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Prof.Claudio Moffa: "Abortito il tentativo di introdurre una norma antinegazionista in Italia"
(ASI) L'articolo 21 della Costituzione Italiana recita: « Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure...». Nonostante questo principio di libertà sia un caposaldo costituzionale, c'è chi - con falsi pretesti e artifici legislativi -  cerca di mettere il bavaglio alla gente, alla stampa, alla ricerca storica. Un pericolo per la democrazia ricorrente che, ogni qual volta si manifesta, la società civile deve subito attivarsi per neutralizzare. Ne abbiamo parlato con il Prof. Claudio Moffa.

Prof. Moffa, l’ennesimo tentativo di approvare in modo semiclandestino una legge antinegazionista è ancora una volta fallito. Qual è la sua valutazione?

E’ stata una vittoria, perché il pericolo era serio – il testo della legge dava ampia discrezionalità al giudice grazie all’uso dei soliti termini generici come ‘negazionismo’, o ‘ridimensionamento’, utilizzati in articoli del solito giornalismo cialtrone ma in un articolo del codice penale –  e perché il tentativo è abortito non solo a causa della crisi di governo, ma anche e soprattutto per la presa di posizione meditata della gran parte dei membri della Commissione Giustizia, che hanno deciso con motivazioni in alcuni casi forti di trasferire il progetto dalla sede referente a quella  deliberante. La parola dunque, data la gravità della questione, alle Camere. Può sembrare una decisione minimale, il trasferimento del dibattito del progetto di legge all’aula parlamentare, ma non lo è se si considera la fase politica generale e il tipo di governo che abbiamo, il più filoisraeliano della storia dell’Italia repubblicana …

Ma questo vuol dire che il pericolo resta …

Sì, ma quel che è accaduto deve far riflettere, ripeto al di là di alcune eccezioni: quando si è diffusa la notizia, a fine novembre, dell’imminente decisione della Commissione giustizia, molti ricorderanno il senso di sconforto e di impotenza diffuso di fronte all’avanzare del mostro totalitario e liberticida. Alcuni già avevano deciso che la legge sarebbe stata introdotta. Sembrava inutile reagire. Ormai il destino era segnato. Non era così, credo di poter dire che non è mai così: ci sono sempre spazi per l’agire politico, perché in fondo – nonostante i politici corrotti, i magistrati servi dei poteri forti, e un presidente kim il sung che offre le sale del Quirinale per promuovere la candidatura di Amato quale suo successore – l’Italia è pur sempre un paese democratico. Gli spazi ci sono, vanno difesi e allargati continuamente.

Come?

Difendendo i propri spazi professionali nelle scuole e nelle università, e – cosa più difficile – nei mass media. Coinvolgendo alcune categorie specifiche,  come gli insegnanti e gli studenti. Lavorando sull’obbiettivo comune. Cogliendo in ogni forza politica le espressioni e  posizioni più positive: tutti i partiti, chi più chi meno, esprimono posizioni di chiusura o di apertura. Tutti i partiti sono infiltrati da fanatici totalitari che pretendono di imporre la loro particolare visione pseudostorica a 60 milioni di italiani. Tutti i partiti hanno politici che se la fanno sotto solo a mettere in discussione le pretese di coloro da cui credono che dipenda la loro vita o morte politica.

Nella Commissione, un paio del PDL hanno assurdamente legato il voto sul trasferimento del progetto di legge alla discussione in aula, alla questione palestinese: hanno detto sì, lamentando che il governo avesse deciso il sì alla Palestina come osservatore dell’ONU al voto parlamentare. Manca in queste posizioni la minima considerazione della necessità di applicare i principi del garantismo e del rispetto delle regole anche a livello internazionale. Quel  collegamento è la prova provata che alcuni politici sono terrorizzati e succubi del terrorismo mediatico e non solo, dell’estremismo ebraico.

E gli altri partiti ?

Il Pdl non ha espresso solo quelle posizioni, due esponenti hanno accettato il trasferimento del dibattito in aula, senza ‘contropartite’ e cedimenti. Il Pd ha assunto obbiettivamente le posizioni più corrette, soprattutto la Poretti che ha parlato del rischio di introdurre in Italia il reato di opinione. Ma anche in quell’area esiste una tendenza liberticida, basti pensare che la Finocchiaro è una dei firmatari della legge, assieme a Gasparri. Fuori dalla Commissione posso citare il caso di Scilipoti: il 4 dicembre gli avevo proposto un comunicato sulla questione, gli avevo detto che avrebbe guadagnato decine di migliaia di voti solo con quella sortita, ma non ha detto nulla. Peccato, perché avrebbe anticipato con una presa di posizione corretta l’esito della Commissione giustizia del 12 dicembre successivo. Insomma, ovunque ci sono problemi, ovunque si possono aprire spiragli.

