del Pd”.
In Umbria ci sono sprechi d’ogni genere, risorse bruciate con intollerabile leggerezza, mentre le imposte e le tasse, sono al massimo della sopportabilità. “I vostri privilegi con i nostri sacrifici…vergogna! “ è scritto in un cartello di uno dei tanti che manifestano, ormai quotidianamente, sotto i palazzi della politica.
“Umbria mobilità” è una voragine dove vengono buttati tanti soldi dal Comune di Perugia, dalla Provincia, dalla Regione che hanno, insieme, una partecipazione del 75 %. Ad agosto, dai bilanci della Regione, sono usciti 3,7 milioni di euro “anticipati a vario titolo (sic!) ” . Si danno tanti quattrini (più di 7 miliardi di vecchie lire) senza specificare nemmeno perché, basta un generico “vario titolo”. Solo qui può succedere. Un’azienda in dissesto, che perde 8,5 milioni di euro l’anno, con centinaia di milioni di debiti dovrebbe essere gestita da manager competenti ed esperti, invece, come al solito, ci mandano i burocrati del partito, bolscevichi doc. Protestano, inutilmente, Federconsumatori, Associazione consumatori utenti, Movimento difesa del cittadino. E, si dice, che difficoltà ci siano in altre partecipate, come “Umbria Acque” e la “Gesenu”.
A Sviluppumbria, la finanziaria regionale, ci sono, lautamente pagati, due direttori, con una vicenda che sarebbe grottesca se non fosse anche molto costosa. Il direttore era Mauro Agostini, il quale è andato, per qualche anno a Roma, eletto in Parlamento; nel frattempo è stato nominato un altro direttore, solo che - un fatto più unico che raro - è stato assunto a “tempo indeterminato”. Ora è tornato Agostini, che ha ripreso il suo posto originario, ma quello di prima deve rimanere, non può essere licenziato perché è stato assunto, appunto, a tempo indeterminato. Tutto questo mentre sono in discissione migliaia di posti di lavoro di gente comune, di tanti onesti lavoratori.
E’ fortemente auspicabile un incremento di organici alla Procura della Corte dei Conti ed alla Procura della Repubblica, perché indaghino, alla svelta, su queste e tante altre vicende.
Giuseppe Mazza - Agenzia Stampa Italia
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