(ASI) Umbria. Lettere in Redazione - Non leggiamo nessuna dietrologia o apologia del Fascismo dietro il convegno organizzato per la celebrazione del 90° anno della marcia su Roma. Perugia è stata la città da cui la stessa marcia è partita e non può suscitare scandalo la riproposizione storico culturale di fatti realmente accaduti.
La polemica dei vertici istituzionali umbri e perugini volta all’annullamento del convegno, arrivata persino sul tavolo del Ministero, ha del paradossale, tuttavia serve a dimostrare quanto poco di democratico sia rimasto invece nella nostra regione.
A monte delle dichiarazioni rileviamo altresì una forma di mal celato incitamento alla protesta, gravissimo proprio perché montato da chi invece dovrebbe garantire il diritto alla democrazia rappresentativa e alla pluralità del dialogo culturale, una forte presa di posizione rivolta a fomentare pericolose manifestazioni di piazza che esulano totalmente dallo spirito originario del convegno.
Riteniamo di gran lunga più grave, invece, inneggiare con striscioni l’eccidio delle Foibe durante una partita di calcio, come accaduto a Livorno, dietro cui c’è da chiedersi se non si configuri realmente il reato per apologia.
Il Fascismo fa parte della storia d’Italia e la storia non si cancella. Se così fosse andrebbero cancellate insieme ad esso tutte le riforme, le istituzioni, le innovazioni che in quegli anni sono state prodotte, dalla riforma Gentile all’istituzione della Previdenza Sociale, su cui ancora oggi il nostro ordinamento statale si basa.
Non pensi la sinistra umbra che con l’oscurantismo si riesca a colmare il vuoto di argomenti che atterrebbero invece al confronto democratico.
Stefania Verruso
Segretario regionale La Destra
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