(ASI) Umbria - Lettere in Redazione - In tempi di revisione della spesa pubblica i “sacrifici”, come è giusto che sia, possono e debbono essere richiesti a tutti gli Enti pubblici ed ai loro rappresentanti istituzionali e lo stesso a maggior ragione deve essere fatto nei confronti di soggetti strategici che operano attraverso finanziamenti statali quali l’Università. Come noto, l’Università di Perugia dovrà a breve procedere alla nomina di un nuovo Direttore Generale: allo scopo il Magnifico Rettore ha costituito una apposita commissione che dovrà valutare i curricula dei quattro aspiranti che hanno superato un primo vaglio tra le oltre cinquanta domande ricevute.
Senza voler violare l’autonomia e l’indipendenza di giudizio di alcuno, si riterrebbe opportuno che anche all’Università finisse per sempre la stagione che ha determinato il mantenimento in attività con lucrosi contratti di personale - per quanto valido - giunto in età pensionabile. Risulta infatti che nel corrente anno è stato attivato un contratto di dirigenza per dieci mesi di ben 147.000 euro (oltre a circa 20.00 euro di premio produttività) per un apicale giunto al termine della propria vita professionale.
Sarebbe un grave errore perpetrare questo andazzo in un momento di sacrifici che coinvolgono tutta la società a cominciare dagli studenti e dalla ricerca, cui dovrebbero essere destinate la maggior parte delle risorse possibili.
In tempi di crisi si deve cogliere l’occasione di “pescare” all’interno delle proprie strutture quelle figure che, per professionalità e motivazioni, farebbero in ogni caso un ottimo lavoro con compensi minori, consentendo al contempo di destinare più fondi allo sviluppo dell’Ateneo, di valorizzare le risorse umane a disposizione e dando un quanto mai opportuno segnale di sobrietà.
Andrea Lignani Marchesani e Massimo Monni
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