Che fare dunque?

Se ci fossero le preferenze, sarebbe giusto fare una lista di candidati da non votare perché incapaci di autonomia e dignità politica e nazionale. Pressing del popolo contro il pressing lobbista. Purtroppo non sembra possibile una simile opzione, e allora bisogna o votare i partiti che sono chiari su questo punto, magari ‘scovandoli’ durante la campagna elettorale, oppure e ancor prima, lavorare se possibile al rafforzamento delle loro linee guida corrette sui principi di libertà garantiti dalla Costituzione. Lo stesso Pdl ha nel suo curriculum legislativo la legge 85 del 2006, che ha depenalizzato del tutto o in parte alcuni reati di opinione e di vilipendio contro la religione, contro lo stato, contro la bandiera. La bandiera italiana desacralizzata ad opera del centro destra, non è poco, è un grande titolo di merito. Non si capisce perché se la bandiera appartiene ad uno stato straniero, bisogna considerarla come un feticcio sacro ed intoccabile, anche al prezzo di sacrificare i principi costituzionali della Repubblica.

 

APPELLO CONTRO LA 3511/2012

NO ALLA BARBARIE DEL REATO DI OPINIONE, IL PROGETTO DI LEGGE 3511/12 VA CASSATO

 

Il progetto di legge 3511/12, titolo breve sul sito del Senato “genocidio”, costituito da un solo articolo a correzione della legge Mancino, rappresenta nonostante la sua brevità un grave pericolo per la libertà di opinione, di ricerca e di insegnamento garantiti dagli artt. 21 e 33 della Costituzione. Il passaggio più inquietante è la locuzione finale, quelle 66 battute che rendono perseguibile per legge, alla stessa stregua di chi fa apologia dei crimini di genocidio, contro l’umanità e di guerra, chiunque – si legge - “nega la realtà, la dimensione o il carattere genocida” dei crimini di guerra quali stabiliti dallo Statuto di Norimberga. A parte il giudizio ormai pressoché unanime di giuristi, politologi e storici sulla natura storica di tale Statuto, è evidente che la discrezionalità affidata al Giudice in questa locuzione – contro tutta la tradizione garantista italiana, di ogni tendenza – è enorme, nascosta nell’ambiguità di termini come ‘negazione’ (negazione di quali specifici aspetti, e rispetto a quale “verità storica”?), dimensione (chi decide del numero delle vittime dei genocidi di quale che sia evento storico? Non se ne potrà più discutere) e carattere genocida (termine onnicomprensivo, collegato a sua volta ai due precedenti): ambiguità e pericoli che sono sempre stati respinti negli ultimi anni in numerosi appelli di migliaia di cittadini italiani di tutte le tendenze, a cominciare da quello degli storici contro il DDL Mastella del 2007. Chiediamo pertanto, anche in considerazione del fatto che la legge Mancino è di per se sufficiente a impedire il reato di apologia di cui al testo della nuova legge, che il progetto 3511 venga cassato, o quanto meno che vengano abrogate le 66 battute finali.
Claudio Moffa, Giulietto Chiesa, Alberto Marino, Augusto Sinagra, Daniele Vilasi, Roberto Giugovaz, Matteo D'Ettore, Nertila Selimaj, Francesco Floris, Alessio Rabissoni, Fabrizio Fiorini, Maurizio Barozzi, Francesco Valdonio, Luciano Consorti, Peter Douglass, Mattia Petrosino, Paolo Lazzeri, Claudia Marchi, Annamaria Idgie Towanda, Antonio Picciotto, Alex D’Alterio, Fabio Tarducci, Giovanna Canzano, Denis Panichi, Vittorio Mastrieni, Felix Piekarsky, Valter Picchini, Cesare Carboni, Andreahnenerbe Spilotti, Rosaria Di Girolamo, Gabriele Gori, Viaggiare Controcorrente, Andrea Imperatori, Samy Dawud, Paolo Begbie. Lucrezia Arton, Alessandro Brugnoli, Emanuele Seminara, Giovanni Di Renzo, Salvatore Di Matteo, Silverio Bottazzi, Patrizia Remetta, Vincent Vega, Salevi Veronique, Mauri Monti, Daniela Roccella, Massimiliano Caponera, Giovanni Bartolone, Giuseppe Biamonte, Claudio Mutti, Vincenzo Mannello, Francesco Torriglia, Ubaldo Croce, Renato D'Amore, Fabio Falchi, Andrea Giacobazzi, Giacomo Gabellini, Giuseppe Roberto Cozzolino,

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