(ASI) Alla fine dopo tanto parlare da un anno a questa parte sul riordino delle province, che prevedeva una loro diminuzione a 51, non vedrà la luce.
Il provvedimento non sarà convertito in legge come era previsto. Nella tarda serata di ieri, i componenti della Commissione Affari Costituzionali del Senato, hanno deciso all’unanimità per lo stop al decreto del riordino alle province. Erano presenti tra gli altri i ministri Filippo Patroni Griffi e Piero Giarda. Sia il Governo che la Commissione hanno preso atto che il provvedimento sarebbe caduto nel vuoto visti i numerosi emendamenti e subemendamenti presentati al provvedimento. Alla fine dei lavori, il presidente della Commissione Affari Costituzionali Carlo Vizzini, ha preso atto della decisione e ha detto: “Riferirò al presidente Schifani. Il destino di questi mesi è di perdere occasioni importanti, è stato fatto uno sforzo per trovare le condizioni complessive per approvare questo provvedimento atteso ma non è andato a buon fine”. Il ministro Patroni Griffi al responso dei lavori in Commissione ha detto: “Il Governo ha fatto quello che poteva. Oggi ha preso atto della situazione”. Con lo stop del provvedimento si studieranno altre escamotage riferito al decreto. L’idea è quella di intervenire con norme ad hoc in sede di approvazione della legge di stabilità, che sarà tra l’altro l’ultimo provvedimento del governo Monti. Su questa ipotesi sempre Griffi dice: “Probabilmente ci sarà qualche intervento del governo ma ora non come e quale”. Tra i sostenitori del blocco del decreto il senatore Oreste Tofani (PdL) che ha detto: “Sicuramente, lo stop dato ieri sera dal Senato è significativo, quasi definitivo direi. Il Governo credo abbia preso atto delle pesanti conseguenze che potevano generarsi per i territori. Io ho fatto presente che molti dubbi erano nati già con le precedenti normative e questo decreto sarebbe dovuto servire a chiarire i rilievi già posti. Non mi sembra che sia stato così. Qui parliamo del futuro di comunità che si vuole riorganizzare dall’alto senza verificare prima come vivono e come dovranno vivere dopo il riordino”.
Davide Caluppi - Agenzia Stampa Italia