(ASI) Un disturbo dalle molteplici forme, le cui cause sono diverse. La dislessia è un disturbo dalle molteplici forme, sono tante e diverse le cause che possono scatenarla. Per questo motivo al XV convegno nazionale dell’Istituto di Ortofonologia (IdO) si parlerà di ‘Dislessie’ e del ‘Ruolo della scuola nella complessità degli apprendimenti’.
L’iniziativa avrà luogo a Roma il 10 novembre, dalle ore 9 alle 18, presso l’Istituto Regina Elena in via Puglie 6. “Troppi sono i bambini che per cause diverse presentano disturbi specifici dell’apprendimento (Dsa) e il loro numero è sempre in aumento. Forse, bisognerebbe sciogliere la differenza che esiste tra difficoltà scolastica, Dsa e le cause che hanno determinato questi disturbi di apprendimento”.
Ad affermarlo è Federico Bianchi di Castelbianco, direttore dell’IdO, in merito all’aumento esponenziale di tali comportamenti problematici. “Il paradosso- ha proseguito lo psicoterapeuta- è che se trent’anni fa avevamo bambini che si presentavano in prima elementare senza mai essere stati alle scuole materne, oggi tutti fanno per lo meno i 3 anni di scuola d’infanzia e un 50% di questi ha fatto anche il nido.
È possibile che in questi 30 anni le insegnanti non sono state in grado di riconoscere i Dsa?
Ma soprattutto, non ci rendiamo conto che il solo porci questo quesito rappresenta un insulto alla classe docente? Il problema è sempre stato posto-ha chiarito- quello che manca invece è un nuovo
progetto pedagogico che restituisca alla scuola il ruolo di competenze e di intervento e non lo stato attuale, che è una delega totale all’ambito sanitario”.
E proprio per avvalorare questa tesi a difesa dei professori, Castelbianco ha ricordato che nel 1978-79 l’IdO “coinvolse le insegnanti delle scuole dei Castelli Romani, con tutto il servizio di
medicina scolastica, in una ricerca biennale su 2.000 bambini relativa ai Dsa.
Allora la percentuale di soggetti con dislessia riscontrata dal corpo docente non superò il 2%. Oggi- ha sottolineato il direttore- la percentuale si è triplicata, anzi in alcuni casi si
è arrivati a indicare un erroneo 15-16%. Ma in realtà ci troviamo di fronte ad un’altra problematica: sono aumentate le difficoltà scolastiche, e di conseguenza quelle di apprendimento, sono cambiate
le modalità di insegnamento, le dinamiche sociali e della famiglia”.
Al convegno promosso dall’IdO ci si domanderà, quindi, come è possibile che negli ultimi trent’anni non siano stati richiesti alle maestre nuovi progetti pedagogici per superare il grande disagio scolastico? “Alla scuola- ha concluso Castelbianco- va ridato il ruolo preminente nell’insegnamento pedagogico, nel supporto e nella prevenzione di queste situazioni di difficoltà”.
Redazione Agenzia Stampa Italia